Luigi Baldacci

critico letterario italiano (1930-2002)

Luigi Baldacci (1930 – 2002), critico letterario italiano.

Citazioni di Luigi Balducci

modifica
  • La musica che si fa e si consuma oggi è in massima parte roba da pattumiera, ma d'altro canto il nulla nobile ed eroico della musica moderna si lascia sostituire in maniera massiccia dalla musica ottocentesca. (da Ottocento come noi. Saggi e pretesti italiani)
  • [Bartolo Cattafi] La sua poesia ha qualcosa delle combustioni di Burri o delle blasfeme solitudini di Bacon. (citato in Corriere della sera, 20 gennaio 2007)
  • Non saprei dire se il Novecento italiano abbia avuto o no narratori maggiori di Tozzi. Ma credo si possa affermare che il fronte di esperienze sul quale Tozzi ha lavorato, non sia stato portato più oltre in seguito. (citato in Tozzi moderno, Torino, Einaudi, 1993)
  • Palazzeschi [...], ad onta dei tentativi di farne uno scrittore colto, resta fuori da ogni circolazione intellettuale, anzi ha sempre mantenuto rapporti difficili con la lingua, con la grammatica, con la sintassi, e quando cerca un'espressione barocca al di là della comunicazione, è perché la chiave realistica lo metterebbe in imbarazzo imponendogli un codice rigidamente definito. (da Uno scrittore in libertà, in Aldo Palazzeschi, Tutti i romanzi. Volume primo, Mondadori, Milano, 2004, p. XVI)
  • Paolo Isotta, una delle certezze più autentiche [...] della nuova critica italiana. [...] Isotta non è di quei critici che hanno un loro progetto e si battono per il suo successo, dando l'impressione di coloro che, a duemila anni dalla discesa di Cristo in terra, aspettano ancora il messia. Sa che la partita si è chiusa per sempre, e forse addirittura nel secolo scorso, e per questo c'è una felicissima consonanza tra il prefatore e l'autore di questi saggi, tanto ammirabili per chiarezza quanto sottilmente angosciati dal sentimento dell'irreparabile, dalla certezza di una universale decadenza [della musica], quella che Isotta chiama appunto «degenerazione verso l'intellettualismo». (da Uomini e musica, Il Tempo, 28 maggio 1977)
  • Tra le cose che non hanno capito le nostre sinistre – l'equivoco più tragico – è quello di aver creduto a una progressività del mondo arabo. (citato in Alberto Vigevani, la civiltà delle lettere, Corriere della sera, 31 marzo 2009)
  • [...] così come in quasi tutte le opere della Valduga, il rigido schema metrico, costituito dall'alternarsi obbligato di rime e misure sillabiche, serve all'autrice per poter incanalare la piena sensuale che traspare dalle sue composizioni poetiche e per attenuare il suo lessico estremamente crudo ed erotico. (in Nota introduttiva a Patrizia Valduga, Medicamenta e altri Medicamenta, Collezione di poesia, Torino, Einaudi, 1989 ISBN 8806116185)
  • La Valduga [...] ha fatto sua la crisi di linguaggio della poesia moderna. Non è un poeta in crisi, ma un poeta che parla con la crisi, servendosene. E nessuno ha colto, come lei, la situazione di impossibilità che ha lasciato dietro di lei il discorso di Montale: non perché fosse impossibile dire meglio, dire di più, ma perché è ormai impossibile dire qualcosa con quelle parole. In questa camera carceraria [...] sono ammessi ancora dei giochi; ma il più importante non è quello erotico: è quello di chi si diverte a ritagliare il linguaggio degli altri, a lavorare di forbicine e colla. [...] non so trovare o vedere, oggi, un linguaggio poetico che sia più linguaggio di questo (in Nota introduttiva a Patrizia Valduga, Medicamenta e altri Medicamenta, Collezione di poesia, Torino, Einaudi, 1989 ISBN 8806116185)
  • Volponi ha questo di caratteristico (e di bello): che lascia la discussione sempre aperta (magari al punto in cui l'aveva lasciata nel Memoriale); non conosce l'arte di voltar pagina, di archiviare le pratiche. Il suo marxismo sta in questo: che finché certi problemi non siano risolti, né lo scrittore né il cittadino potranno trascorrere ad altri oggetti d’attenzione.[1]

Ottocento come noi. Saggi e pretesti italiani

modifica
  • Dopo aver annunciato al suo tempo il crepuscolo degli dei, Wagner fu il vero problema del Novecento e non bastò Stravinskij a raddrizzare il timone perché in Wagner c'era una perentorietà del negativo che incarnava meglio il moderno: la consapevolezza, dimostrata nella radice linguistica della sua musica, che tutte le rette confluivano a un punto solo, il nulla in cui è inghiottito Tristano [Opera di Wagner].
  • Nell'Ottocento è avvenuto il grande scollamento, la grande divaricazione tra l'autore e il pubblico, ma la sua lingua di base è anche l'unica che si sia continuato a parlare.
  • È Pirandello, coi Vecchi e i giovani, a chiudere la partita sulla giustizia e sull'ingiustizia politica e sociale: il resto sarà populismo, da Silone a Jovine. Ma l'Ottocento, che del populismo fu il secolo, trasmise anche messaggi ambigui; e si torna a Verga, la cui ambiguità, appunto, fu fraintesa da Vittorini come reazionaria.

Citazioni su Luigi Baldacci

modifica
  • Critico rigoroso e al tempo stesso inventivo, capace di grandi immagini suggestive che fanno pensare a colui che per molti aspetti può essere considerato il suo predecessore, Giacomo Debenedetti, Baldacci lascia un' eredità di cui ancora dobbiamo valutare fino in fondo l'importanza e che risulterà indispensabile per la comprensione della letteratura negli ultimi decenni. (Giovanni Raboni)

Bibliografia

modifica
  • Luigi Baldacci, Ottocento come noi. Saggi e pretesti italiani, Rizzoli, 2003

Altri progetti

modifica
  1. Da Le mosche del capitale, L'Europeo, riportato in annamariaortese.wordpress.com, 27 agosto 2009.