Bruno Forte

arcivescovo cattolico e teologo italiano (1949-)
(Reindirizzamento da Maria, la donna icona del Mistero)

Bruno Forte (1949 – vivente), teologo, professore universitario, saggista ed arcivescovo cattolico italiano.

Bruno Forte

Citazioni di Bruno Forte

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  • Chi avesse perso il gusto di porsi la domanda sul senso d'esistere, chi fosse divenuto incapace di scandalizzarsi davanti al male che devasta la terra e al dolore dei poveri e degli innocenti, chi non soffrisse più dell'intollerabilità dell'ultimo addio, chi non avesse più il coraggio di interrogarsi fino in fondo, non dovrebbe accostarsi alla ricerca della Verità, perché non troverebbe altro che una selva di enigmi inesplicabili. (da La vera domanda e il prezzo della Verità omelia del 20 novembre 2008)
  • Come tutto ciò che esiste non esiste che per amore, così tutto è bello, perché la suprema Bellezza si partecipa in ogni suo oggetto d'amore, anche quando occhi deboli o un cuore ferito sono incapaci di coglierne la trama misteriosa e feconda... (da Il volto dei volti Cristo, a cura dell'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, Editrice Velar, Gorle 2002, p. 55)
  • Consapevole che in un mondo in profonda trasformazione non sarebbe più bastato indurre gli uomini a credere mediante argomenti di sola autorità, l’Aquinate mette la sua intelligenza e la sua fede al servizio dell’incontro fra il Vangelo e i nuovi orizzonti culturali. Giovanissimo lascia Montecassino, dove avrebbe potuto esercitare i metodi tradizionali di conoscenza della teologia monastica, basati sulla “lectio” e sulla “meditatio” orante delle Sacre Scritture e delle “auctoritates” riconosciute, per andare a formarsi nei nuovi luoghi del sapere, dove anche la fede andrà ormai pensata nel conflitto delle interpretazioni, e cioè nelle “scholae” legate alla vita urbana, di tipo universitario, dove la “sacra doctrina” è insegnata accanto ad altre scienze o arti, che la provocano e la inducono ad usare procedimenti simili ai loro. Nasce in quest’epoca lo spirito laico, che tanto fortemente caratterizzerà l’evo moderno.[1]
  • Contemplare il Volto di Gesù è condizione necessaria ai discepoli dell'amore per poterLo annunciare al mondo con la parola e con la vita. (da Il volto dei volti Cristo, a cura dell'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, Editrice Velar, Gorle 2002, p. 53)
  • È come un risplendere, un brillare nella notte, un trapassare il frammento fatto trasparenza di luce: il Tutto non si offre più solo come proporzione riflessa, ma anche come irradiazione, abisso che si schiude e che trapassa, silenzio donde viene la parole e a cui essa apre. È il bello come splendor: splendido è il bello. È il bello come irruzione: fulgente, irradiante, sfolgorante è il bello. (da Il volto dei volti Cristo, a cura dell'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, Editrice Velar, Gorle 2002, p. 59)
  • È questa attrazione al Bello supremo, è questo amore che ispira l'intero movimento di ritorno del creato al Creatore: la bellezza dell'Amore ultimo apparso in Gesù Cristo, volto del Dio vivente, suscita l'amore della bellezza, che di grado in grado fa percorrere all'uomo interiore la via che porta alla gioia perfetta in Dio tutto in tutti. La via della Bellezza si rivela così come la via di Dio Trinità, e perciò come la via della salvezza e della verità: nella bellezza tutto è unificato, tutto giustificato nel suo ultimo senso. (da Il volto dei volti Cristo, a cura dell'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, Editrice Velar, Gorle 2002, p. 55)
  • [Hans Urs von Balthasar] il pensatore che più di ogni altro ha avvertito l'epocale attualità del bello. (da Lectio magistralis, 26 ottobre 2006)
  • Il pellegrinaggio alla Sindone è dunque un incontro privilegiato con il Dio della storia, salvatore e speranza per tutti gli uomini. (da Mons. Nunzio Galantino e mons. Bruno Forte davanti alla Sindone, Sindone.org, 24 maggio 2015)
