Dietrich Bonhoeffer

teologo tedesco

Dietrich Bonhoeffer (1906 – 1945), pastore e teologo evangelico tedesco.

Dietrich Bonhoeffer con gli scolari nel 1932

Citazioni di Dietrich Bonhoeffer modifica

  • Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini.[1]
  • Ai pensatori idealistici potrà sembrare fuori luogo per un'etica Cristiana parlare prima di diritti e solo più tardi di doveri. Ma la nostra autorità non è Kant; è la Sacra Scrittura, ed è proprio per questa ragione che noi dobbiamo parlare per prima cosa dei diritti della vita naturale, cioè di ciò che è dato alla vita, e solo dopo di ciò che è richiesto alla vita.[2]
  • Dio è vicino a ciò che è piccolo, ama ciò che è spezzato. Quando gli uomini dicono: «perduto», egli dice: «trovato»; quando dicono «condannato», egli dice: «salvato»; quando dicono: «abietto», Dio esclama: «beato!».[3]
  • Dio non esaudisce i nostri desideri, ma realizza le sue promesse.[4]
  • [...] il problema cristologico è per sua natura di tipo ontologico. Il suo scopo consiste nell'elaborare la struttura ontologica del chi [è Gesù Cristo], senza incorrere nello Scilla della domanda sul come o nella Cariddi della domanda sul che.[5]
  • La chiesa deve uscire dalla sua stagnazione. Dobbiamo tornare all'aria aperta del confronto spirituale con il mondo. Dobbiamo rischiare di dire anche delle cose contestabili, se ciò permette di sollevare questioni di importanza vitale. Come teologo "moderno", che tuttavia porta ancora in sé l'eredità liberale, io sono tenuto a mettere sul tappeto tali questioni. Tra i giovani ce ne saranno molti che connettono in sé le due cose.[6]
  • Non c'è nulla che possa sostituire l'assenza di una persona a noi cara. Non c'è alcun tentativo da fare: bisogna semplicemente tenere duro e sopportare.
    Ciò può sembrare a prima vista molto difficile, ma è al tempo stesso una grande consolazione, perché finché il vuoto resta aperto si rimane legati l'un l'altro per suo mezzo.
    È falso dire che Dio riempie il vuoto. Egli non lo riempie affatto ma lo tiene espressamente aperto, aiutandoci in tal modo a conservare la nostra antica reciproca comunione, sia pure nel dolore. Ma la gratitudine trasforma il tormento del ricordo in una gioia silenziosa. I bei tempi passati si portano in sé non come una spina, ma come un dono prezioso.
    Bisogna evitare di avvoltolarsi nei ricordi, di consegnarci ad essi, così come non si resta a contemplare di continuo un dono prezioso, ma lo si osserva in momenti particolari e per il resto lo si conserva come un tesoro nascosto di cui si ha la certezza.
    Allora sì che dal passato emanano una gioia e una forza durevoli.[7]
  • Per il bene la stupidità è un nemico più pericoloso della malvagità. Contro il male è possibile protestare, ci si può compromettere, in caso di necessità è possibile opporsi con la forza; il male porta sempre con sé il germe dell'autodissoluzione, perché dietro di sé nell'uomo lascia almeno un senso di malessere. Ma contro la stupidità non abbiamo difese.
    [...] osservando meglio, si nota che qualsiasi ostentazione esteriore di potenza, politica o religiosa che sia, provoca l'istupidimento di una gran parte degli uomini. Sembra anzi che si tratti di una legge socio-psicologica.
    La potenza dell'uno richiede la stupidità degli altri. Il processo secondo cui ciò avviene, non è tanto quello dell'atrofia o della perdita improvvisa di determinate facoltà umane – ad esempio quelle intellettuali – ma piuttosto quello per cui, sotto la schiacciante impressione prodotta dall'ostentazione di potenza, l'uomo viene derubato della sua indipendenza interiore e rinuncia così, più o meno consapevolmente, ad assumere un atteggiamento personale davanti alle situazioni che gli si presentano.
    Il fatto che lo stupido sia spesso testardo non deve ingannare sulla sua mancanza di indipendenza. Parlandogli ci si accorge addirittura che non si ha a che fare direttamente con lui, con lui personalmente ma con slogan, motti ecc. da cui egli è dominato. È ammaliato, accecato, vittima di un abuso e di un trattamento pervertito che coinvolge la sua stessa persona. Trasformatosi in uno strumento senza volontà, lo stupido sarà capace di qualsiasi malvagità, essendo contemporaneamente incapace di riconoscerla come tale. Questo è il pericolo che una profanazione diabolica porta con sé. Ci sono uomini che potranno essere rovinati per sempre.[8]
  • Noi non possiamo essere onesti senza riconoscere che ci occorre vivere nel mondo etsi Deus non daretur... Davanti a Dio e con Dio noi viviamo senza l'ipotesi di Dio... Si tratta cioè di vivere davanti a Dio l'assenza di Dio.[9]
  • Portare il peso dell'altro significa sopportare la realtà creaturale dell'altro, consentire ad essa e arrivare attraverso la sopportazione a trarne motivo di gioia.[10]
  • [Sui Salmi] Si rimane sorpresi di primo acchito che nella Bibbia vi sia un libro di preghiere. La Bibbia non è infatti tutta una Parola di Dio rivolta a noi? Ora le preghiere sono parole umane, e perciò, come possono trovarsi nella Bibbia? Se la Bibbia contiene un libro di preghiere, dobbiamo dedurre che la Parola di Dio non è soltanto quella che egli vuole rivolgere a noi, ma è anche quella che egli vuole sentirsi rivolgere da noi.[11][12]
  • Sono effettivamente ciò che gli altri dicono di me? | Oppure sono solamente ciò che io conosco di me stesso?[13]

