Kaos (film)
film del 1984 diretto da Paolo Taviani e Vittorio Taviani
Kaos
Titolo originale |
Kaos |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 1984 |
Genere | commedia, drammatico |
Regia | Paolo e Vittorio Taviani |
Soggetto | Luigi Pirandello (raccolta Novelle per un anno) |
Sceneggiatura | Paolo e Vittorio Taviani, Tonino Guerra |
Produttore | Giuliani G. De Negri |
Episodi | |
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Interpreti e personaggi | |
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Note | |
Musiche: Nicola Piovani |
Kaos, film del 1984, diviso in cinque episodi, L'altro figlio, Mal di luna, La giara, Requiem e Colloquio con la madre, regia dei fratelli Taviani.
… io dunque sono figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché sono nato in una nostra campagna, che trovasi presso un intricato bosco, denominato Càvusu dagli abitanti di Girgenti: corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Kàos. Luigi Pirandello (testo in sovraimpressione)
L'altro figlio
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Cari figli miei è vostra madre che scrive a voi nella vostra bella terra d'oro da questa terra nostra di pianto. Oggi fanno quattordici anni che voi partiste e da quattordici anni vostra madre è sola e vi aspetta. [Si rivolge a chi sta scrivendo la lettera] Scrivisti? [Ritorna a dettare] Domani un'altra comitiva di sventurati parte per le Americhe e a uno di loro al più svelto, al più cristiano, ci affiderò questa lettera, figli miei, perché li porti fino alle vostre mani. Dagli occhi lo sceglierò il portatore perché dagli occhi se riconosce il core degli uomini. [Si vede che lo scrivente sta facendo degli scarabocchi] Io non sono una che si lascia ingannare dalle parole per questo forse vi hanno detto che sono diventata matta. Non ci credete. Credete invece alle parole che questa brava picciotta sta scrivendo a voi per me. Figli miei... (Mariagrazia)
- Dai orecchie a tutti, ma voce a pochi. Non spendere più della metà di quello che guadagni. Non ti permettere di fare prestiti. Non bere più di due bicchieri di vino al giorno. Fai l'uomo con le donne ma non sposare una straniera. Quando ti alzi prega, la mattina. (padre dell'emigrante)
- [Ruba dalle mani di Mariagrazia la lettera] Se fossi un Re ecco cosa farei di queste lettere, di quelle che vanno e di quelle che vengono da laggiù, non le farei arrivare! Questa è inutile, l'hai detto tu, vecchia pazza! E quelle che arrivano sono maledette! Non dicono mai i guai laggiù che trovano. E come tante chiocce chiamano pio, pio, pio, pio i pulcini come voi... e se li portano via. [Strappa la lettera e si rivolge al figlio] Non mi scrivere mai tu. E voi tutti dimenticatevi di noi vecchi che lavoreremo la terra da soli. E delle vostre donne dimenticatevi che andranno a male! (padre dell'emigrante)
- [Ha scoperto che la lettere era piena di scarabocchi] Sono contenta! I figghi mei mai mi dimenticarono. I figli mei, dottore, non mi hanno dimenticata. [Si rivolge a chi ride] Ora saccio perché non mi risposero: mai mi risposero perché mai ricevettero niente da me! (Mariagrazia)
- Mariagrazia: Vedete? Sudo freddo se mi parlate di quel figlio.
Dottore: Ma perché? Che vi ha fatto?
Mariagrazia: Oh, nente. È bravo, rispettoso, onesto.
Dottore: Non capisco perché non andate a vivere a casa sua.
Mariagrazia: Perché io l'ho fatto, ma non è mio figlio.
Dottore: Volete farmi credere di essere davvero matta?
Mariagrazia: Certe cose Vossignoria non può neanche immaginarle.
Mal di luna
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Batà: Sono malato. Sono molto malato.
Sidora: Ora me lo dite? Ora me lo dite!
Batà: Non fare così, ho paura anch'io sai?
Sidora: Aiuto...Aiuto... Che male? Che male?