  • Il tempo è la perenne novità del dono che l'Eterno fa alla creatura dell'esistenza, dell'energia e della vita, l'atto della continua creazione, l'eternità che si proietta nello spazio: esso è la partecipazione allo spazio creato del dinamismo dell'amore eterno, l'inserzione dell'esteriorità del mondo nell'interiorità di Dio, l'atto sempre nuovo per il quale ciò che è avvenuto nel primo mattino degli esseri si compie ed è accolto in ogni istante del loro esistere. (da Tempo splendore di Dio in Il Sole-24 Ore, 19 maggio 2002)
  • Il volto dell'Uomo dei dolori abbandonato sulle braccia della Croce non è altro da quello del "più bello dei figli degli uomini". E questo significa anche che la fragilità della carne segnata dal dolore e dal male, la scena del mondo che passa, proprio in quanto assunte dal Verbo nel Suo abbandono per amore nostro, sono state rese partecipi di un mistero di bellezza che può redimerle e trasfigurarle dal profondo: il "piccolo bene", il bene contratto del Verbo abbreviato per noi, rende bello e salvifico tutto ciò che appartiene alla piccolezza del tempo. (da Il volto dei volti Cristo, a cura dell'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, Editrice Velar, Gorle 2002, p. 59)
  • Incessante cercatore del silenzio e dello spazio dell'ascolto e dell'adorazione, Nicola parla anche a noi oggi, offrendo nella sua persona, a mille anni dalla morte (avvenuta presso Casoli, presumibilmente il 13 Gennaio 1012) un singolare messaggio di vita vissuta nella luce divina. In Lui, si mescolarono elementi della tradizione orientale – desunti dal monachesimo basiliano – e di quella terra del tramonto, l'Occidente, dove di fatto si consumò la sua esistenza terrena. L'eloquenza silenziosa della sua vita ci consente di considerarlo un ponte fra Oriente e Occidente, illuminati entrambi dal sole divino.[2]
  • L'itinerario di Agostino appare così come un cammino dalla bellezza alla Bellezza, dal penultimo all'Ultimo, per poter poi ritrovare il senso e la misura della bellezza di tutto ciò che esiste nella luce del fondamento di ogni bellezza. Ciò che unifica in modo pregnante questa duplice via di ek-stasis e di ritorno è il motivo dell'amore: in realtà, la bellezza può tanto su di noi perché ci attrae a sé con vincoli d'amore. (da Il volto dei volti Cristo, a cura dell'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, Editrice Velar, Gorle 2002, p. 53)
  • La bellezza di ciò che è bello non dipende dal gusto del soggetto, ma è inscritta nelle cose, possiede una forza oggettiva. (da Il volto dei volti Cristo, a cura dell'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, Editrice Velar, Gorle 2002, p. 53)
  • La bellezza – rivelazione del limite, nel rapporto del frammento al Tutto che vi irrompe – è allora la soglia dove può compiersi quella trasgressione verso il Mistero, resa possibile dal fatto che una volta per sempre il Figlio è venuto nella carne e ha fatto sua la morte: quella morte, la morte della Bellezza, apre all'impossibile possibilità della vita, alla morte della morte, vittoria della Bellezza ultima su tutto ciò che passa. (da Il volto dei volti Cristo, a cura dell'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, Editrice Velar, Gorle 2002, p. 59)
  • Morire nella Bellezza che muore è "abbandonarsi" nel seno di Dio, lasciando che tutto si trasfiguri in Colui che ci accoglie in una nuova, altra bellezza. (da Il volto dei volti Cristo, a cura dell'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, Editrice Velar, Gorle 2002, p. 59)
Quale avvenire per il cristianesimo? , in Zenit, 9 febbraio 2008
  • La condizione post-moderna, cui è approdato il viaggio dell'Occidente, consiste insomma nel nuotare da naufraghi in mezzo al mare della vita, cercando di costruire una zattera su cui rifugiarci.
  • Proprio dalla dimensione religiosa e trascendente dell'esistenza umana siano nati alcuni dei processi più radicali di trasformazione e di crisi degli universi totalizzanti delle ideologie.
  • La decadenza priva l'uomo della passione per la verità, lo spoglia di quelle motivazioni forti che l'ideologia ancora sembrava offrirgli.
  • C'è un primato inalienabile del bene e del vero, cui nessun potere di questo mondo ha diritto di sostituire altri primati.
  • L'alternativa che la fede oppone alle ideologie sta precisamente nella possibilità di sperimentare un rapporto personale con la Verità, nutrito di ascolto e di dialogo con il Dio vivo.
