Caruggi di Genova

strada o vicolo, anche porticato, tipico dei centri storici liguri

Citazioni sui caruggi di Genova.

  • All'edificio [il teatro Carlo Felice] ho fatto un appunto, quello di non permettere di scendere dalla vettura al coperto. Mi hanno risposto che a Genova ci sono ben poche strade in cui si possa andare in vettura; non importa, è sempre un difetto capitale. [...] Le strade genovesi sono per la maggior parte strettissime, come ognuno sa, e nel mezzo sono pavimentate con mattoni a coltello, per facilitare il cammino ai muli con cui si fanno tutti i trasporti. (Stendhal)
  • Carruggi. Qui, moltitudini di bambini giocano attorno a povere p... nude, o seminude che si offrono sulla soglia dei loro bassi aperti. È una prostituzione simile al piccolo commercio delle strade. Esse si vendono semplicemente, come poco lontano si vendono castagne, fichi, enormi torte dorate, farinate di ceci. Si va nella vita complicata di questi profondi sentieri come si entrerebbe nel mare, nel fondo nero di un oceano stranamente popolato.
    Sensazione da novella araba. - Odori concentrati, odori ghiacciati, droghe, formaggi, caffè abbrustoliti, cacao deliziosi finemente tostati da cui s'esala amarume... - Passanti rapidi su questi marmi raschiati dallo scalpello. (Paul Valéry)
  • Ci sono carruggi e carruggi. Il centro storico di Genova è tutta una fitta ragnatela di vicoli che si intersecano uno nell'altro, diventando man mano sempre più stretti, luveghi e puzzolenti. Fra piazza Cavour, Sottoripa, via Gramsci e le grandi strade carrabili volute dalla borghesia nell'ottocento, coi loro negozi di lusso e il loro traffico di gente e di automobili, ci sono rebighi così oscuri che, oltre ai ratti, ospitano solo una umanità marginale che teme il risanamento urbanistico più ancora che la polizia e i carabinieri. Più o meno come i bagoni temono le disinfestazioni. Case e portoni di origine medievale dove le tracce della memoria hanno anche un corpo, un sapore e un odore. (Bruno Morchio)
  • [...] E quando il fato si accanisce Genova diventa un cul de sac, schiacciata com'è tra le montagne e il mare in un reticolato di carruggi, stradine talmente strette che non puoi nemmeno fare il Cristo in croce perché se allarghi le braccia ti graffi le mani contro i muri esterni delle case. (Gino Paoli)
  • E qui si consiglia, alla fine, un giro notturno nei carrugi, che sono le viscere vere di Genova, e che rappresentano con efficacia le viscere del mondo, per chi si lasci un po' andare. (Edoardo Sanguineti)
  • Genova che si perde in centro nei labirintici vecchi carrugi, | parole antiche e nuove sparate a colpi come da archibugi. (Francesco Guccini)
  • Genova da perder la via | solo vicoli e nicchie | che alla fine dei Giovi | ci si stappa le orecchie. (Kessisoglu & Friends per Genova)
  • Genova è magnifica, moltissime case somigliano piuttosto a palazzi, adorne di quadri dei migliori pittori italiani, però le strade sono così strette che due persone affiancate non riescono a passarci. In compenso, sono lastricate di marmo e molto pulite. (Nikolaj Vasil'evič Gogol')
  • I vicoli di Genova sono estremamente adatti ai gatti. | Adatti all'ombra. Autentica riserva di ombre. Di gatti. La gloriosa l'orgogliosa la superbissima Genova | conserva le sue glorie all'ombra. (Jacques Darras)