Citato in Edwin Robertson, La forza del debole modifica

  • È gratificante vedere qui[14]tanti volti profondamente compresi, ai quali non si addicono tutte le cose dette contro il cattolicesimo. Sia i bambini che gli adulti si confessano con un fervore sincero che commuove. Non è detto che la confessione porti necessariamente ad una vita piena di scrupoli; anche se questo spesso avviene, e avverrà sempre con le persone più austere... Per le persone più semplici è l'unico modo di parlare con Dio, mentre per quelli religiosamente più evoluti è la realizzazione dell'idea della Chiesa che trova la sua pienezza nella confessione e nell'assoluzione.[15] (p. 46)
  • Tutta la nostra vita è un Avvento, cioè attesa dell'ultimo evento. Attesa del tempo in cui ci saranno un nuovo cielo e una nuova terra, in cui tutti gli uomini saranno fratelli ed esulteranno con le parole degli angeli: «Pace sulla terra e agli uomini di buona volontà». Imparate ad aspettare! Perché egli ha promesso che verrà: «Ecco, sto alla porta e busso». E noi lo invochiamo: «Sì, vieni presto, Signore Gesù». Amen.[16] (pp. 55-56)
  • Dobbiamo trovare Dio in ciò che conosciamo, non in ciò che non comprendiamo; Dio vuole che constatiamo la sua presenza, non in problemi irrisolti ma in quelli risolti. Questo è vero della relazione fra Dio e la conoscenza scientifica, ma è anche vero dei più grandi problemi umani della morte, della sofferenza e della colpa. Oggi, anche per queste domande, è possibile trovare risposte umane che non tengano alcun conto di Dio.[17] (p. 284)
  • La debolezza della teologia liberale sta nel fatto che concede al mondo il diritto di stabilire il posto di Cristo nel mondo; nel conflitto fra la Chiesa ed il mondo, essa ha accettato le condizioni di pace relativamente facili dettate dal mondo.[18] (p. 290)

Sequela modifica

  • Grazia a buon prezzo è annunzio del perdono senza pentimento.
  • La grazia è a caro prezzo soprattutto perché è costata molto a Dio.
  • La grazia a buon prezzo è il nemico mortale della nostra Chiesa.
  • Grazia e azione devono restare unite. Non c'è fede senza opera buona, come non c'è opera buona senza fede. (§ 273)[19]

Venga il tuo regno modifica

  • Chi cerca di sfuggire alla terra non trova Dio, trova solo un altro mondo, il suo mondo, più buono, più bello, più tranquillo, un mondo ai margini, ma non il Regno di Dio, che comincia in questo mondo.
  • Chi fugge la terra per trovare Dio, trova solo se stesso. Chi fugge Dio per trovare la terra, non trova la terra – come terra di Dio –, ma trova l'allegro teatro di una guerra tra buoni e malvagi, pii ed empi, guerra che lui stesso scatena, trova se stesso.
  • È capace di credere al Regno di Dio solamente chi è così in cammino, chi ama la terra e Dio insieme.
  • I pellegrini, che amano la terra che li porta – e ciò per il solo fatto che essa li porta incontro a quel paese straniero che amano più di ogni altra cosa – altrimenti non sarebbero in cammino.
  • Il miracolo e l'ordine sono le due forme nelle quali si presenta il Regno di Dio in terra, nelle quali esso si scinde: il miracolo come la forza che infrange ogni ordine, e l'ordine come conservazione in vista del miracolo.
  • Il Regno di Dio è il regno della risurrezione in terra.
  • Il suo compito [dello Stato] non è di creare nuova vita, ma di conservare la vita data.
  • In questo sta la vera maledizione che pesa sulla terra: non che essa deve portare spine e cardi, ma che nasconde il volto di Dio, che nemmeno i solchi più profondi della terra ci rivelano il Dio nascosto.
  • Non siate uomini ai margini della realtà, ma siate forti!

