Giuseppe Melli

professore e filosofo italiano (1861-1939)

Giuseppe Melli (1861 – 1939), filosofo, storico della filosofia e docente italiano.

La filosofia greca da Epicuro ai Neoplatonici modifica

Incipit modifica

La filosofia greca o greco-romana, ossia tutta la filosofia antica occidentale, comprende circa dodici secoli di storia, dal 600 a. C. al 600 d. C., da Talete di Mileto fino agli ultimi neoplatonici e commentatori di Aristotile. Nel 529 un editto di Giustiniano ordinava che nessuno insegnasse più filosofia in Atene.

Citazioni modifica

  • Epicuro è stato uno degli uomini più vituperati e calunniati: credevano di combatterne la dottrina gettando fango sull'uomo; ma della bontà del suo carattere non è lecito dubitare, anche per la testimonianza di quelli che non gli furono amici. Cicerone che ha sempre combattuto la filosofia di Epicuro, attesta e riconosce esplicitamente la sua rettitudine, la probità disinteressata, la purezza del costume, la bontà generosa dell'animo. Allo stesso modo Seneca che non è epicureo, e Plutarco che pure lo combatte. Diogene Laerzio celebra le sue virtù, specialmente l'inesauribile bontà e filantropia verso tutti. Doveva esercitare una grande attrattiva su quanti lo avvicinavano. Una certa simpatia umana e generosa, la mitezza del cuore, una saviezza temperata e riposata senza nulla di eccessivo, sembrano essere state le doti principali del suo carattere. Anche la sua frugalità è fuori di dubbio. (p. 12)
  • Ma a parte le debolezze e a parte le esagerazioni, Pirrone d’Elide è un personaggio straordinario: egli è più stoico di tutti gli Stoici, e con la sua indifferenza ha raggiunto l’ultimo limite al di qua del quale Epicuro s’è fermato: egli è già qualche cosa come un asceta, un asceta greco che ha conosciuto, sia pure fuggevolmente, quelli dell’India. (p. 141)
  • Quello che rende supremamente interessante Epitteto non sono i dogmi ch'egli insegna e che sono quelli di tutta la sua scuola, ma è la sua figura stessa, il suo carattere, quella dottrina diventata persona: la dottrina morale di un povero, di un malato, di un solitario, di uno schiavo eroico, che fa della sua condizione umile il piedistallo della sua grandezza, e guarda in faccia la vita, e afferma energicamente la sua volontà e trova in quest'affermazione la tranquillità del suo spirito.
    Tuttavia qualche cosa gli manca. Pascal diceva che Epitteto conosce la grandezza dell'uomo, non ne conosce la debolezza. C'è troppa tensione in lui, un predominio assoluto della ragione fino a diventare innaturale: egli ha la forza in sommo grado, ma gli manca la grazia, la tenerezza, gli manca soprattutto la pietà, ch'è la grande lacuna di tutto lo stoicismo. (pp. 242-243)
  • Del resto questo è uno dei casi tipici in cui si vede che non è la dottrina che forma l'uomo, ma è l'uomo che si sceglie e professa la dottrina ch'è più conforme al suo carattere. Marco Aurelio è una natura nobilissima che ha trovato nello stoicismo la sua fede, la sua religione, l'espressione e la regola della sua vita. (p. 245)

Bibliografia modifica

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