Elezioni presidenziali in Russia del 1996
elezioni presidenziali russe del 1996
Citazioni sulle elezioni presidenziali in Russia del 1996.
Citazioni
modifica- Anche i giovani votano per noi [comunisti], vedrà, vedrà. [«Anche quelli che sono andati ad affollare i concerti rock di Eltsin?»] Quelli sono stati portati coi pullman, gratis. (Gennadij Zjuganov)
- Governo comunista? Ma noi non abbiamo mai usato questa locuzione. Io sarò il presidente espresso di un fronte nazionale e patriottico ben più ampio dei comunisti. Il governo che vogliamo fare non sarà un governo comunista, ma un governo di coalizione, con tutte le forze più rappresentative del paese. Inoltre noi abbiamo detto - è un impegno elettorale molto importante - che il primo ministro non sarà nominato senza la ratifica formale da parte della Duma. Insomma noi vogliamo un governo di fiducia popolare, non un governo comunista. (Gennadij Zjuganov)
- Nel 1996 i numeri di Eltsin nei sondaggi crollarono e gli oligarchi russi temevano che sarebbe stato scalzato dal Cremlino per mano dei comunisti. Così decisero di intervenire comprando le elezioni per lui. In cambio, Eltsin, la sua famiglia e i suoi consiglieri sarebbero stati in debito con gli oligarchi e il loro denaro sporco. (John Sweeney)
- Odio i "media indipendenti" e "l'opinione pubblica democratica" che hanno garantito ampio sostegno a uno degli avvenimenti più drammatici di svolta nella nostra storia recente – la falsificazione delle elezioni presidenziali del '96. [...] Adesso paghiamo perché nel '96 abbiamo pensato che falsificare i risultati delle elezioni non è sempre un male: il fine ha giustificato i mezzi. (Aleksej Naval'nyj)
- Oggi alcuni dicono con soddisfazione che in Russia c'è la libertà, ma questa esiste forse soltanto nelle grandi città, Mosca, dove stampa e intellighentzija possono esprimersi abbastanza liberamente. Provate a farlo in provincia! La verità è che da noi la democrazia non c'è mai stata e non esiste neppure adesso. Abbiamo 100-150 persone che stanno sull'Olimpo e gestiscono tutto. Arrivano le elezioni, e molti si domandano: per chi votare, se non c'è nessuno che merita il nostro voto? È vero, non c'è nessuno che lo merita. Siamo in una trappola. Molti intellettuali mi dicono: pur essendo Eltsin un leader che non risponde ai nostri auspici, siamo costretti a votare per lui perché è il meno peggio. Ma bisogna dimenticare i leader, bisogna imparare a puntare su noi stessi. (Aleksandr Isaevič Solženicyn)
- Ricandidare Eltsin è un suicidio. [...] Dopo tutto quello che è accaduto, scommettere su Eltsin è il miglior regalo che il fronte pro-riforme può fare ai comunisti. (Egor Timurovič Gajdar)
- [«È proprio sicuro di voler essere rieletto?»] Ci ho pensato su sei mesi, da un lato volevo riposare, stare finalmente in pace, in famiglia; dall'altro volevo evitare ad ogni costo che un comunista diventasse presidente. Pietro il Grande non finì le sue riforme, l'imperatrice Caterina neppure, lo zar Alessandro II neanche, almeno io voglio finire quello che ho cominciato.
- So che molti di coloro che al primo turno hanno votato comunista non volevano un ritorno al passato, ma intendevano segnalare il malcontento per le difficoltà della vita odierna. Li capisco, perché io stesso sono rattristato da molti aspetti della nostra vita. Ma se il 3 luglio saranno la nostra stanchezza e la nostra pena a votare, per la Russia sarà il disastro.
- [«Cosa accadrà se i comunisti vincono?»] La guerra civile tra Rossi e Bianchi. Tutto ricomincerà da capo e la Russia andrà in pezzi.