Batà: A luna! - Ormai lo sanno tutti, Tita. [il cavallo] nostra è la colpa, nostra sia la pena. (Batà)
- Mia madre da giovane andava per spighe. Quella volta la giornata non c'abbastò e continuò a lavorare per tutta la notte. A mia mi aveva lasciato tra le spighe al sereno, esposto alla luna. E io ci giocai ca bedda luna. E la luna m'incantò. Ogni fatta di luna, il male mi ripigghia. Ma è un male solo per me, basta che gli altri se ne guardano. Dura una notte sola e poi basta. Io stesso, mattino dopo, ho scordato tutto. Speravo che mia moglie fosse più coraggiosa, ma non lo è. (Batà)
- La luna è capricciosa: non si affaccia mai dove si aspetta. Ma io e lei ci conosciamo bene. (Batà)
La giara
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Quell'annata era stata piena per gli ulivi a dispetto della nebbia che gli aveva oppressi fin al fiorire. C'era chi l'aveva previsto e si era fatto arrivare per il suo raccolto una giara, grande come una badessa, perché le vecchie di smalto non gli bastavano più. (Pirandello)
- Vedi quella collina di carrubbi? È di Don Lollò. Passa alla collina ed arrivi alla masseria. È di Don Lollò. Poi passa la masseria e scendi fino al letto del fiume. È di Don Lollò. E poi passi il letto del fiume e sali l'altra collina, poi scendi al piano e lì c'è Don Lollò che ti aspetta. (Raccoglitore di olive)
- Guarda quel bambino [sta trasportando sulle spalle un sacco di olive] Lui che non ha niente, ha davanti a sé ancora sessant'anni di vita. E io che ho tutta questa robba quante ne posso avere? Quindici, venti... [passa il bambino davanti e gli fa lo sgambetto facendolo cadere con tutto il sacco] (Don Lollò)
- Povera giara mia, che ti hanno fatto? Invidia fu o infamità. (Don Lollò)
- Non è la mia gobba che è larga, è la bocca della vostra giara che è stretta. (Zi' Dima)
- E chi l'ha sequestrato? Si è sequestrato lui da sé. Eh, anzi...potrei citarlo per alloggio abusivo. Perché non gli manda lo sfratto, Avvocato? (Don Lollò)
- Don Lollò: Ci state bene nella mia giara, eh?
Zi' Dima: Benone. Al fresco. Meglio di casa mia. Ci ho preso gusto.
Don Lollò: Mi fa piacere, non per niente mi è costata quattro oncie e mezza. quanto credete che possa costare adesso?
Zi' Dima: Con me qua dentro... - Quant'è bella! [la luna] Oh, ma lo sai che mi sembra un secolo che non la vedo? Guardala! (Zi' Dima)
- [Guardando la luna piena] Bedda la facci, | beddu lu visu, | bedda pariti in Paradiso. | Figghia, | mia figghia, | maccia di rosa, | lanci li passi | e ti saluta | Bedda la facci, | beddu lu visu, | bedda pariti in Paradiso. | Figghia, | mia figghia, | maccia di rosa, | chi liavi d'amuri 'n arriposa. | Figghia, | mia figghia, | maccia di rosa, | lanci li passi | e ti saluta. | Lanci li passi | e ti saluta. (Raccoglitore di olive 2)
- Voi l'avete rotta e io ho vinto! (Zi' Dima)
Requiem
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Fino a quando il Signor Prefetto nun ci riceve, nun ci muoviamo da cca. (Salvatore)
- Eccolo dà, nostru patre. S'è fatto trasportare nel terreno che aveva scelto per sorgere il nostro campo santo, davanti la sua fossa. Vuole morere all'aperto in mezzo ai suoi ed essere sepolto sotto la sua erba. (Figlio del fondatore del paese Margarita)
Colloquio con la madre
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Avevo dormito sempre nei due giorni di viaggio per raggiungere la Sicilia dove non tornavo dalla morte di mia madre. qualcuno mi aveva mandato a chiamare: Non ero riuscito a capire bene chi, ma volentieri avevo lasciato la mia casa di Roma dove la pena di vivere mi era diventata insopportabile negli ultimi tempi. Il lavoro, i miei figli, i miei anni. Non so. Non voglio spiegare ciò che non si spiega. Strappato ora dal sonno mi domandavo se per caso ancora non dormissi. (Pirandello)
- La madre di Pirandello: Ti ho chiamato per dirti quello che non ho potuto per la tua lontananza prima di staccarmi dalla vita.
Pirandello: Di essere forte vuoi dirmi, vero? Oggi come ieri, come sempre.
Pirandello: Ridi di me, eh?
Pirandello: Invece dimmelo mamma, ne ho bisogno. Per questo sono venuto.
Pirandello: Rilassati, invece. Guarda che essere forti non significa dover vivere sempre così [chiude la mano a pugno] significa anche saper vivere così. [apre la mano] - Vedi, Luigi, come il corpo si è eroso tutto. Per questo la morte è venuta. Doveva venire. (La madre di Pirandello)
- Ma io piango per altro, mamma. Io piango perché tu non puoi più pensare a me. Quando stavi seduta qui in questo angolo, io dicevo: Se lei da lontano mi pensa, io sono vivo per lei e questo mi sosteneva, mi confortava. Ora che tu sei morta e non mi pensi più, io non sono più vivo per te. E non lo sarò mai più. (Pirandello)
- Impara a guardare le cose anche con gli occhi di quelli che non le vedono più. Ne proverai dolore certo, ma quel dolore te le renderà più sacre e più belle. Forse è solo per dirti questo che ti ho fatto venire sin qua. (La madre di Pirandello)