Il tè nel deserto
film del 1990 diretto da Bernardo Bertolucci
Il tè nel deserto
Titolo originale |
The Sheltering Sky |
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Lingua originale | inglese |
Paese | Regno Unito, Italia |
Anno | 1990 |
Genere | drammatico |
Regia | Bernardo Bertolucci |
Soggetto | dall'omonimo romanzo di Paul Bowles |
Sceneggiatura | Bernardo Bertolucci, Mark Peploe |
Produttore | Jeremy Thomas |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Note | |
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Il tè nel deserto, film del 1990 con John Malkovich e Debra Winger, regia di Bernardo Bertolucci.
Frasi
modifica- [Leggendo il giornale] Ah, gli italiani hanno acconsentito di dare il voto alle donne! (Kit)
- Il mio solo programma è che non ho programmi. (Port)
- Poiché né Kit né Port avevano mai dato alla loro vita un qualsiasi ordine, avevano entrambi commesso il fatale errore di considerare confusionalmente il tempo come inesistente. Un anno era come un altro. Alla fine tutto sarebbe potuto accadere. (narratore)
- Ci sono giorni che Kit in ogni cosa al mondo vede unicamente un segno per qualcos'altro. Una Mercedes bianca non può semplicemente essere una Mercedes bianca. Deve avere un significato segreto sull'insieme della vita. Tutto è presagio, niente può essere solo quello che è. (Port)
- Io capisco che tu possa trovare noiosi i sogni, ma buon Dio perché devi prendere sempre tutto quanto così sul serio? Che cosa è mai un sogno?
- Ah Tunner, smettila di tentare di essere interessante. Stona tremendamente addosso a te. Sei troppo bello. (Kit)
- Piuttosto che fare un minimo sforzo per alleggerire qualsiasi piccola tensione potesse nascere fra loro, lei aveva deciso di essere intransigente. Poteva giungere prima o poi la molto attesa riunione, ma doveva venire da lui. (narratore)
- Champagne sì, filosofo no. (Kit)
- Io non dovrei avere paura, lo so, ma ho paura. Perché in certi momenti non... non sono qui. E là è così lontano e io sono così solo. Sei solo e vedi credo che nessuno debba arrivare là. Lo sai, Kit. Capisci quanto sia spaventoso. Tu lo capisci? Vedi Kit, tutti quegli anni che... che io ho vissuto per te, non lo capivo. Adesso lo capisco. Sì, adesso lo capisco. (Port)
Dialoghi
modifica- George: Bene, terraferma! Forse noi siamo i primi turisti che hanno dopo la guerra.
Kit: Tunner, noi non siamo turisti, siamo viaggiatori.
George: Ah, e che differenza c'è?
Port: Un turista è quello che pensa al ritorno a casa fin dal momento che arriva, Tunner.
Kit: Laddove un viaggiatore può anche non tornare affatto. - Poliziotto [controlla il passaporto]: Nessuna professione?
Port: Nessuna che io sappia. - Port: Ho fatto uno stranissimo sogno stanotte. Mi torna in mente ora.
Kit: Port, ti prego. I sogni degli altri sono talmente noiosi.
Port: Lo so che è noioso, ma lo dimenticherò se non lo racconto. Stavo viaggiando su un treno che mi rendevo conto che stava per cozzare contro una montagna fatta di lenzuola.
George: Consulta il grande dizionario zingaro dei sogni di Madame La Hueff, allora.
Port: Non interrompere. Sentivo vicino il disastro ma... cosa, cosa?
Kit: No, perché continui quando sai che è noioso per il tuo prossimo?
Port: Forse a Turner piace sentirlo. Vero, Turner?
George: Oh, i sogni sono la mia passione. - George: Tu e Port non state mai nella stessa camera?
Kit: Turner, quando viaggi per mesi alla fine per forza devi sistemarti così. Ma se stai parlando di sesso, la prima regola del matrimonio è mai confondorlo col sonno. - Port: Qui, il cielo è così strano. Quasi solido. Come se ci proteggesse da quello che c'è oltre, guarda.
Kit: Cosa c'è oltre?
Port: Non c'è niente. Solo notte.
Kit: Vorrei poter essere come te, ma non riesco.
Port: Forse tutti e due abbiamo paura della stessa cosa.
Kit: No, no. Tu non hai paura di star solo. Non hai bisogno di niente e neanche di nessuno. Vivresti anche senza di me.
Port: Kit, sai che per me amare significa: amare te. Qualunque cosa non vada fra noi, non ci potrà essere un'altra.
Kit: Port...
Port: Forse tutti e due abbiamo la paura di amare troppo. - George: Credi che Port sospetti qualcosa?
Kit: Io credo che sappia, però non sa di saperlo. - George: Ma cos'è questo canto? È un continuo.
Port: Abdel Wahab. Io sto piangendo sulla tua tomba. - Kit: A sentire Port, tutti alla fine si abituano a tutto.
George: Be', se fosse vero, sarebbe la fine del progresso.
Kit: No, sono certa che è vero. Solo non so se sia bene o male.
Port: Nessuno dei due. - Kit: È questo il programma?
Port: Più o meno, sì.
Kit: Più o meno?
Port: Eh meno, veramente. - Narratore: Si è perduta?
Kit: Sì.
Poiché non sappiamo quando moriremo, si è portati a credere che la vita sia un pozzo inesauribile. Però tutto accade solo un certo numero di volte, un numero minimo di volte. Quante volte vi ricorderete di un certo pomeriggio della vostra infanzia, un pomeriggio che è così profondamente parte di voi che senza neanche riuscireste a concepire la vostra vita? Forse altre quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante altre volte guarderete levarsi la luna? Forse venti. Eppure, tutto sembra senza limite.
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