- A me il potere non interessa, volevo far circolare l'idea e credo di esserci riuscito. Gorbaciov ha idee simili alle mie, ma voleva fare da solo. Javlinskij è un ragazzo che non ha mai fatto niente di concreto e che vede solo un capitalismo dal volto umano. È già qualcosa ma non la penso così. E poi io penso che la Russia è diventata una specie di Titanic che sta affondando. Non potevo restare con le mani in mano di fronte al disastro. Almeno una testimonianza. Non tutti possono farlo, io potevo, e l'ho fatto.
- [«Qual è il suo modello?»] Semplice: azionariato popolare di massa, creazione di una classe estesa di proprietari. La base della democrazia è composta di questi strati che pagano tasse ragionevoli. Invece qui abbiamo creato una classe di distributori: piccolissima, 1,5%. E una enorme massa di salariati in condizione di totale assoggettamento. Eltsin è il rappresentante dei primi. Troppo pochi e troppo avidi per produrre stabilità. Per questo affondiamo. Perché paghiamo un litro di acqua minerale francese tanto quanto un contadino russo impiega per produrre 42 litri di latte.
- [«Azzardi una previsione: chi vincerà?»] Vince Eltsin, probabilmente al primo turno. [«Ma corrisponde a quello che lei conosce del Paese?»] Non corrisponde affatto. Vuol dire che si è messo d'accordo con la Commissione elettorale centrale. Se qualcuno protesterà sarà represso senza esitazioni. Il mondo starà a guardare, magari con un po' di disgusto, ma lascerà fare.
- Eltsin potrebbe garantire una sorta di stabilità estremamente pericolosa, guidando un governo che mente con metodo, che ruba e corrompe, che riduce progressivamente i diritti umani. La Russia è già oggi uno strano paese, ha un sistema di governo sostanzialmente comunista mascherato da slogan anticomunisti. Un sistema molto ipocrita, che invece di screditare il comunismo finisce per screditare la democrazia.
- Il 16 giugno ho votato per Javlinskij. Il 3 luglio voterò contro tutti. Ma ci tengo a precisare che è solo la mia posizione personale: non invito nessuno a seguirla. Anzi, facendo un ragionamento politico, sono costretto ad ammettere che Eltsin sia l'opzione più conveniente. Ma non me la sento di dargli il mio voto.
- [Rivolto a El'cin] Oggi Lei si presenta come unica alternativa a Ziuganov e Zhirinovskij. Ma sbaglia: siete molto più simili, che diversi. E se ci toccherà di scegliere tra di voi, il nostro voto assomiglierà alla scelta tra diverse protezioni mafiose, tra chi è un po' meno avido e pericoloso. Rifiuto i «rossi» e i «bruni», ma non voterò nemmeno per Lei. E sconsiglio la gente onesta dal farlo. Non posso continuare a lavorare con un presidente che non ritengo né sostenitore della democrazia, né garante delle libertà e dei diritti. Da oggi non faccio più parte di nessun organismo presidenziale. Penso che Lei non rimpiangerà il mio abbandono. Nemmeno io.
- So bene cosa accadrebbe [se vincesse Gennadij Zjuganov]: ci sarebbero di nuovo prezzi fissati dallo Stato per certi prodotti, cui seguirebbe un'impennata dell'inflazione, dopodiché tornerebbero a mancare i beni di consumo, ricomparirebbero le code e le tessere per il razionamento. Avremmo tentativi di confiscare le proprietà private, di limitare la libertà di stampa, e varie forme di repressione. Un disastro. [...] Mi spaventa. Ma i comunisti sarebbero incapaci di creare una stabilità, sarebbero gli autori della loro stessa precipitosa caduta, ne sono certo.
- A me non interessava Eltsin ma il paese e la situazione nel paese in quel momento era paradossale. La cosa che il leader comunista Zjuganov temeva più di tutto era di vincere, perché non sapeva cosa farsene della vittoria.
- El'cin o Zjuganov. È stata una scelta tra "pessimo" e "pessimissimo".
