Pietro Mascagni

compositore e direttore d'orchestra italiano (1863-1945)

Pietro Mascagni (1863 – 1945), compositore e direttore d'orchestra italiano.

Pietro Mascagni nel 1902

Citazioni di Pietro Mascagni modifica

  • [Rapsodia satanica] che per forza debbo comporre con la proiezione davanti agli occhi. (dalla lettera alla moglie dell'11 giugno 1914[1])
  • E dire che qua a Cerignola vanno matti per sentirmi suonare e non sanno che se avessi io il mio pianoforte e studiassi, suonerei cento volte meglio d'adesso. Qua non ci sono magazzini da prendere a nolo strumenti; bisognerebbe comprarlo a Napoli o a Bari. (dalla lettera alla zia, Cerignola, 19 gennaio 1889[2])
  • Il Fassini è estremamente contrariato dall'impegno che mi ha fatto assumere Renzo di dare a lui la proprietà della musica: egli mi ha detto che proprio in questi giorni la Cines ha deciso di impiantare una Casa editrice in piena regola, ed avrebbe desiderio di avere me come unico Maestro. (dalla lettera alla moglie del 7 febbraio 1914[1])
  • Il Garibaldi con Enrico Ferri? È ancora da combinare definitivamente. Ma credo che si farà. Aspetto che ritorni il mio editore [Renzo Sanzogno]. In caso, il Garibaldi [il film] potrebbe essere pronto per la fine dell'anno: Ferri ha chiesto due mesi di tempo per la creazione della musica.[1]
  • Io sono mezzo matto dalla consolazione di avere un pianoforte e spero che Iddio mi darà fortuna e farà riuscire bene la mia opera, che mi arrecherà gloria e ricchezza. (da una lettera alla zia, Cerignola 1 febbraio 1889[2])
  • Ieri mi fecero vedere una film intitolata: La canzone di Werner. Ma è stupidaggine assoluta. Oggi me ne hanno [fatto] vedere due: si tratta sempre di pellicole assolutamente nuove che sono appena in prova. Quelle due di oggi mi sono piaciute anche meno di quelle di ieri. Una è una cosa balorda intitolata: La rivolta del Tirolo, l'altra avrebbe qualche elemento buono, ma l'ultima parte (e specialmente la fine) è insulsa e stupidamente vacua. È intitolata Rapsodia satanica. Siamo sempre nel campo dei drammi a intreccio, che per la musica non si prestano. Se io accettassi quest'ultimo soggetto, si farebbe subito il contratto: ma io non ho il coraggio di accettarlo, perché mi pare di scendere troppo in basso con un simile lavoro. (dalla lettera alla moglie del 27 aprile 1914[1])
  • Io, come ti scrissi ieri, non ero punto convinto di quelle tre films, eccettuata la Rapsodia satanica che ha delle buone scene che si prestano a fare della buona musica. Stanotte, ripensandoci bene, ho stimato opportuno di non mettermi in urto con la Cines [...] ho risposto le prime due films (La canzone di Werner e la Rivolta del Tirolo) le scarto assolutamente mentre accetterei l'altra (Rapsodia satanica) a patto di certe condizioni speciali, fra le quali l'obbligo della Cines di rifare tutta la terza parte della cinematografia che è una cosa stupida, inefficace, insulsa. (dalla lettera alla moglie del 29 aprile 1914[1])
  • Stamattina sono stato anche alla Cines per leggere un brano del Garibaldi mandato da Ferri. Però Fassini ha convinto Ferri che bisogna fare scrivere il Poema da un poeta. Ed il poeta sarà Salvatori. Stamattina abbiamo anche fatto le prove per il trucco di Garibaldi: abbiamo scelto un ottimo artista e lo abbiamo fatto truccare e vestire completamente da Garibaldi. La figura è perfetta ed il trucco è ottimo. C'è una differenza nel naso che bisogna correggere con del mastice; e c'è una differenza negli occhi: questo artista ha gli occhi grandi, mentre Garibaldi li ha piccoli ed infossati. Bisogna studiare e provare molto prima di prendere una decisione definitiva. (dalla lettera alla moglie del 23 maggio 1914[1])

