Jean Racine

drammaturgo e scrittore francese

Jean-Baptiste Racine (1639 – 1699) scrittore e tragediografo francese.

Jean Racine

Citazioni di Jean Racine

modifica
  • [I cosmetici] Con i quali essa ebbe cura di dipingere e ornare il suo viso per riparare l’irreparabile oltraggio degli anni.[1]
Dont elle eut soin de peindre et d’orner son visage, | Pour réparer des ans l’irréparable outrage.
  • La mia unica speranza è nella mia disperazione.[2]
  • Ondeggia, esita; in una parola, è donna.[3]
  • Quanto crede l'amore in tutto ciò che spera![4]
  • Un beneficio rinfacciato vale quanto un'offesa.[5][6]

Andromaca

modifica
  • Ah! troppo l'ho amato per non odiarlo. (II, 1)
  • La mia innocenza comincia alla fine a pesarmi. (III, 1)
  • Bisogna credersi amati per credersi infedeli. (IV, 5)[6]
  • Ti amavo incostante; che avrei fatto fedele! (IV, 5)
  • Il vile teme la morte, ed è tutto ciò che teme.[6]

Britannico

modifica
  • Questa diffidenza è sempre l'ultima cosa che un grande cuore impara: lo si inganna a lungo. (I, 4)
  • Non ho meritato né un onore così grande né tanta ingiuria. (II, 3)
Je n'ai mérité | Ni cet excès d'honneur, ni cette indignité.
  • Se abbraccio il mio rivale è solo per soffocarlo. (IV, 3[6])
  • Non è più un fuoco nascosto nelle mie vene, è Venere tutta intera che s'avvinghia alla sua preda. (I, 3)
  • L'innocenza non ha nulla da temere. (III, 6)
  • Come la virtù, anche la colpa ha i suoi gradi. (IV, 2)
  • La luce non è più pura del fondo del mio cuore. (IV, 2)
  • Odiosi adulatori, voi siete il dono più funesto che la collera divina possa fare ai re. (IV, 6, 1325-1326)
Détestables flatteurs, présent le plus funeste | Que puisse faire aux rois la colère céleste.[7] [Ultime parole di Fedra, morente]

I litiganti

modifica
  • Come si suol dire, coi lupi s'impara a urlare. (I, 1)
  • Ma senza danaro il rispetto è solo una malattia. (I, 1)
  • Pazzo davvero chi fida nell'avvenire: chi ride di venerdì, piange la domenica. (I, 1)

Citazioni su Jean Racine

modifica
  • Dà soddisfazione pensare che il primo scrittore della letteratura francese non è un moralista, né uno scienziato, né un generale, né un re, ma un uomo di lettere. (Jean Giraudoux)
  • Forse gli uomini di oggi non vibrano più per un Tito che rinuncia all'impero per la donna amata, ma soltanto per il gaudente che rinuncia all'impero per una consorte di terza mano.
    Io sto con Racine; la nostra epoca si conservi le sue rivistine a fumetti, che vendono tanti milioni di esemplari da regalare villini a tutti i redattori. Tra i romanzieri unanimisti e Grand Hotel, preferisco semmai Grand hotel. Ma resto con Racine. Se siamo di fronte, veramente, a un nuovo Medioevo, non c'è da sgomentarsi troppo. Ogni Medioevo termina. E Racine resterà. (Henry Furst)
  • Quasi nello stesso tempo perdemmo il celebre Racine, tanto conosciuto per le sue belle opere teatrali. Nessuno aveva intelligenza più profonda e più aperta, né più piacevolmente volta: niente del poeta nel suo commercio, ma tutto dell'onesto uomo, dell'uomo modesto, e verso la fine della sua esistenza, dell'uomo dabbene. (Louis de Rouvroy de Saint-Simon)
  • Racine. Come hanno potuto i francesi anche solo avvicinare al grosso Corneille questo sottile usignolo che ha empito di accenti penetranti tutte le notti dell'insonnia? Oh, Racine! Tenero e crudele Racine! Pensare che hai taciuto, come una qualunque La Valliére, per aver perdute le grazie di un re decorativo e bastone! (Umberto Saba)
  • [Su Atalia] Se il sentimento cristiano fa l'originalità, l'essenza stessa di questo capolavoro, chiunque sia inaccessibile a qualsiasi specie di senso religioso resta chiuso alla bellezza essenziale di Atalia. (Henri Brémond)
  • Fu immaginoso ed elegante, sensibile e grazioso: spesso però la verità storica non è osservata nelle sue tragedie, che pur dimostrano una conoscenza profonda del cuore umano, e spesso la verosimiglianza delle situazioni è trascurata.
  • Le tragedie di Racine sono meno alte e grandiose di quelle di Corneille, ma più regolari: le unità aristoteliche sono più rigorosamente osservate: quelle di Racine inoltre sono più delicate nelle sfumature del sentimento e più poetiche nell'espressione di questo.
    Tali qualità appaiono specialmente nell'Ifigenia (1674), imitata da Euripide, e che da Voltaire fu detta: «il capolavoro della scena tragica».
  • Ritornò alla Tragedia col Britannico (1669), di argomento romano come il Mitridate (1673): però in queste due non riescì egualmente felice volendo innalzarsi nel tono all'altezza di Corneille e non possedendo come il suo grande rivale le doti di forza e grandiosità nel dipingere gli eroi: il suo carattere lo portava alla delicatezza dell'intreccio amoroso, all'armoniosità dei sentimenti teneri e patetici, avendo in sommo grado l'arte di commuovere.
  1. Da Athalie, II, 5, v. 495-496; citato in Fumagalli, Chi l'ha detto?, p. 40
  2. Da Baiazette, I, 4, in Teatro.
  3. Da Atalia, III, 3, in Teatro.
  4. Da Baiazette, I, 4; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  5. Da Mithridate, IV, 6.
  6. a b c d Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644
  7. Citato in Fumagalli, Chi l'ha detto?, p. 537

Bibliografia

modifica
  • Jean Racine, Andromaca, Britannico, Fedra, I litiganti in Teatro, a cura di Maria Ortiz, Sansoni, 1963.

Altri progetti

modifica