Miseria e nobiltà
film del 1954 diretto da Mario Mattoli
Miseria e nobiltà
Titolo originale |
Miseria e nobiltà |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 1954 |
Genere | comico |
Regia | Mario Mattoli |
Soggetto | Eduardo Scarpetta (commedia) |
Sceneggiatura | Ruggero Maccari |
Produttore | Carlo Ponti, Dino De Laurentiis |
Interpreti e personaggi | |
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Miseria e nobiltà, film italiano del 1954 con Totò, regia di Mario Mattòli.
Spettatrice: Be', don Artu', è vero che questa è la migliore commedia di Scarpetta?
Spettatore: Donna Margheri', ogni volta che don Eduardo Scarpetta scrive una commedia, dicono che è sempre la migliore, e siccome questa è l'ultima...
Frasi
modifica- Qui si mangia pane e veleno! (Pasquale)
- A casa nostra, nel caffellatte non ci mettiamo niente: né il caffè, né il latte. (Felice)
- Io voglio una fotografia regolare! (Lo sposino)
- Alla faccia di Cartagine e di tutti i Cartaginesi. (Felice)
- La vera miseria è la falsa nobiltà. (Felice)
- Vincenzo m'è padre a me. (Peppeniello)
- Io non faccio il cascamorto; se casco, casco morto per la fame. (Felice)
- Ma chi le ha viste mai [600 mila lire]? No, dico chi le ha viste mai in contanti, perché noi adopriamo gli cheque, e lui lo sa: ogni cheque è così [ne mima esageratamente la lunghezza]. (Felice)
- Io questa nipote... Me la vorrei interrogare... (Felice)
- Uèèèèè, funicolare senza corrente! (Luisella)
- Torno nella miseria, però non mi lamento: mi basta di sapere che il pubblico è contento. (Felice)
- Caro Giuseppe compare nepote, a Napule stocio facenn la vita dellu signore. Pago sempre io. Alla sera me ne vaco allu tabareno e me ne esco quando chiode! E ppe' questo mandame nu poco de solde, perché nun tengo nemmeno i soldi per pagare la lettera a lu scrivano ca me sta scrivenno la lettera presente! (Un cafone)
- Sennò desisti! (Pasquale)
- Poteva morire e non è morta! (Felice)
- L'ho detto io: sposatevi il cuoco! (Felice)
- Cuoco. Che bella parola: cuoco. (Felice)
- Uno che ha imparato a scrivere, che ha buttato il sangue sui libri deve stare alla mercé di quelli che non sanno scrivere. (Felice)
- [A Gemma] Cara nipote! Noi ti accoglieremo nel seno della nostra famiglia e tu accoglici sul tuo. (Felice)
- Se quella muore qui sono guai, non potete giocare nemmeno a lotto, perché principessa morta fa 92. (Felice)
- Ma sai che ti dico, domani portami le 247 lire, se no dove ti trovo, una bastonata ti do, e ti apro tutto questo! [fa il segno sulla testa di Felice] (Luisella)
- E magari vengo pure io! Così facciamo una bella festa! (Luisella)
- Ma che ci stanno, i gatti sui tetti? (Felice)
- Marchesino: pasqua, capodanno e ferragosto. [si indica gli abiti che indossa] (Felice)
- Vorrei dire una cosa, con il permesso del marchese: noi verremo mangiati prima, ma, dico, se caso mai ci dovesse venire un pochettino d'appetito, ci sarebbe qualcoserellina da mettere sotto i denti? (Felice)
- Brindo alla felicità di questa bella nobiltà. (Don Gaetano)
Dialoghi
modifica- Pasquale: Io sono nato per fare il fotografo.
Felice: E quello è stato il tuo errore: tu non dovevi nascere.
Pasquale: Scusami se sono nato.
- Concetta: Ma come qua già è finita l'acqua? Non si fa in tempo ad andarla a prendere che finisce??
Pasquale: È inutile che guardi me: io non mi lavo!
- Pasquale: Non pigliare la pasta grossa che non la digerisco.
Felice: Pasqua', tu con questa fame digerisci pure le corde di contrabasso.
- Vincenzo: Senti un po' Peppinie', se noi vogliamo riuscire a farti entrare in questa casa bisogna che tu dici che sei mio figlio, hai capito? Mi devi chiamare papà.
Peppinello: Don Vince', basta che mi fate mangiare io vi chiamo pure mamma.
- Luisella: Capite, Peppiniello non è nostro figlio. Quello è figlio della prima moglie...
Concetta: Vuoi dire della vera moglie!
Luisella: Tu statte zitt pecché io te tengo cà!
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