  • In genere c'è molta attività e molto movimento in questi vicoli bui e stretti di Genova, queste "gole stradali" [...] I vicoli sono ripidi, la città è costruita su un pendio; perciò i tanti tunnel e gli ascensori. Il tram e le automobili devono inerpicarsi, è quasi come a San Francisco. Forse sono queste poliedriche prospettive ripide e oscure di una città di affari piuttosto sobria e moderata che danno a Genova questo aspetto un po' romantico, quasi incantato. C'è un'atmosfera singolare in questi vicoli pieni di vita e di rumori: si può sempre immaginare che, passandoci fra cento anni, li si ritrovi esattamente come ora, ma completamente vuoti, muti e morti, tanto da doversi ripetere continuamente: qui una volta c'era un gran movimento; qui gli ascensori andavano su e giù, gli autocarri crepitavano sotto ai tunnel. Ora c'è questa pace sepolcrale. In mezzo a tutto questo movimento, si ha l'impressione che fra un paio di secoli si potrà pensare così. (Erika e Klaus Mann)
  • In genere le strade sono larghe all'incirca da quattro-cinque piedi a otto, e contorte come cavatappi. Percorri una di queste tetre fenditure, guardi su e vedi il cielo ridotto a somiglianza di un nastro di luce, molto in alto, dove le cime dei palazzi sui due lati della strada quasi si uniscono. Ti sembra di essere sul fondo di qualche terribile abisso, col mondo intero molto al di sopra di te. Ti aggiri a caso attraverso di esse nella maniera più misteriosa e non sai orientarti meglio che se fossi cieco. Non riesci a persuaderti che queste sono vere strade e che i torvi, foschi, mostruosi palazzi siano case, finché non vedi una donna elegante e bella emergere da qualcuna di queste buie e desolate tane che per metà sembrano prigioni. E ti chiedi come possa una così incantevole crisalide venir fuori da un bozzolo tanto poco attraente. (Mark Twain)
  • La grande maggioranza delle strade è tanto stretta quanto un passaggio pubblico è possibile che lo sia – in un luogo dove la gente (sia pure degli italiani), si suppone che viva e circoli; trattandosi di veri vicoli, con qua e là una specie di pozzo o di posto per respirare. (Charles Dickens)
  • Le case di Genova sono molto alte e le vie molto strette. Il sole non vi penetra mai. Si sarebbe tentati di credere che Genova non sia stata costruita che per una sola stagione; che Genova sia una città dell'estate. (Charles Dupaty)
  • Le case sono ben più alte che a Parigi; ma le vie sono così strette che Mypont vi può confermare che non esagero se vi dico che la metà di esse non ha più di un braccio di larghezza, per quanto le fiancheggino case di sette piani; di modo che, se da una parte questa città, in quanto a edifici è molto più bella di Parigi, dall'altra ha lo svantaggio di non poter mostrare quanto vale a causa della cattiva distribuzione urbanistica. (Charles de Brosses)
  • Nei caruggi quasi del tutto addomesticati (turismo, denaro, ripuliture, fatuità, sopratutto voglia di cancellare il male di vivere che il tempo marcito mette in mostra) qualcosa di duro e di sinistro ancora lo trovi, bistrots lebbrosi, facce tumefatte, puttane sfasciate, meridionali con aria violenta, Grecia fritta. (Guido Ceronetti)
  • Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi[1] | ha già troppi impegni per scaldar la gente d'altri paraggi. (Fabrizio De André)
  • Nel buio degli anditi si perdono colonne di marmo, volute capricciose; e lucidi gradini consunti come labbra cadenti salgono a dimore antiche, ma non invitano. Il merletto ha lasciato gusto alla ragnatela. (Vito Elio Petrucci)
  • Non ve lo posso confermare; ma, per riassumervi la mia impressione generale, vi dirò che qui tutto è affascinante sorpresa o brusca delusione. Se fossi stato in vena di lavorare, il pittoresco mi avrebbe trattenuto, dato che è ovunque in questa città che livella ogni cosa; bisognerebbe fermarsi davanti a tutte queste stradicciole che si torcono e precipitano da un piano all'altro, passando sotto molteplici arcate che collegano le case tra loro e proiettano, su quelle profondità luminose, ombre vellutate e di una trasparenza inaudite. Oh! se tutto fosse pittura, la vita intera di un artista minuzioso potrebbe consumarsi davanti a una di queste stradine dalla prospettiva movimentata! Ma si tratta di ben altro, si tratta di andare avanti, di comprendere, di vivere, se è possibile! (George Sand)
