Marco Vannini

filosofo italiano (1948-)

Marco Vannini (1948 - vivente), filosofo e docente italiano.

Citazioni di Marco Vannini

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  • Che cosa è fede? È una credenza in realtà oltremondane, nelle quali l’immaginazione regna sovrana, e magari in verità espresse da Scritture definite al di fuori di ogni razionalità “sacre”, e la cui interpretazione permette di dedurre tutto e il contrario di tutto? Oppure è il cammino dell’intelligenza, anzi di tutto l’essere, verso l’Assoluto, che proprio per questo rimuove ogni relativo, ogni preteso sapere, fa il vuoto nell’anima nostra e conduce nel nulla, in quella “notte” [(la notte in cui tutte le vacche sono nere di Hegel)], dalla quale soltanto può sorgere l’aurora, ovvero mostrarsi la luce eterna? Queste due domande appartengono – ritengo – ad ogni coscienza pensante, di sempre, ma tanto più nel nostro tempo, ovvero dopo l’Illuminismo, dopo la filologia contemporanea, che ci rende oltremodo problematica quella fede come credenza e quella adesione alla Scrittura che era, forse, possibile, ad un uomo del medioevo. Dobbiamo fingere di credere all’esistenza di personaggi e di eventi biblici di cui è stato dimostrato che hanno la stessa realtà storica degli eroi omerici e della guerra di Troia?[1]
  • Il fondo dell'anima non è un facoltà, una "potenza" dell'anima, ma in esso opera la grazia increata, Dio stesso che "opera con l'anima tanto da liberarla da se stessa, in quanto creatura, in modo che non resti niente, se non Dio e l'anima stessa, senza mediazione".[2]
  • Per me Meister Eckhart è davvero Meister, magister, come lo chiamarono i suoi contemporanei. È il cristiano che ha più profondamente compreso il messaggio evangelico e, insieme, il filosofo medievale che ha saputo raccogliere il meglio dell’eredità classica. Le sue opere sono tutte ugualmente importanti, sia quelle in volgare, destinate al popolo, sia quelle in latino, nate per l’ambiente universitario. Da un punto di vista più filosofico–teoretico, si può dire però che il Commento al Vangelo di Giovanni sia l’opera più densa e rilevante, mentre per un accesso più immediato al suo pensiero e alla sua esperienza, sono certamente le opere in volgare, i Sermoni, o i cosiddetti Trattati, ad essere più utili. Sono anche le opere più affascinanti, profondissime e insieme semplici, accessibili a tutti, come solo un grande maestro di vita – Lebemeister, e non solo Lesemeister, ovvero professore, come notava di lui Heidegger – può fare.[3]
  • Il Dio Padre Onnipotente è quello che può essere pregato, e pregato per ottenerne soccorso, sia per la vita eterna, sia – e soprattutto – per le necessità e i desideri di questa vita terrena. Non meraviglia perciò la perdurante buona salute delle religioni, in particolare in quelle zone del mondo e in quelle fasce di popolazione che più sentono la durezza dell’esistenza. In questo senso la vecchia definizione marxiana di religione come oppio dei popoli e gemito della creatura oppressa è sempre valida, e si esprime necessariamente proprio con l’immagine del Dio Padre Onnipotente. Del tutto diverso è il quadro a livello di classi colte. È fin dall’Illuminismo, dai tempi di Reimarus e di Lessing, che la critica storica e l’analisi filologica hanno distrutto quella immagine, in quanto hanno smontato la pretesa soprannaturalistica della Bibbia, fondamento di quell’immagine in tutto il nostro mondo, attraverso [[[ebraismo]], cristianesimo, islamismo. Sotto questo profilo, Dio è davvero morto, come nella celebre pagina di Nietzsche, e il fatto che gli uomini del mercato non se ne siano accorti non toglie niente al fatto in sé: il Dio biblico è morto nel momento in cui gli uomini si sono resi conto che erano loro stessi ad averne costruito l’immagine.[4]
  • [Professor Vannini, come nasce ilSuo interesse per la mistica?] Nasce spontaneamente, dall’educa-zione religiosa ricevuta nell’infanzia(siamo prima del Concilio!) e, insie-me, dall’incontro e dalla passioneper la filosofia, maturata nell’adolescenza. Fu proprio seguendo autono-mi, disordinati ma appassionati sen-tieri di ricerca, che scoprii, nella Biblioteca Marucelliana di Firenze, il librettino curato dal professor Giuseppe Faggin, La nascita eterna, ossia la sola antologia di Eckhart allora disponibile in italiano. Per quanto fossi solo uno studente ginnasiale, ebbi la certezza di essermi imbattuto in qualcosa di straordinario, infinitamente più profondo (o più alto) di tutto ciò che mi era fino ad allora noto – o veniva insegnato – una certezza che oggi, a distanza di mezzo secolo, è per me, se possibile, ancora più forte. Ovviamente non comprendevo tutto, e proprio per capire mi misi a studiare filosofia e poi teologia, dedicandomi in particolare agli autori e alle correnti che più si riferivano a questo àmbito. Così, piano piano, mi diventò familiare quelm ondo che, un po’impropriamente e soprattutto in modo purtroppo molto equivoco, si chiama “mistica”.[5]

di Agnese Gallotti, maggio 2012.

  • Non credo che vi sia una "chiamata" all'esperienza mistica. Penso che quello che si chiama, abbastanza equivocamente, misticismo, non sia altro che l'esperienza dello spirito, ovvero l'esperienza della realtà più vera e profonda dell'uomo: qualcosa che ciascuno di noi è "chiamato" a compiere, se vuole diventare quello che realmente è. Certo questo esige una precisa volontà di non accontentarsi del relativo, di muoversi verso l'Assoluto _ dunque una forte esigenza religiosa e filosofica _ , ma questa mi pare anch'essa qualcosa di assolutamente "normale", anche se, forse, non lo è da un punto di vista diciamo così statistico.
  • Penso che sia possibile parlare di "una filosofia cristiana" purchè la si intenda nel senso in cui la potevano intendere i Padri della Chiesa greca, Origene o il Nisseno. Certamente il cristianesimo, in senso forte, è esso stesso filosofofia, ma non perchè ci sia una filosofia cristiana ideologicamente collocata accanto ad altre, ma perchè la vita del cristiano in quanto tale è profondamente "filosofia". L'espressione "filosofia cristiana", dunque presa in un certo senso, non mi disturba affatto, proprio perchè credo che il cristianesimo sia la vera filosofia, fermo restando il valore universale e assoluto dato a entrambi i termini, cristianesimo e filosofia.
  • [Come coesistono in lei filosofia e teologia?] Fin dall'età della ragione ho provato un certo amore e un certo interesse per le tematiche intimamente filosofiche e teologiche, secondo l'interpretazione hegeliana per cui la filosofia ha in comune con la religione l'assoluto.
  1. Citato da Marco Vannini, Una libera riflessione sulla mistica cristiana, Confronti, 31 maggio 2017.
  2. Citato in Giovanni Reale, Cristiani sull'orlo dell'ateismo, Corriere della Sera - Religione, 14 febbraio 2010, p. 38.
  3. Citato in Attualità della mistia - parte prima, 10 gennaio 2011.
  4. Citato in All'ultimo papa. Lettere sull'amore, la grazia, la libertà - intervista a Marco Vannini, Letture.org.
  5. Dall'intervista di Francesca Nodari, L'attualità della mistica, in Argomenti, p. 102.

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