Corleone (film)

film del 1978 diretto da Pasquale Squitieri

Corleone (film)

Immagine Corleone 1978.png.
Titolo originale

Corleone

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1978
Genere drammatico
Regia Pasquale Squitieri
Soggetto Pasquale Squitieri e dal romanzo I complici. Gli anni dell'antimafia di Orazio Barrese
Sceneggiatura Orazio Barrese, Massimo De Rita, Dino Maiuri, Pasquale Squitieri
Produttore Mario Cecchi Gori
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
Note

Corleone, film italiano del 1978 con Giuliano Gemma, Stefano Satta Flores, Michele Placido e Claudia Cardinale, regia Pasquale Squitieri.

  • C'è bisogno che vi spieghi che la vita di un amico per mia è sacra come l'ostia consacrata? (Don Giusto Provenzano)
  • Capolista è il barone Miceli? Ma allora tutti a lui vanno. Non t'illudere: u primo e tutto, il resto è zero tagghiato. (Vito Gargano)
  • Ci hanno ucciso il rispetto dell'umano, trattandoci a uso di bestie senza nessuna pietà. Crepati di fatica e di fame. Strisciando come vermi per paura! Vito, a ridurre un uomo così è cento volte peggio che ucciderlo e questo loro ci hanno ridotto. (Michele Labruzzo)
  • Giustizia, sindacati, democrazia. Belle parole inventate da chiddi che le sanno mettere una in culo all'autra. E poi tutte le parole del mondo in culo all'umanità. (Don Giusto Provenzano)
  • Avete sentito che ha detto Don Giusto? Che ce ne dobbiamo tornare a casa! A schiattare di fame! A vidiri i picciriddi morire di tubercolosi! Assentati, giusto Don Giusto? Morti e assennati! Lottare, non potete! Pigliarci quello che è nostro, no! Perché sennò loro la buona Pasqua a luparate ci danno! E per sfregio maggiore, ci fanno sparare dai fratelli nostri! (Michele Labruzzo)
  • Forza! Sparate! Fatevi assassini del sangue proprio! Sparate! Tanto gente miserabile siamo! Ca vale poco! Servi dobbiamo restare! (Michele Labruzzo)
  • Una lupara ti hanno dato e tu l'anima ci consegnasti! (Michele Labruzzo)
  • Ognuno di noi deve essere difensore della propria carna umana. (Carmelo)
  • Tutto è personale. Ogni pezzo di merda che dovessimo mangiare, è personale. Anche quando crepi è personale. È questo che fa un uomo. Per mia tutto è personale. (Don Giusto Provenzano)
  • Non sono il tipo che impone la mia amicizia a chi non la sa meritare. E mai un secondo favore fazzo, se non si è apprezzato il primo. (Don Giusto Provenzano)
  • Un figlio non lo vuoi? E che voi, ah? Parla! Non lo capisci che la famiglia significa rispetto, significa forza! Ma chi è un uomo senza famiglia? Che conta? Chi lo difende? (Vito Gargano)
  • La vita sua mi affidò... E io i fochi di Santa Rosalia ci fazzo! (Don Giusto Provenzano)
  • Ora imparasti pure la specialità messinese. Brava, così va fatto il pesce spada alla ghiotta: capperi, sedano e pomodori freschi. (Don Giusto Provenzano)

Dialoghi

modifica
  • Maestra [legge]: "Corleone, un paese a 35 km da Palermo, con la più alta mortalità infantile della Nazione. I bambini muoiono di tubercolosi, di tifo e di quelli che sopravvivono molti hanno gravi menomazioni per tutta la vita. Il 50% della popolazione è analfabeta." Com'è diversa la realtà da quello che si legge sui libri.
    Vito Gargano: E io analfabeta non ci vogghio restare.
  • Maestra: Ma che vai facendo?
    Vito Gargano: La firma. Un uomo che non sa scrivere il suo nome, che omo è?
  • Michele Labruzzo: Chi non ha debiti, non è cristiano.
    Don Calogero: Che ne sai tu dei cristiani! Tu sovversivo sei! Nemico della religione, rovina famigghie, scomunicato senza Dio! E pure tu scomunicata! Fidanzata di un comunista! Non venire più in chiesa!
  • Vito Gargano: E tu con questi quattro miserabili vorresti fare la Rivoluzione? Gente che se cagano i mutanni se vedono una lupara.
    Michele Labruzzo: Sentimi bene, tu nun avi parrari accussì. 'Sti quatro miserabili è gente come a tia e come a mia. Morti de fame, senza panza, che hanno sputato sangue. Vito, tu dovresti essere con loro.
    Vito Gargano: Si, ci guadagnassimo solo la terra del campo Santo.
    Michele Labruzzo: Ma chi se ne fotte! Però per una volta nella vita ci togliamo la soddisfazione di essere ommini!
  • Michele Labruzzo: I padroni spartiscono pure i fratelli. Eh, lo dicevo per gli altri... a mia non ci pensavo.
    Vito Gargano: Ma stai zitto...
    Michele Labruzzo: E perché? Che cambia? Il mio destino lo conosco e adesso conosco pure il tuo, Vito. Ma sono contento per tia che t'assistemi.
    Vito Gargano: Azzittte...
    Vito Gargano: Hai ragione. Per certe cose non c'è bisogno di parole, di giustificazioni, non si possono... lo fai e basta. E poi ti scordi.
    Vito Gargano: Ma che minchia dici! Chi vuoi fottere a chiacchiere? Tu la morte te la sei cercata. Sì, viene. Viene prima o poi, ma tu non sai quando. E ti aspetta ogni angolo e haju crepare di paura.

Altri progetti

modifica