  • L'avvenire del cristianesimo o sarà più marcatamente spirituale e mistico o potrà ben poco contribuire al superamento della crisi e al cambiamento in atto nel mondo.
  • La "folla delle solitudini" è il prodotto tipico del nichilismo della postmodernità.
  • L'avvenire del cristianesimo o sarà sempre più marcato dal primato della carità, e quindi dall'impegno per la giustizia e per la pace, o non sarà.
Il "villaggio globale" cerca Dio , in Zenit, 26 febbraio 2008
  • Nel nord, come nel sud del mondo, di fronte al villaggio postmoderno, come di fronte al rovescio della storia e alla sfida delle varie religioni, alla teologia cristiana si chiede di continuare a vivere la doppia e unica fedeltà, al tempo e all'Eterno, al presente degli uomini e al domani di Dio, in compagnia del popolo scelto dal Signore per essere in mezzo ai popoli la Chiesa dell'amore, la comunità della speranza più forte del dolore e della morte.
  • Nel clima di decadentismo, tutto cospira per portare gli uomini a non pensare più, a fuggire dallo sforzo e dalla passione del vero, per abbandonarsi a ciò che si può godere immediatamente.
  • Mantenendo ferma la necessità di Cristo e della sua mediazione, si prende sul serio la possibilità universale della salvezza.
L'assordante silenzio di Eluana, in Il Messaggero, 4 febbraio 2009
  • Che qualcuno gridi qui alla vittoria dello Stato di diritto, proprio non riesco a capirlo: ciò che nei prossimi giorni sarà sotto gli occhi di tutti è una casa di cura – un centro deputato a promuovere, custodire e curare la vita – dove una giovane Donna [Eluana Englaro] è lasciata morire di inedia.
  • L'amore comunica dove altrimenti non c'è che solitudine e rinuncia: l'amore intesse dialoghi non verbali, fatti anche soltanto del contatto di una mano sull'altra, di una prossimità attenta e discreta, di un essere accanto con la tenerezza infinita che si ha verso la creatura amata, anche quando questa vive in uno stato solo vegetativo.
  • L'amore ti fa sentire la musica che le orecchie non odono, e dire le parole che le labbra non sanno pronunciare.
  • Se una sentenza può decidere di togliere acqua e cibo a qualcuno per farlo morire, stabilendo che questo è legale, mi sembra che una voragine si apra davanti a noi, un buco nero nella nostra convivenza civile.
La parabola dell'umanesimo ateo, in Avvenire, 19 agosto 2009
  • Il bene c'è ed è assoluto; esso si identifica anzi con l'Assoluto stesso, di cui è il volto attraente, lo splendo­re irradiante, l'esigenza amabile, il dono perfetto.
  • Fra il male e il bene la scelta non sarebbe allora che una: con Dio o contro Dio; per l'Assoluto o per le onnivore fauci del nulla.
  • La coscienza dell'impossibilità di un'etica tutta soggettiva si impone alla riflessione dei moderni: che be­ne sarebbe il bene che fosse tale solo per me?
  • Non può esserci agire morale, lì do­ve non ci sia l'altro, riconosciuto in tutto lo spessore irriducibile della sua alterità.
  • Chi afferma se stesso al pun­to da negare consapevolmente o di fatto ogni altro su cui misurarsi, nell'atto stesso di questa afferma­zione sazia, idolatrica, nega se stes­so come soggetto morale, nega anzi la possibilità stessa di una scelta etica fra bene e male, perché annega o­gni differenza nell'oceano asfissian­te della propria identità.
  • La lezione di Kant conserva tutta la sua verità: l'imperativo mo­rale o è categorico, e dunque incon­dizionato, o non è.
Intervista di Andrea Galli, Dopo le ideologie, si torna a guardare in Alto, in Avvenire, 11 dicembre 2009
  • Il riproporsi della questione di Dio non deriva da una defezione dei credenti o dei teologi, quanto piuttosto dal crollo delle ideologie e di quelle finte sicurezze che avevano portato a emarginare o a negare sbrigativamente la Trascendenza.
  • Questo è il grande compito del dogma: non bloccare, ma affermare la verità per non tornare indietro.
  • Il dogma e il magistero ricordano all'uomo ciò che Dio ha detto di lui e la luce che questo gli dona.
  • La democrazia, se non ha un orizzonte su cui fondarsi e non ha dei protagonisti che si riferiscano a dei parametri etici, perde di vista il bene comune.
  • Il concetto di persona elaborato dalla teologia cristiana in rapporto a Cristo e alla Trinità resta cruciale per una corretta concezione della politica.