- Il voto del 3 luglio è una scelta tra nuova e vecchia società. Qualcuno sostiene che il mio programma e quello di Eltsin sono incompatibili, ma la nostra è l'unione di due persone che credono alla possibilità di costruire un futuro non comunista per la Russia. Libertà e ordine, democrazia e patriottismo, non saranno più concetti contrastanti. Oggi abbiamo la libertà senza l'ordine. I comunisti vogliono l'ordine senza la libertà. Io voglio l'ordine e la libertà.
- Se Zjuganov fosse salito al potere, la nostra caduta sarebbe stata ancora più precipitosa e probabilmente più sanguinosa.
- Boris Eltsin comincia la sua campagna presidenziale con una nuova immagine, un nuovo stile ormai evidente. Una voltafaccia clamoroso da presidente democratico a «falco» nazional-patriottico che si sta consumando sullo sfondo della tragedia di Pervomajskaja, forse la più grave e drammatica sconfitta di Eltsin. E dopo l'esordio del Presidente in questo inedito ruolo, i suoi ultimi sostenitori liberali rompono con lui, lasciandolo senza sostegno.
- Il cambio di rotta sembra ormai compiuto: la campagna elettorale di Eltsin si baserà, come ha detto Egor Gaidar, su slogan «nazional-imperiali». E sulla ricerca di un accordo con i comunisti.
- Per gli ex alleati Eltsin ormai è uguale a Ziuganov e Zhirinovskij. E quest'ultimo paradossalmente è l'unico che applaude la nuova linea del Presidente. «Se va avanti così non potremo più criticarlo», ha commentato ieri. E c'è già qualcuno che sospetta che Zhirinovskij in realtà stia giocando in coppia con il Cremlino e che all'ultimo momento ritirerà la sua candidatura invitando i suoi elettori a votare per Eltsin.
- In un panorama di generale prostituzione politica come è quello russo, io sono una vergine vestita di bianco. Quaranta milioni di elettori diserteranno le solite prostitute e correranno fra le braccia della vergine. Il 16 giugno faremo una bella orgia.
- L'unica cosa che mi sento di affermare è che le elezioni ci saranno. Evitarle è ormai impossibile, anche se ci hanno provato fino all'ultimo. Quello che temo è il dopo 16 giugno. Il 17 o il 18 potrebbero esserci disordini, problemi...
- Io sono contro ogni tentativo di violare la Costituzione. Spero solo che non ci siano falsificazioni troppo pacchiane. Per il resto, che al Cremlino ci sia uno zar o un segretario generale, per me è esattamente la stessa cosa.
- Degli undici candidati uno solo può chiamarsi a buon diritto patriota. E sono io. Gli altri sono tutti, in varia misura, legati all'Occidente. E poi di quale terza forza lei sta parlando? Di terza forza ce n'è una sola, quella dei patrioti. La Russia ha vissuto due periodi, quello comunista e quello cosiddetto democratico. Quando arriverò io al potere sarà la volta del periodo patriottico.
- I comunisti non penso ce la faranno. Lo sa perché? Perché non hanno costruito un vero fronte nazional-patriottico. Dovevano proporre un fronte dell'opposizione unita. Invece sono rimasti avvolti nel sudario delle loro bandiere rosse. Troppo poco per vincere.
- Se [i comunisti] arrivassero al potere, gli unici a spaventarsi sul serio sarebbero quelli che si sono arricchiti come risultato delle riforme cosiddette democratiche. Sebbene questi siano piuttosto pochi, si può dire che sono abbastanza compatti e bene armati. Non c'è imprenditore, o banchiere, o commerciante che non abbia il suo piccolo gruppo di vigilantes. Qualcuno ha addirittura dei veri distaccamenti militari. Tutti insieme possono creare non pochi problemi. E ci sarà una parte della popolazione che, subito delusa dall'impossibilità di riavere quello che ha perduto, appoggerà i "democratici". Se avviene questo sarà una tragedia. Ma la stessa tragedia l'avremo con l'arrivo al potere dei democratici. Perché può accadere solo con una truffa elettorale. Se la gente si rivolta in forme dure potrà scorrere del sangue. E il regime dei democratici nei fatti si confermerà come un sanguinoso regime fascista, un regime di occupazione dell'Occidente.
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