Renzo Francescotti
pautore di poesia, narrativa, saggistica storica, letteraria e artistica, critico d'arte, giornalista
Renzo Francescotti (1938 – vivente), poeta e scrittore italiano
Citazioni di Renzo Francescotti
modifica- Flora va da Remo Wolf, incisore di fama internazionale. Ci andrà per due anni, con un occhio ai maestri giapponesi delle incisioni sul legno. Nascono così le immagini, i suoi uccellini vitalistici dalle cromie che bucano il quadro; e anche certe figure umane (molto rare nella sua produzione) di notevole forza espressiva, inusuale e sorprendente del suo stile che è all'insegna della levità, della misura, della riservatezza. [...] Nella morbidezza dei pastelli di piccola dimensione Flora ci dona probabilmente le sue cose più preziose. Ne scrive Enrico Crispolti, uno dei più noti critici italiani, nella presentazione a un catalogo del 2002, parlando dell'orizzonte di questi pastelli che si configura come "un evento luminoso la cui centralità diviene subito irrefutabile". Personalmente, oltre che come orizzonte, io leggo la fascia centrale di questi pastelli (vigilati dalla grazia delle luminescenze, delle trasparenze, delle dissolvenze, segnati in alto e in basso dalla presenza del colore), come itinerari di approdo alla luce assoluta del cosmo.[1]
- Il primo olio su tavola dipinto da Remo Wolf dopo il suo ritorno in Trentino è un San Sebastiano del 1946. È un quadro singolare, tutto da commentare. Il paesaggio dello sfondo, di prati rotti da ombre portate, di montagne, è inconfondibilmente trentino. Il cielo percorso da lacerti di nuvole vertiginose è di un blu elettrico. In primo piano c'è un masso porfirico, rosso come il mantello lacerato del protomartire legato ad un tronco morto. Ma quello che è sorprendente – per quanto ne sappiamo un caso unico nella storia della pittura – è che le dieci frecce scagliate contro il giovane Sebastiano sono tutte finite sul tronco, nessuna ha colto il bersaglio. Come interpretare questa "spiazzante" raffigurazione? Certo ci gioca la vena ironica, beffarda, che conosciamo in Wolf, una delle componenti peculiari soprattutto delle sue incisioni. Ma – a nostro avviso – c'è una ragione più precisa, più puntuale. Questo quadro, da cui parte tutta la pittura wolfiana del dopoguerra, vale a dire della sua maturità che lo porterà a fama internazionale, deve essere interpretato come un'icona "per grazia ricevuta", una sorta di ex voto: dopo dieci anni di armi, guerra e prigionia, il protagonista è giunto salvo a casa, senza nemmeno una ferita. C'è un martire in meno e un artista in più. Viene in mente il verso brechtiano: "Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi...".[2]
- [Su Marco Pola] Si tratta di un approdo lirico di alta tensione quello delle ultime opere in italiano ma che contiene, e talvolta tocca, i pericoli dell'esternazione, della sazietà. E dopo questo volo di uccelli in cieli lucenti senza la mèta di un paradiso promesso, in esplosioni di fiori che cadono a grandi petali su volti dolcissimi di donna, l'autore avverte questi pericoli di scivolata e di caduta. E decide di tornare sulla terra: lo fa con una picchiata imprevedibile, con un mutamento, non immaginabile, di rotta, cambiando scenario, territorio, stile, linguaggio e perfino nome...[3]
Zità en tra i crozzi
modifica- I va | zerti da 'sta zità | en zerca de conquiste | dréo lontani destini | via da 'sta val enciuciada | endò te arfi assedià. || Son nà | anca mi na volta | da l'altra banda del mondo | endò se vede altre stéle. | Finché anca lì | me son sentì accerchià. (da Chielchevà, p. 9)
- Vanno | certi da questa città | in cerca di conquiste | dietro lontani destini | via da questa valle accucciata. | dove respiri assediato. || Sono andato | anch'io una volta | dall'altra parte del mondo | dove si vedono altre stelle. | Finché anche lì | mi sono sentito accerchiato.
- L'è na voze bela | armonica | quela della putela | de la segreteria telefonica. || L'è na voze gentile che me averte | dei messagi rivadi: | asterisco – cancelletto – | 64 – cancelletto – | codice personale – | (la me data de nascita | lezuda a la reversa). | E finalmente scolto, | orso calà zo en val. || G'ho sempre en poc | de sbaticor. | "Se ridi, la notizia | ancora non l'hai saputa" | diseva el vecio Bertolt. (da Segreteria telefonica, p. 23)
- È una voce bella | armonica | quella della ragazza | della segreteria telefonica. || È una voce gentile che mi avverte | dei messaggi arrivati: | asterisco – cancelletto – | 64 – cancelletto – | codice personale – | (la mia data di nascita | letta al contrario). | E finalmente ascolto, | orso calato a valle. || Ho sempre un poco | di batticuore. | "Se ridi, la notizia | ancora non l'hai saputa" | diceva il vecchio Bertolt.