Citazioni su Pietro Mascagni modifica

  • A Mascagni non faceva certo difetto la fiducia in se stesso. (Mario Morini)
  • Cavalleria rusticana, sembra pressocchè classica. Ha la terribile ferocia di una trageda greca, ma anche la dignità che la tragedia greca non ha mai violato. (Henry Edward Krehbiel)
  • Certe volte può anche sembrare che il tono letterario del libretto [d'opera] dissenta dalla qualità dialettale del canto e dall'effettuarsi spregiudicato dell'ispirazione, e vorreste che l'opera fosse tutta in vernacolo, come «O Lola c'hai di latti la cammisa» [aria della Cavalleria rusticana], il più bell'esempio di musica popolare che sia mai apparsa in una musica di teatro. (Guido Pannain)
  • Con Cavalleria Mascagni aveva squarciato le quinte di cartone e i velari di velluto trasferendo in teatro la piazza, i suoi sentimenti, le sue passioni: un'autentica piazza siciliana, dove la vita del paese s'annoda e si scioglie, gioia e dolore di ogni giorno, scatto d'evasione e ineluttabile fatalità. (Mario Morini)
  • Dare Cavalleria in prosa dopo il trionfo dell'opera di Mascagni? È un rischio troppo grosso, che si può evitare di correre. (Eleonora Duse)
  • La fortuna ha avuto per lui i più affascinanti sorrisi: e se la gloria non è merce che si trovi a ogni cantonata di strada, neppure è dimostrato ch'ella abbia preso per sempre il volo verso estranei paesi, e abbia abbandonata la terra che serba su tutte il primato della musica melodrammatica: la terra a cui s'ispirò Wolfango Mozart, e che dette i natali a Rossini, a Bellini, a Donizetti, a Verdi. Non ha colpa Pietro Mascagni, se anche a lui toccò in sorte di nascere in Italia. (Eugenio Checchi)
  • Mascagni, nella ricerca e nell'uso delle sonorità orchestrali, è mosso dal proposito di spingersi a conquiste dell'arte musicale che di fatto non avvengono. Il suo andare avanti è e resta intenzionale. Eccetto Cavalleria rusticana, i suoi melodrammi, secondo me, risentono della fiacchezza e della freddezza di questa vita contemporanea, smarrita, confusa, esangue: e le poche pagine fresche non sono sostenute con sufficiente coraggio. (Renato Fondi)
  • Mascagni s'è più volte proposto di riformare il dramma musicale, mettendosi a priori nella impossibilità di attuare ogni ben che minimo accenno di rivoluzione, commettendo i libretti a Luigi Illica. (Renato Fondi)
  • Pietro Mascagni aveva capito esattamente che il contributo più originale che la musica potesse dare al cinema non era il rafforzamento del richiamo dell'immagine alla realtà bensì il contrario, la sua capacità di trascenderlo, a livello del ritmo dettato al di là del procedere in tempo reale, sfruttando la mobilità dei livelli psicologici del tempo interiorizzato e addirittura la dimensione metaforica di un immaginario sonoro scandito sulla cadenza dei significati che stanno oltre l'apparenza. (Carlo Piccardi)
  • Si rimprovera a Mascagni il ricordo di sé stesso e di Puccini, e veramente l'enfasi sostituisce in più punti la commozione, e l'abuso di effetti voluti fa torto alla spontanea leggiadria; si potrebbe anche fargli appunto di essersi troppo ricordato del Rossini del Barbiere, nella scena del contratto nuziale e nel finale secondo. Ma per questo non si può condannarlo, visto che si è amnistiato Rossini di essersi tanto ricordato di Cimarosa; e per quello, si può ben comprendere, senza mostrarsi scandalizzati, che lo stesso atteggiamento musicale del nostro momento, che è nell'aria, e che non è di Puccini più che non sia di Mascagni, abbia influito sull'uno e sull'altro, senza ammettere nell'autore delle Maschere il preconcetto di una appropriazione, che non era fatta, del resto, per portargli fortuna. (Primo Levi)
  • Una forte sensualità e un temperamento passionale arroventano l'opera [Cavalleria rusticana], che dall'inizio alla fine avvince ed emoziona: Mascagni ha ereditato da Verdi il gusto della musica che scuote il sangue. (Eduard Hanslick)

Note modifica

  1. a b c d e f Citato in Carlo Piccardi, Mascagni e l'ipotesi del «dramma musicale cinematografico», Stagione d'opera 1990-91, E. A. Teatro di San Carlo, Napoli 1990.
  2. a b Citato in Mario Morini, Cavalleria Rusticana e un carteggio di Mascagni, Stagione d'opera 1990-91, E. A. Teatro di San Carlo, Napoli, 1990.

Opere modifica

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