Ferrari 641 F1
monoposto di Formula 1 realizzata dalla scuderia Ferrari per il campionato di Formula 1 1990
Citazioni sulla Ferrari 641 F1 e 641/2.
- Cesare Fiorio mi aveva permesso di sviluppare la macchina senza nessun impedimento sia del passato, cioè del progetto precedente, che nell'immediato. [...] Ricordo che comunque facemmo un lavoro incredibile per controllare la variazione del carico aerodinamico rispetto al modificarsi della temperatura dell'asfalto e dell'aria. Questo era un lavoro, per esempio, dedicato al Messico dove si correva sopra i 2000mt sul livello del mare. In galleria del vento riuscimmo a riprodurre la stessa densità dell'aria che si trovava a Città del Messico. Questo ci permise di trovare un setup che ci fece guadagnare un 10% (rispetto al 20% che si perdeva su quella pista) e quindi di fare una doppietta in gara con Prost primo e Mansell secondo.
- [«Come è andato avanti lo sviluppo con due piloti così diversi come Prost e Mansell?»] È stato un vantaggio lavorare con due piloti che avevano due stili di guida così diversi. Nigel mi chiese subito la sospensione posteriore anti-squat e lo sviluppo della macchina lo fece soprattutto lui perchè Prost non era ancora disponibile. Alain si trovò subito bene con il telaio. Lui soprattutto rivolgeva le sue attenzioni al motore una volta arrivato alla Ferrari. Voleva un motore guidabile, non aggressivo che era più nello stile di guida anche fisico di un Mansell. Prost era davvero preciso e ci ha fatto capire diverse cose su come migliorare il motore. Per esempio, la maggior parte dei piloti utilizzava una corsa del pedale dell'acceleratore di circa 20-24mm, lui 70mm perchè i primi 25-30mm non erano quelli che utilizzava per fare funzionare la vettura. In caso contrario li diventavano quando si toccava un cordolo oppure la pista era bagnata per evitare l'arrivo della coppia dal motore. Nigel voleva l'opposto cioè subito la potenza e questo ci ha permesso di mettere comunque insieme una serie di informazioni e dati utili per migliorare la macchina.
- [«Quale fu il suo pensiero quando vide la 640 di Barnard, macchina su cui poi lei ha lavorato per realizzare la 641/2?»] Io chiaramente vidi la macchina in pista già nel corso dell'anno quando ero alla Williams. Quando la Ferrari mi chiamò sapevo che dovevo realizzare una vettura nuova, ma io arrivai il 1º settembre del 1989 e subito dissi che in 4 mesi era difficile realizzare una macchina completamente nuova. Chiesi a Cesare Fiorio un mese di tempo per poter analizzare completamente tutta la 640 per vedere a chi livello era quella macchina. Trovammo cose positive e altre da poter migliorare. Io dovevo anche verificare quale differenza esisteva tra il concetto originale di Barnard rispetto ad altri sia a livello aerodinamico che strutturale. Questo mese me lo presi solo per analizzare tutto senza modificare nulla, un po' come fa un medico quando visita un paziente. [...] Abbiamo fatto prove su tutto, dalle rigidezze verticali, alle dimensioni del radiatore visto che la vettura era davvero stata concepita al limite ma se variavano temperatura o altro andava in crisi. Abbiamo aumentato quindi le pance e le dimensioni del radiatori. Ho rivisto e aumentato anche la rigidezza strutturale. In quel periodo bisognava girare a 5mm da terra dopo i 240km/h, quindi la rigidezza tra motore e telaio doveva essere perfetta altrimenti la vettura "picchiava" sull'asfalto nella parte centrale e si creavano diversi problemi. Abbiamo rinforzato quindi tutta la struttura. La parte aerodinamica era buona, ci siamo concentrati su un lavoro dell'alettone posteriore per rendere meno "squadrata" la vettura rispetto alla 640.
- [«La 641/2 era più veloce della MP4/5B?»] Sì, la 641/2 era più veloce della Mclaren, il mondiale non venne vinto per questioni tra Senna e Prost e non per un problema creato dalla Ferrari.
- [«Si aspettava che la 641/2 diventasse una delle Ferrari più iconiche della storia?»] Sono rimasto stupito anche io nel vedere che per i ferraristi e gli appassionati questa macchina sia ricordata così positivamente. Anche il "Moma" [il Museum of Modern Art di New York] ha deciso di averla nella sua mostra come grande prodotto italiano.
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