Attori stranieri del nostro cinema

Attori stranieri del nostro cinema, dizionario del cinema a cura di Enrico Lancia e Fabio Melelli.

Citazioni

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  • Anche il cinema è fra gli interessi di Harry Feist, ma ottiene solo ruoli assai modesti in altrettanto modeste pellicole. E deve attendere soltanto la fine della guerra per ottenere il "suo ruolo" nel capolavoro di Rossellini Roma città aperta (1945) dove, nonostante i suoi atteggiamenti leggermente snob e la sua andatura un po' sdolcinata e poco virile, risulta perfetto nella parte del maggiore tedesco Bergmann, aguzzino crudele e spietato ufficiale delle SS, che gli procura lodi e apprezzamenti per la totale aderenza al personaggio, anche se è doppiato in modo encomiabile da Giulio Panicali. È un personaggio dal quale non si libererà facilmente negli anni a venire, poiché nei film successivi gli toccherà quasi sempre la medesima caratterizzazione: lo stereotipo del tedesco amorale e perfido, in cui riesce comunque esemplare. (FEIST, Harry, p. 73)
  • Corposo attore di carattere, dal temperamento vulcanico ed estroverso, presente in importanti produzioni statunitensi all'avvento del sonoro e in parecchie spagnole di minore entità e dagli inizi degli anni Quaranta in moltissime pellicole italiane dove ha avuto la possibilità di esprimersi pienamente, creando personaggi indimenticabili nel panorama del cinema italiano sia prima che dopo la Seconda guerra mondiale. (LANDA, Juan de, p. 110)
  • Ma è certamente l'Italia il paese nel quale de Landa ha ottenuto i suoi ruoli migliori, più gratificanti e significativi, che culminano con il personaggio ingombrante e imponente del marito tradito in Ossessione (1943), dove si fa dirigere da Luchino Visconti con grande senso professionale, aderendo perfettamente alla statura del ruolo. Una magnifica prestazione dove, anche se doppiato egregiamente da Mario Besesti, fornisce la sua prova più matura ed eccellente. (LANDA, Juan de, p. 111)
  • Di bell'aspetto, con un fisico scattante e atletico, bruno e con un sorriso fra l'ironico e il disincantato, piuttosto fotogenico, Landry ottiene facilmente varie scritture in film commerciali nei quali esibisce soltanto le sue doti atletiche, senza però ottenere un ruolo che lo soddisfi pienamente, pur lavorando sotto la guida di grandi registi come Jean Renoir e Abel Gance. Dopo la parentesi del servizio militare durante la Seconda guerra mondiale, riprende l'attività d'attore, ma l'irrequietezza che lo contraddistingue e la scontentezza per la mediocrità dei ruoli ottenuti lo inducono a recarsi in Italia, dove riesce a costruirsi una carriera più che soddisfacente, che lo vedrà anche protagonista, ma più spesso in ruoli di contorno, in pellicole di puro stampo commerciale ma ben graditi dal pubblico più eterogeneo. Melodrammi, film avventurosi, commedie sentimentali, vedranno Gérard Landry affannarsi accanto alle eroine di turno diventando nel tempo una icona soprattutto nel genere storico-avventuroso, tanto da meritarsi, grazie alle sue doti fisiche, al sorriso beffardo e ai suoi baffetti curatissimi, l'appellativo di "Clark Gable europeo". (LANDRY, Gérard, pp. 111-112)
  • Più che come attore del cinema spagnolo, quello impegnato e senza fronzoli commerciali, Rabal può unanimamente essere considerato un prezioso elemento dell'establishment internazionale, con una presenza di gran rilievo nel cinema italiano (non soltanto di genere) guidato dalle mani esperte di registi di gran valore come Pontecorvo, Bolognini, Montaldo, Antonioni, Zurlini, Damiani, Squitieri e parecchi altri. (RABAL Francisco, p. 152)
  • Fotogenico, biondo, di aspetto apollineo, dotato di un fisico atletico e scattante, non sfugge al richiamo del cinema debuttando in alcuni film francesi non proprio esaltanti e mal distribuiti perfino nel paese di produzione, ma giunto in Italia ottiene un immediato successo nel ruolo del giovanotto borghese, dall'aria ambigua, corrotto fino al midollo, che Pietro Germi gli cuce addosso in Gioventù perduta (1948), tanto da farlo annoverare fra le promesse del cinema contemporaneo. (SERNAS Jacques, p. 176)
  • Il cliché del "bello e dannato" gli sta alla perfezione, anche se Sernas si trova spesso coinvolto in pellicole commerciali di poca sostanza, anche se spesso di buona confezione. Attore sensibile, appare sovente freddo e distaccato; si cimenta in quasi tutti i generi, dall'avventuroso al giallo, dal melodramma al western, dal mitologico al poliziesco, dando sempre prova di precisione e professionalità. (SERNAS Jacques, p. 176)

Bibliografia

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Voci correlate

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