Alterità

concetto filosofico

Citazioni sull'alterità.

  • Agonia è l'altro volto dell'esperienza dell'alterità: se l'Altro è altro il rapporto all'altro è lotta. (Bruno Forte)
  • Dio è Alterità per il fatto che mediante la sua provvidenza è presente a tutti e si fa tutto in tutti per la salvezza di tutti, rimanendo in se stesso e fermo nella sua propria identità, mantenendosi secondo un'azione unica e ininterrotta e dandosi con una forza che non viene mai meno per la deificazione di quelli che si rivolgono a lui. Bisogna credere che la diversità delle figure varie di Dio secondo le multiformi apparizioni indicano qualche cosa di diverso da ciò che appaiono per coloro ai quali appaiono. (Pseudo-Dionigi l'Areopagita)
  • Il nostro titolo suggerisce un'alterità che non è – o che non è soltanto – un termine di paragone, un'alterità quindi che possa essere costitutiva dell'ipseità stessa. Sé come un altro suggerisce fin dall'inizio che l'ipseità del se stesso implica l'alterità ad un grado così intimo che l'una non si lascia pensare senza l'altra, che l'una passa piuttosto nell'altra – come diremmo in linguaggio hegeliano. Al «come» vorremmo annettere la significazione forte, legata non soltanto ad una comparazione – se stesso somigliante a un altro –, ma ad una implicanza: sé in quanto... altro. (Paul Ricœur)
  • L'autentico dialogo e quindi ogni reale compimento della relazione interumana significa accettazione dell'alterità. (Martin Buber)
  • Se mi muore una persona cara, mi brucia la casa, crepa la vacca, mi contorco dai dolori o giaccio impotente, stremato da un attacco di malaria, so perfettamente che cosa è accaduto: qualcuno mi ha gettato un malefizio. Quindi da solo, se ne ho la forza, o altrimenti con l'aiuto del villaggio e del clan, comincio a ricercare lo stregone responsabile. Questi, ex definitione, deve vivere e operare altrove, in un altro villaggio, in un altro clan o tribù. La nostra moderna sospettosità e ostilità verso l'Altro, verso il Diverso proviene proprio dal timore dei nostri bis-bisavoli che vedevano nell'Altro, nell'Estraneo un portatore di male, una fonte di disgrazie. Dolori, incendi, epidemie e siccità non sorgono spontaneamente dal nulla: deve per forza esserci stato qualcuno a portarli, a infliggerli, a diffonderli. Ma chi? Non certo i miei, i nostri, tutta gente fidata: la vita è possibile solo tra persone buone, e io sono vivo. Dunque i colpevoli sono gli Altri, gli Estranei. E così, cercando di vendicare i torti e le sconfitte subite, entriamo in conflitto con gli altri, ci facciamo guerra. Insomma, quando capita una disgrazia la sua causa non sta in noi, ma altrove: fuori della nostra comunità, lontano, negli Altri. (Ryszard Kapuściński)

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