  • Ormai ci conoscevano, nelle strade in cui giravamo dalla mattina alla sera, nelle stradine strette e senza marciapiedi di quella città che somiglia a un immenso labirinto di pietra, traforato da corridoi simili a sotterranei. Andavamo in quei vicoli percorsi da furiose correnti d'aria, stretti tra muri così alti che appena si riesce a scorgere il cielo. (Guy de Maupassant)
  • Osservai dapprima delle viuzze strette nelle quali la popolazione si pigia come nelle vie più frequentate di Parigi. Poiché in nessuna di queste vie, eccette quelle che attraversano la città nella sua lunghezza curvilinea, le carrozze possono circolare, quasi tutti vanno a piedi. (Victor-Joseph Étienne de Jouy)
  • Quattro passi ed ero di nuovo immerso nella familiare ombra dei carruggi. Afosa e umida. Scivolavo in quell'odore di fritto e di piscio come se fosse una calda salamoia che mi colava addosso e si agglutinava intorno all'anima. E mi stillava dentro il languore dell'esule finalmente ritornato a casa. In quella ragnatela di strade luveghe e strette potevo muovermi anche cogli occhi chiusi. Conoscevo ogni angolo, ogni buco. Tutte le storie che la memoria aveva inciso sulle pietre dei palazzi e sulle lastre scivertate delle vie erano impresse nel mio cuore. E niente avrebbe più potuto cancellarle. Nemmeno le ruspe. Nemmeno il degrado che la mente e il corpo inevitabilmente patiranno con la vecchiaia. (Bruno Morchio)
  • Quello che mi ha colpito del mondo dei carruggi è stata l'abitudine alla sofferenza e quindi la solidarietà. Erano solidali in qualsiasi occasione, perché si trattava di sottoproletariato, quindi neanche di una classe precisa, agguantabile da quelli che erano i partiti politici tradizionali, era un mondo che in qualche misura si difendeva dallo stato e quindi io ci ho sguazzato dentro. Avevo già delle idee politiche precise, ricavate da Brassens che ascoltavo dalla mattina alla sera, grazie ai dischi che mio padre mi portava dalla Francia, e lui descriveva questo mondo, questi personaggi emarginati che poi io ho ritrovato a Genova. (Fabrizio De André)
  • Qui le strade, strettissime, mancano di effetto, bianche con semplici finestre quadrate. Di tanto in tanto una caditoia che sporge, o un bello stipite di marmo tutto arabescato, ma niente di sontuoso sulle facciate vere e proprie. (John Ruskin)
  • Qui vengono chiamate belle strade quelle che sono fiancheggiate da bei palazzi; sfortunatamente sono così strette che i bei palazzi vi sono sepolti. Si passa ammirando le porte e le parti basse delle costruzioni, ma ci si torce il collo per vedere l'edificio, e anche così, da qualsiasi parate ci si metta, non ci si fa che una vaga idea delle sue proporzioni e della sua eleganza. (George Sand)
  • Sceso sulla riva, si ritrovò all'improvviso nelle buie viuzze lastricate, strette e meravigliose, con in alto un'esile striscia di cielo azzurro. Lo colpì questa vicinanza tra le case, alte, enormi, l'assenza del rumore delle carrozze, le piccole piazzette triangolari e tra di loro, simili a stretti corridoi, le linee sinuose delle vie, riempite dalle botteghe degli argentieri e orafi genovesi. (Nikolaj Vasil'evič Gogol')
  • Solo qui la Luna è amore: cola da ogni tetto, brucia su ogni vetro e sul selciato disegna altri mondi... I passi si rincorrono negli echi, l'avvenire e il passato vanno fratelli nel presente dell'infinito. (Vito Elio Petrucci)
  • Strade come quelle di Edimburgo, soltanto più erte e aggrovigliate. (Herman Melville)
Vico del Ferro

Note modifica

  1. Riferito ai caruggi di Genova.

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