Carlo Bini

scrittore e patriota italiano
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Carlo Bini (1806 – 1842), scrittore e patriota italiano.

Carlo Bini

Citazioni di Carlo Bini

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  • I professori di scienze misurate scompagnano dalla sapienza le Lettere, estimandole a guisa di fronda leggiera, o come vaneggiamento d'infermo. Ma finché saranno il linguaggio della bellezza, gli uomini non potranno averle così di lieve in dispetto. Un altro consiglio, stringendo in alleanza l'utile e il bello, confuse in una, e fece divine le arti della mente e del cuore. Sciogli quel vincolo, né l'una, né l'altra domeranno sole l'indole nostra. È verità, che posa in una tradizione coeva alle famiglie primordiali del mondo, poiché narra, che il savio dei tempi lontani, prendendo a condurre i suoi fratelli di carne dalla feroce esistenza animale a vita men disonesta, si accôrse ben tosto non bastargli all'impresa l'unico risguardo dell'utile; quindi meditò più profonda idea, e il savio invocò la Bellezza, e la Dea mite alla preghiera lo sovvenne del suo sorriso, e le razze umane amabilmente lusingate accolsero meno ritrose il dettame della sapienza. L'uomo è composto di poca ragione, e di molte passioni: però, se la visione del senno vuol essere umanamente applicabile, è mestieri che si renda sensibile coll'ardore degli affetti, e coll'evidenza delle immagini.[1]

Manoscritto di un prigioniero

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Il cervello dell'uomo appena è in istato di eserci­tare le sue funzioni può rassegnarsi in tre scuole. Di queste una infallibilmente ne conoscete, – senz'altro le conoscerete anche tutte, perché non sono arcani di astronomia; – son cose semplici, e dappertutto si sentono dire. Io nondimeno, a scanso di equivoci, mi stimo in dovere di nominarvele tutte e tre, secondo l'ordine naturale in cui giacciono fino dal principio dei secoli. Elle pertanto son queste:

Scuola della Fede;
Scuola del Dubbio;
Scuola dell'Incredulità.

Citazioni

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  • Una lacrima fu data alla gioia, una lacrima alla sciagura; – la prima rinfresca, l'altra arde come la lava. (VIII)
  • Il sacrifizio stesso, che vien citato come il contrapposto dell'egoismo, è pure un egoismo; e il generoso, che muore spontaneo per la difesa di un principio morale, o per la salute di un popolo, muore per l'amore di un sentimento, che gli rappresenta più della vita; muore, perché, sopravvivendo alla sua idea, la vita gli sarebbe uno scherno, un peso, un dolore intollerabile; muore, perché nel suo speciale organismo in certi dati casi la vita è una perdita, la morte è un guadagno. (XII)
  • L'egoismo è l'unico movente delle azioni umane. (XII)
  • Lo scetticismo è il sistema degl'infingardi. (XIII)
  • Consultate bene l'indole vostra, e quella seguite; – non farete mai male. (XV)
  • La sventura è qua maestra per tutti. (XVI)
  • La vita, a voler che sia bella, a voler che sia gaja, a voler che sia vita, dev'essere un arcobaleno, – una tavolozza con tutti i colori, – un sabbato dove ballano tutte le streghe. Il sollazzo e la noja, il pianto e il riso, la ragione e il delirio, tutti devono avere un biglietto per questo festino. (XIX)
  • La noia è l'asma dell'anima.[2] (XX)
  • La parola è un bel dono; ma non rende la ricchezza del nostro interno; è un riflesso smorto e tiepidissimo del sentimento, e sta alla sensazione come un sole dipinto al sole della natura. (XXI) [proporzione]
  • La storia è una Sibilla, che consultata coscienziosamente ha dato fin ora questo responso: – Se voi non foste oppressi sareste oppressori. (XXII)
  • La scienza è l'esperienza, e l'esperienza è un manto che si trama a fila di secoli; e più il manto si distende e più la scienza è completa e sicura.[2] (XXII)
  • [...] il dubbio, che da una parte è la tortura dell'intelletto, dall'altra è il padre della scienza e del diritto. (XXII)
  • La politica è il governo dell'opinione. (XXII)
  • L'umana sapienza sta nel tollerare. (XXII)

Incipit de Il Forte della Stella

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CARLO a un'inferriata, che fischia sbadatamente, e il signore INNOCENZIO TIENLISTRETTI, che viene verso l'inferriata badando dove mette i piedi.
Carlo: Oh! ve' chi vedo! questi son miracoli! buon giorno e buona sera, signore Innocenzio! come mai quassù sulle nuvole? è forse l'Anno Santo? ve l'hanno dato per penitenza?
Innocenzio: Eh! penitenza davvero! un fallimento giù in quella bicocca, ed eccovi spiegato tutto! Io questa volta non ho voluto saper di procure, e son venuto da me a cantar l'esequie alle due mila lire defunte in corpo ed in anima, Eh! questa non è l'annata dei galantuomini.
Carlo: E un bel pezzo che in questo genere la raccolta va male. Ma diamo bando alle malinconie. Come stanno a casa mia? come stanno a casa vostra?
Innocenzio: Bene di qua e di là. Io, giacché per mala ventura mi trovavo in queste parti, ho sollecitato il permesso di venirvi a vedere, e l'ho ottenuto. Ma come diavolo è andata la faccenda? Quand'io lo seppi, rimasi di sasso! pare impossibile! un uomo come voi! avete i vostri anni! avete i vostri affari! di che vi siete mischiato? parlate, ditele giuste; vediamo se v'è da rimediarla.

Citazioni su Carlo Bini

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  • Carlo Bini [...] parlava di Mazzini come d'un buon figliuolo che scambiava la realtà colle larve dorate della sua fantasia, e la sola cosa che non gli perdonasse era la pretensione di voler dirigere il movimento italiano stando fuori d'Italia, perché diceva: non può governare la nave chi non c'è dentro.
  • Carlo Bini, giovane negoziante livornese, del quale l'Italia non conobbe tutto il pregio se non per un volume di scritti in gran parte inediti raccolti dai suoi amici, e pubblicati dopo la sua morte.
  • Carlo Bini, scettico di mente, credente di cuore, rivelava in tutti i suoi scritti senso profondo di compassione per le miserie dell'umanità; e l'amore gli spuntava il dardo dell'ironia, e i suoi epigrammi stillavano lacrime.
  1. Da Cenno sulla Letteratura.
  2. a b Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, Rizzoli, 1992. ISBN 88-17-14603-X

Bibliografia

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