Ingerenza russa nel referendum sulla Brexit

Citazioni sull'ingerenza russa nel referendum sulla Brexit.

Citazioni

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  • La frammentazione dell'Unione Europea è uno degli obiettivi del Cremlino e la Brexit è stato un grande successo per loro. L'ex ambasciatore russo a Londra, Alexander Yakovenko, si è vantato dopo il voto in favore dell'uscita dall'Unione Europea, dicendo che la Russia aveva "sconfitto i britannici". (John Sweeney)
  • Tutte le campagne per la Brexit trassero beneficio dalle operazioni di trolling russe, anche se queste ultime si limitarono perlopiù a echeggiare quello che «Vote Leave» stava già facendo comunque. Il clima in cui si svolse la campagna fu il peggiore della storia moderna della Gran Bretagna. (Anne Applebaum)
  • Viene da chiedersi se il servizio segreto russo possa aver finanziato la Brexit. È una domanda che ho ripetuto spesso durante gli ultimi anni che ho trascorso alla BBC, e mi dispiace dire che la mia caparbietà non mi ha portato a stringere molte amicizie, specialmente non con Nigel Farage e Arron Banks. Farage (in inglese l'ultima sillaba fa rima con "garage" nella pronuncia italiana), rimase così adirato dopo la trasmissione del mio servizio che consegnò a mano una lettera alla BBC in cui chiedeva che venissi indagato. Scrisse sul «Daily Telegraph» che il mio reportage gli aveva causato l'infelicità "più grande in tutti i suoi venticinque anni di carriera politica". (John Sweeney)

  Citazioni in ordine temporale.

  • Per Mosca [la notizia del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea] fu un'eccellente notizia, che comunque non giungeva del tutto inattesa: la Russia, infatti, aveva già iniziato da un po' di tempo a prepararsi a una simile eventualità. Nel 2012, l'intelligence russa aveva fondato in Gran Bretagna un'organizzazione di copertura chiamata gli «Amici conservatori della Russia». Uno dei suoi membri fondatori, il lobbista britannico Matthew Elliot, sarebbe poi diventato il capo esecutivo di «Vote Leave», l'organizzazione ufficiale che sosteneva l'uscita della Gran Bretagna dalla UE. Nigel Farage, leader del partito politico fondato sul programma di abbandonare la UE, continuava a comparire su RT, ed espresse la propria ammirazione per Putin. Uno dei membri anziani del suo staff prese parte a una campagna di diffamazione russa contro il presidente della Lituania, che aveva criticato Putin.
  • I troll russi (persone in carne e ossa che partecipavano a discussioni su internet con gli elettori britannici) e i bot usati dalla Russia su Twitter (programmi informatici che mandano milioni di messaggi mirati) si prodigarono in un ingente sforzo per appoggiare la campagna del «Leave». 419 account Twitter che postarono sulla Brexit erano basati presso l'Agenzia russa per la ricerca su internet; in seguito, ognuno di essi avrebbe anche postato messaggi in sostegno della campagna presidenziale di Donald Trump. Circa un terzo del dibattito sulla Brexit su Twitter fu generato da bot, e più del 90% dei bot che twittavano materiale politico lo facevano dall'esterno del Regno Unito. All'epoca, i cittadini britannici che stavano riflettendo sulla scelta da fare non avevano idea che i materiali che leggevano erano stati disseminati da bot, né che questi facessero parte di una strategia della politica estera russa volta a indebolire il loro Paese.
  • La Brexit fu un trionfo per la politica estera russa, nonché un segno di come una cibercampagna guidata da Mosca fosse in grado di cambiare la realtà. [...] Dopo il referendum, Vladimir Putin argomentò in favore alla disgregazione dell'Unione Europea sostenendo che i britannici erano stati sfruttati dagli altri membri. Di fatto, molti dei distretti della Gran Bretagna che avevano ricevuto più sovvenzioni dalla UE votarono per lasciarla. Putin appoggiò con discrezione i fraintendimenti e i pregiudizi che fecero precipitare la situazione: «Nessuno vuole sfamare e sovvenzionare le economie più deboli, sostenere altri Stati, interi popoli; è un fatto evidente». Mosca aveva trasformato la favola della nazione saggia in un'arma. In realtà, la Gran Bretagna non era mai stata uno Stato che aveva deciso di sostenere altri, ma un impero giunto al tracollo la cui esistenza come Stato era stata salvata dall'integrazione europea. [...] Sotto l'erronea impressione di avere alle spalle una storia come Stato nazionale, i britannici (e soprattutto gli inglesi) votarono per cadere in un abisso dove ad attenderli c'era la Russia.

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