Citazioni su Dietrich Bonhoeffer modifica

  • Bonhoeffer era tutto umiltà e dolcezza; sembrava sempre diffondere un'atmosfera di felicità, di gioia in ogni più piccolo evento della vita, e di profonda gratitudine per il solo fatto di essere vivo. C'era qualcosa che somigliava al cane nello sguardo di fedeltà nei suoi occhi e nella sua gioia se gli dimostravamo che ci piaceva. Era uno dei pochissimi uomini che abbia mai incontrato per i quali Dio era reale e sempre vicino. (Sigismund Payne Best)

Note modifica

  1. Perdonaci i nostri peccati, su Netflix. URL consultato il 25 febbraio 2022.
  2. Da Etica; citato in Andrew Linzey, Teologia animale, traduzione di Alessandro Arrigoni, Cosmopolis, Torino, 1998, p. 22. ISBN 978-88-87947-01-4
  3. Citato in Ermes Ronchi, Sciogliere le vele. Commento ai vangeli festivi. Anno A, Edizioni San Paolo, 2004, p. 92.
  4. Citato in Messaggero di San'Antonio, dicembre 2009, p. 10.
  5. Da Cristologia, § 12; citato in Gibellini, p. 113.
  6. Da una delle ultime lettere dal carcere, 3 agosto 1944; citato in Gibellini, p. 126.
  7. Dalla lettera a un amico, vigilia di Natale 1943, in Resistenza e resa, citato in Pierpaolo Valli, Il paese delle lacrime: come accompagnare il lutto, Àncora Editrice, Milano, 2021, p. 102. ISBN 978-88-514-2454-1
  8. Da Della stupidità.
  9. Citato in Enzo Bianchi, La differenza cristiana, Einaudi, 2006, I, 4.
  10. Da Vita comune.
  11. Citato in Gianfranco Ravasi, Esercizi spirituali, Fabbri Editori, I classici dello spirito, Milano, stampa 1998, pp. 108-109.
  12. Da Pregare i Salmi con Cristo; citato meno estesamente, con piccole varianti, in Gianfranco Ravasi, L'incontro. Ritrovarsi nella preghiera, Oscar Mondadori, Milano, 2014, p. 10. ISBN 978-88-04-63591-8
  13. Da Chi sono io?, in Chi sono io? Meditazioni dal carcere, traduzione di Manuel Kromer, Claudiana, Torino, 2005, p. 9. ISBN 88-7016-514-0
  14. Nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Cfr. La forza del debole. Vita e pensiero di Dietrich Bonhoeffer, p. 46.
  15. Dal Diario del soggiorno romano, citato in E. Bethge, Dietrich Bonhoeffer: a Biography, E. T. Collins, 1970, p. 39.
  16. Dalla predica pronunciata a Barcellona per la comunità di lingua tedesca il 2 dicembre 1928, in (DE) Da O. Dudzus, Dietrich Bonhoeffer: Predigten, Auslesungen, Meditationen, vol I, Kaiser Verlag, Monaco, 1984, p. 213.
  17. Da una lettera del 29 maggio 1944, in Letters and Papers from Prison, E. T., SCM Press, 1971, pp. 311-312.
  18. Da Letters and Papers from Prison, p. 327.
  19. Citato in Gibellini, p. 115.

Bibliografia modifica

  • Edwin Robertson, La forza del debole, vita e pensiero di Dietrich Bonhoeffer, introduzione di Alberto Gallas, traduzione di Annabella Piattelli Palmarini, Città Nuova, Roma, 1992. ISBN 88-311-2653-9
  • Dietrich Bonhoeffer, Venga il tuo regno, traduzione di J. Schenk, Queriniana, 1988.
  • Dietrich Bonhoeffer, Sequela, traduzione di M. C. Laurenzi, Queriniana, 2008.
  • Dietrich Bonhoeffer, Vita comune, traduzione di M. C. Laurenzi, Queriniana, 2007.
  • Rosino Gibellini, La teologia del XX secolo, Queriniana, Brescia, 1999. ISBN 88-399-0369-0

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