Giovanni Passannante
anarchico italiano (1849-1910), autore di un fallito tentativo di uccidere il re d'Italia Umberto I di Savoia
Giovanni Passannante (1849 – 1910), anarchico italiano.
Citazioni di Giovanni Passannante
modifica- Dal 1860 fin'oggi tutti i liberali che sono stati al potere non hanno mai dato conto del loro operato, sicché occorre prima sbarazzarci di costoro; poi giù le autorità tutte: dobbiamo governare in nome di Cristo.[1]
- I regni surti dalla rivoluzione cadono colle rivoluzioni. I regni poggiati sull'amore sono stabili come il regno di Cristo.[2]
- Il Governo passato era rappresentato dalle tre proverbiali F, significanti: Festa, farina e forca, alle quali oggi sono sostituite le tre P, e cioè: Parlate, pagate e piangete![3]
- La maggioranza che si rassegna è colpevole. La minoranza ha il diritto di richiamarla.[4]
- La tassa sul macinato è un delitto commesso, una perfetta inquisizione del Santo Ufficio che si è voluto dare al popolo come premio.[5]
- Non curo la morte, ma non voglio passare per pazzo; cadrebbe il principio e mostrerei il contrario delle mie azioni. Che importa a me la vita? Voglio che il principio si mantenga.[6]
- Non vi fidate di Garibaldi! Perché Garibaldi ama la monarchia.[7]
- Non nutro rancori contro Umberto I, ma ho un odio innato contro tutti i regnanti.[8]
- Non sono né internazionalista, né socialista. Non capisco anzi che cosa significhino le parole internazionalismo e socialismo. Il mio ideale è la Repubblica Universale.[9]
Citazioni su Giovanni Passannante
modifica- Aveva ceduto ad un impeto irresistibile di rivolta, lo torturò il re magnanimo a mente fredda durante trentadue anni, minuto per minuto, fino a consumazione. (Luigi Galleani)
- Dappertutto una pioggia continua di fiori e di cappellini con motti, con poesie, auguri; uno sporgersi dai balconi, un ondeggiare di popolo, uno sventolare di fazzoletti [...] Il cocchio reale era giunto fra san Giovanni a Carbonara e la Carriera Grande, vie traversanti rioni popolari e poveri; moltissimi si premevano attorno ai Sovrani, che erano quasi isolati. Quand'ecco un uomo, male in arnese, sottile di persona, brutto di volto, feroce negli occhi, avente la mano avvolta in un panno rosso, si slanciò dalla folla allo sportello della carrozza; saltò sullo scalino del montatorio e cercò con un coltello di colpire il re. (Felice Venosta)
- Governanti d'Italia, abbiate dunque pietà della povertà della popolazione! L'attentato di Passannante è un avvertimento. Nelle risposte che egli dà nel corso dei suoi interrogatori, s'intravvede, a momenti, ciò che passa nel cervello di coloro che sono profondamente irritati dallo stato di indigenza delle classi meno abbienti. Il parlamento continua a votare milioni e milioni per fortificazioni, corazzate, uniformi, palazzi ed archi di trionfo. Non vede che sta preparando la strada alle future rivoluzioni politiche e sociali. (Émile de Laveleye)
- I regicidi non li uccidono, ma al contrario, prolungano la loro vita, perché sentano meglio la morte. Guardate Passannante ed Acciarito, entrambi pazzi. [...] Tutti coloro che hanno fatto vivere Passannante sono stati promossi di grado e decorati, perché certi grand'uomini hanno bisogno, per vivere, delle sofferenze degli eroi che li fanno tremare. (Amilcare Cipriani)
- Ora, o signori, quest'attentato è una rivelazione. Mettiamoci una mano sulla coscienza: quanti siamo qui dentro credevamo impossibile un fatto di questa natura. Perché è desso avvenuto? È un fatto isolato? Chi armò la mano di quel miserabile assassino? Io non lo so. Appartiene all'autorità giudiziaria con le sue indagini spargere qualche raggio di luce su questo doloroso mistero. Ma il paese, o signori, è stato gettato in una angosciosa inquietudine da questo fatto, e da quelli che hanno dimostrato di avere con esso una eloquente corrispondenza, intrapresi a danno di pacifici cittadini, con brutalità indegna di uomini che vivono in mezzo ad un popolo così civile ed abituato all'esercizio delle libertà, quale si è mostrato da quattro lustri il popolo italiano. (Pasquale Stanislao Mancini)
- Passanante si nomina presidente della Società politica e fa il cuoco. (Cesare Lombroso)
- Passannante è rimasto seppellito vivo, nella più completa oscurità, in una fetida cella situata al di sotto del livello dell'acqua, e lì, sotto l'azione combinata dell'umidità e delle tenebre, il suo corpo perdette tutti i peli, si scolorì e gonfiò [...] il guardiano che lo vigilava a vista aveva avuto l'ordine categorico di non rispondere mai alle sue domande, fossero state anche le più indispensabili e pressanti. Il signor Bertani [...] poté scorgere quest'uomo, esile, ridotto pelle e ossa, gonfio, scolorito come la creta, costretto immobile sopra un lurido giaciglio, che emetteva rantoli e sollevava con le mani una grossa catena di 18 chili che non poteva più oltre sopportare a causa della debolezza estrema dei suoi reni.[10] (Salvatore Merlino; )
- Signori, pensiamo ai poveri digiuni, andiamo a desinare... anche per un po' di riguardo ai cuochi... che vedete cosa fanno!... (Umberto I di Savoia)
Note
modifica- ↑ Citato in Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, Galzerano, 2004, p. 49.
- ↑ Citato in Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, p. 128.
- ↑ Citato in Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, p. 388.
- ↑ Citato in Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, p. 383.
- ↑ Citato in Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, p. 694.
- ↑ Citato in Cesare Lombroso, Pazzi ed anomali, S. Lapi, 1890, p. 315.
- ↑ Citato in Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, p. 259.
- ↑ Citato in Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, p. 47.
- ↑ Citato in Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, p. 48.
- ↑ Citato in L'Italia così com'è, 1891; in Errico Malatesta, Al caffè, 1922.
Bibliografia
modifica- Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante. La vita, l'attentato, il processo, la condanna a morte, la grazia "regale" e gli anni di galera del cuoco lucano che nel 1878 ruppe l'incantesimo monarchico, Galzerano, Casalvelino Scalo, 2004.
- Cesare Lombroso, Pazzi ed anomali, S. Lapi, Città di Castello, 1890.
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