Cresimarsi perché

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  • Ci sono momenti in cui – se ti fidi di Dio e usi intelligenza e buona volontà – puoi guadare anche il torrente più impervio e avanzare libero e sereno nel cammino della vita.
  • [La cresima è] Lo Spirito viene a prendere possesso del nostro cuore.
  • Quando lo Spirito viene ad abitare in noi, agisce al tempo stesso come vincolo di unità e sorgente di libertà: unisce il nostro cuore al Padre, vi rende presente Gesù e ci spinge a darci agli altri nell'amore, valorizzando in pieno la nostra libertà.
  • Basta, però, avere un po' di conoscenza della vita per renderci conto di quanto abbiamo bisogno di forza dall'alto per vincere l'egoismo e la paura di amare.

[Bruno Forte, Cresimarsi perché? La confermazione e la bellezza di Dio, San Paolo, 2009]

La pietas del pensiero

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  • Agonia è l'altro volto dell'esperienza dell'alterità: se l'Altro è altro il rapporto all'altro è lotta.
  • Dove è tolta la differenza il potere dell'identità è assoluto e brutale.
  • Dove l'essere trascendente è debole o oscurato, la soggettività si sente in diritto di governare il mondo e la vita con despotismo totale.
  • Dove non si fa esperienza dell'interruzione, la coscienza resta assopita in una sorta di assente letargo, sazio di sé, vuoto di vita.
  • Il destino dell'ideologia è di divorare se stessa, di celebrare la sua fine celebrando il suo trionfo, di alienare totalmente l'uomo, che pure voleva liberarlo dall'alienazione.
  • Il pensiero nasce dal dolore. Ogni non negligente pensare muove dalla lacerazione.
  • La croce è la suprema teologia: ma non di meno essa è per il filosofo della tradizione occidentale il luogo della provocazione più alta, con cui non può che confrontarsi, non per una sorta di pretesa d'assolutezza del cristianesimo, ma per la storia degli effetti della rivelazione cristiana sull'etohs, di cui tutti siamo figli in Occidente.
  • Lottare con Dio è al tempo stesso la debolezza e la forza del teologo, ma è anche la forza e la debolezza del filosofo, che non siano negligenti.
  • Pretendendo di spiegare tutto e di cambiare il mondo in maniera conseguente alla spiegazione totale, l'ideologia si vede costretta a forzare la realtà, che le appare ottusa e resistente.