- I àcari dela polver | i rósega le robe | costruite da l'om: | la baita e el dom, | i archivi de la storia | e la memoria. || Amerìa le done fus sol | perché, enveze de noi | òmeni, le spalanca | le finestre, le rebalta i linzòi | enté l'aria zelesta. (da Le done, la polver e l'aria, p. 28)
- Gli acari della polvere | rodono le cose | costruite dall'uomo: | la baita e il duomo, | gli archivi della storia | e la memoria. || Amerei le donne solo | perché, invece di noi | uomini, spalancano | le finestre, ribaltano le lenzuola | nell'aria azzurra.
Citazioni su Renzo Francescotti
modifica- Dopo la grande stagione di Noventa e Gotti, la fioritura lirica continua non solo tra anziani... ma tra meno anziani e giovani: da Pascutto, alle straordinarie prove dialettali di Zanzotto, alle Monade di Ferry Fölkel, al ciclo storico e lirico di Renzo Francescotti, altro caso di dialettale nuovo nella cui opera prende corpo una narrazione storica rivissuta come dal basso, in chiave di forte e convincente protesta umana e politica. (Tullio De Mauro)
- Fra racconto, memoria, sentenziosità secca e desolata la poesia di Francescotti – in Morte di Manitou – usa strumenti estremamente semplici anzi perfino in litote, proprio perché enorme è la tragedia indiana e ogni tentativo di uguagliarla con lo stile non può che essere destinato al fallimento o nell'errore dell'oratoria. (Giorgio Barberi Squarotti)
- Oggi non mancano fattori nuovi che val la pena tenere in considerazione: l'uso del dialetto da parte di un poeta come Zanzotto, la voce umana di Albino Pierro, per fare solo due nomi eccellenti. Ora, a questi, a cui vorrei aggiungere almeno due di grande rilievo, Franco Loi e Tonino Guerra, viene ad affiancarsi quello di un poeta trentino, Renzo Francescotti. (Giacinto Spagnoletti)
- Notevole è poi in questo libro la conoscenza della natura dimostrata dall’autore, che emerge specialmente dalle citazioni di piante rare o poco note, come l’estragono, la santoreggia, la muscaria, ecc. Poesia piana quella di Renzo Francescotti, formalmente asciutta e ricca di un profondo sentire, che sempre tocca l’animo di chi le si accosta. È per questo che essa è da ritenersi autentica, come del resto la considerarono uomini di lettere di indubbio valore quali Cesare Vivaldi e Giacinto Spagnoletti, rispettivamente nelle prefazioni a Cantada disperada e a Celtica, e come dimostra il suo inserimento in importanti antologie, quali "Poesia dialettale dal Rinascimento ad oggi" (1991) e "Il pensiero dominante" (2001), entrambe edite da Garzanti. (Paolo Ruffilli)
Note
modifica- ↑ Da Flora Graiff, in Bottega d'artista. Settanta nuovi profili di pittori e scultori trentini, Curcu & Genovese, Trento, 2015, p. 153. ISBN 978-88-6876-095-3
- ↑ Da Remo Wolf: etica ed estetica, citato nel catalogo Remo Wolf. Il paesaggio trentino, a cura di Renzo Francescotti, p. 9, Palazzo Trentini. Mostre. Consiglio della Provincia Autonoma di Trento, Trento, 10 giugno – 20 luglio 2002
- ↑ Citato in Marco Pola e il "fantasma" della sua poesia un anno dopo, l'Adige, Trento, 9 ottobre 1992.
Bibliografia
modifica- Renzo Francescotti, Celtica, Prefazione di Giacinto Spagnoletti, Disegni di Pietro Verdini, Bastogi, Foggia, 1997.
- Renzo Francescotti, Iris, Prefazione di Paolo Ruffilli, Illustrazioni di Annamaria Rossi Zen, Edizioni del Leone, Spinea (VE), 2004. ISBN 8873141013
- Renzo Francescotti, Morte di Manitou, Prefazione di Giulio Maria Marchesoni, Edinord, Bolzano, 1978.
- Renzo Francescotti, Zità en tra i crozzi, Presentazione di Umberto Zanetti, Tavole di Carlo Girardi, Edizioni U.C.T., Trento, 2001. ISBN 88-86246-53-6
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