[in Aa.vv., Comunicare la fede, Jaca book, Milano, 1994]

La Torre di Babele del nostro tempo

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  • Perdute le certezze che le ideologie ci avevano offerto, siamo diventati noi stessi i naufraghi.
  • Mancando punti di riferimento certi, tutto appare fluido, giustificato o giustificabile in rapporto all'onda che passa.
  • La fiducia assoluta nell'autonomia dell'uomo porta alla perdita di ogni riferimento trascendente: la persona finisce con l'annegare nella propria solitudine, e il sogno dell'emancipazione si infrange nei rivoli del totalitarismo.
  • L'illusione di una purezza dell'identità o della razza è follia ideologica.
  • Se una cultura è viva e vitale, essa è anche in grado di avviare un processo di mutuo scambio e di reciproca comprensione con l'identità altrui che venga ad abitarla.
  • Rispettare la dignità di ogni essere personale è il primo impegno cui chiama la Costituzione, in piena sintonia con l'idea cristiana dell'assolutezza, singolarità e pari dignità di ogni uomo o donna davanti a Dio e alla storia.
  • Non sarà l'omologazione delle differenze il futuro dell'umanità, ma la loro convivialità, il loro reciproco riconoscersi e accettarsi, sul fondamento comune della dignità assoluta di ogni persona umana e del diritto di ciascuno all'uguaglianza, formale e sostanziale.

[Bruno Forte, La Torre di Babele del nostro tempo , in Il Sole-24 Ore, 18 aprile 2009]

La Parola per vivere

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  • Il Signore dice ciò che fa e fa ciò che dice.
  • La Chiesa è la casa della Parola, la comunità dell'interpretazione, garantita dalla guida dei pastori a cui Dio ha voluto affidare il Suo gregge.
  • Se capisci che la Bibbia è questa lettera di Dio, che parla proprio al tuo cuore, allora ti avvicinerai ad essa con la trepidazione e il desiderio con cui un innamorato legge le parole della persona amata.
  • Solo Dio poteva rompere il silenzio dei cieli e irrompere nel silenzio del cuore: solo Lui poteva dirci – come nessun altro – parole d'amore.
  • Solo il Dio che è Amore può dirci che non siamo soli in questo mondo e che la nostra casa è nella città celeste, dove non ci sarà più né dolore né morte.

[Bruno Forte, La Parola per vivere, San Paolo Edizioni, Milano, 2007]

Maria, la donna icona del Mistero

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  • Le grandi cose avvenute nella giovane di Nazareth [Maria] non rivelano processi universali o leggi cosmiche, ma presentano il carattere di eventi di grazia, di storie di salvezza, segnate dall'oscurità anzitutto per colei che le ha vissute.
  • Maria soffrirà moralmente e spiritualmente per causa nostra e diverrà la Madre dei dolori, ma questa sofferenza non proverrà da uno squilibrio interiore, bensì dalla malizia degli uomini e dal suo amore per loro.
  • Non diversamente da tutte le generazioni anche la nostra è chiamata a parlare di Maria, la serva del Signore.
  • Parlare di lei [Maria] è innanzitutto un atto di obbedienza alla volontà dell'Eterno.

[Bruno Forte, Maria, la donna icona del Mistero: saggio di mariologia simbolico-narrativa, San Paolo Edizioni, 1989]

  1. Citato da «San Tommaso d’Aquino? Un maestro per ogni stagione della nostra fede», L'Avvenire, 7 marzo 2024
  2. Da La teologia della bellezza: il senso della bellezza e l'icona, Edizioni Paoline, Roma, 1969, pp. 269 e sgg. Citato in Un ponte fra Oriente e Occidente: San Nicola Greco, in San Nicola Greco: un ponte fra Oriente e Occidente: atti del convegno di studi del 13 gennaio 2012 e nuovi contributi, a cura di Elsa Flacco e Lucio Taraborrelli, Comitato per le Celebrazioni dell'Anno Nicolaiano, Guardiagrele, 2012, p. 7. ISBN 978-88-908500-0-4

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