Luciano Spinosi

allenatore di calcio e calciatore italiano (1950-)

Luciano Spinosi (1950 – vivente), allenatore di calcio ed ex calciatore italiano.

Luciano Spinosi (1971)

Citazioni di Luciano Spinosi modifica

  Citazioni in ordine temporale.

Luciano Spinosi: "Il derby? la partita della città e dei tifosi"

Intervista di Giulia Costantini, lalaziosiamonoi.it, 9 aprile 2009.

  • Ero bambino, vivevo in borgata. A quei tempi c'era solo il pallone, si giocava a calcio anche per strada ed ho iniziato così.
  • Totti non era difficile farlo esordire, perché già a sedici anni si vedeva che sarebbe diventato un grandissimo giocatore.
  • Il derby [di Roma] è una partita diversa dal campionato, è la partita della città e dei tifosi. Purtroppo non è più come una volta, perché una volta c’erano più romani e adesso ci sono troppi stranieri che non sentono il derby come lo possono sentire i romani.
  • Essendo romano era la partita dell'anno, cominciavo un mese prima a pensare al derby, però quelli erano altri tempi. Quando si vince un derby, non dico che si è fatta l'annata, però è una bella cosa, attesa da tutti i tifosi.

Boniperti mi lasciò in mutande

Intervista di Nicola Calzaretta, Guerin Sportivo nº 5, maggio 2017, pp. 68-75.

  • Giorgio [Chinaglia] era un generoso ed un istintivo. Si batteva per i suoi compagni. A me stava simpatico, ma quando parlava di calcio era "piccante".
  • Ho sempre vivo il ricordo della prima volta che entrai a Coverciano, la stessa sensazione del bambino che va alle giostre: una fantasia di colori, luci, suoni e campioni in carne e ossa che fino a poco tempo prima avevo visto solo in fotografia.
  • [«[...] come è che sei arrivato in Serie A?»] La strada non è stata in discesa perché a 10 anni fui investito da una macchina che mi spaccò la tibia e il perone sinistri. Le ossa in frantumi, rimase il muscolo del polpaccio a tenere unita la gamba. Fu una tragedia, c'era il rischio che non tornassi a camminare. Per fortuna tutto è andato per il meglio anche se la gamba sinistra è rimasta più piccola dell'altra. Ah, dimenticavo: prima dell'incidente ero mancino. Poi sono diventato destro.
  • [Su Giampiero Boniperti] Grande carisma, l'essere stato calciatore gli serviva per capire le situazioni. Arrivai in sede e lui, sorridendo: "Ciao romano". E io, "Ma veramente avrei anche un nome, sono Luciano". "Poche storie, firma qui". [...] I capelli lunghi erano la sua ossessione. Poi ti controllava, specie di sera. Aveva dei suoi collaboratori fidati che ti pedinavano e poi riferivano. Di te Boniperti sapeva tutto. E quando succedeva qualcosa, partiva la convocazione nel suo ufficio e fioccavano le multe.
  • La svolta ha un nome: Armando Picchi. Mi disse: "Mi manca il terzino destro. Giocaci te, vedrai che ti piacerà". Io l'ho ascoltato, Picchi era un gran signore. [...] ex calciatore, parlava molto con noi. Ci raccontava della Grande Inter e della sua difesa. A me ha insegnato molto, anche da un punto di vista pratico. La sua morte precoce è stato un dolore immenso per tutti.
  • Vycpalek era un babbo. Buono, saggio, placido.
  • [«Arriviamo al 1974 [...]. Giusto definirlo il tuo "annus horribilis"?»] Purtroppo sì, soprattutto per la frattura del bacino. Un infortunio grave, è stato lo spartiacque della mia carriera [...]. Peccato, perché la stagione '74-75 alla Juve era cominciata particolarmente bene per me. [...] Carlo Parola, il nostro nuovo allenatore, mi propose finalmente di fare lo stopper. Al mio fianco c'è il giovane Gaetano Scirea, libero arrivato dall'Atalanta al posto di Salvadore che ha chiuso la carriera. Giusto poche giornate di campionato e poi, il 3 novembre, contro la Sampdoria, stacco di testa e nel ricadere combino un bel guaio. Dolore indicibile e il timore di non potere tornare a giocare. [«E invece?»] Ho recuperato, ce l'ho fatta, ma ho perso il treno. Alla Juve mi hanno sorpassato tutti. Già ero un po' lento prima dell'infortunio, dopo poi [ride, ndr]. Sono rimasto per fare gruppo. La società mi ha affidato Scirea: abitava con me, nel mio appartamento. Ragazzo d'oro, educato, tranquillo. L'esatto contrario di Tardelli, mio ospite l'anno dopo. Un terremoto, sempre in movimento. Il soprannome Schizzo gliel'ho dato io.
  • [Su Gianni Agnelli] Un uomo dall'enorme carisma. Amava la Juventus, era curioso, veniva spesso a Villar Perosa. E nel giorno della partita, scendeva negli spogliatoi e si metteva seduto da una parte. In silenzio, bevendo un bicchiere di thè.
  • Noi della Juve abbiamo sempre patito il derby. Ho marcato decine di attaccanti, ma l'unico che mi faceva impazzire era Paolo Pulici. Capitava anche di frequentarci durante la settimana. Ma in partita era una furia.

Citazioni non datate modifica

Spinosi ricorda: "Era un calcio diverso, io dovevo seguire il mio avversario in ogni zona del campo"

Cittao in ilnobilecalcio.it, 5 marzo 2023.

  • Sono sempre passato per un picchiatore, ma non era così. Certo, le mie entrate le facevo, ma non ho mai fatto male a nessuno e, soprattutto, non sono mai stato espulso per un fallaccio.
  • Ricordo che girava voce che dovessi andare alla Juve, ma dalla società non trapelava niente. Una delle ultime partite di campionato la giocammo proprio a Torino contro i bianconeri. Mentre facevo riscaldamento, si avvicinò Boniperti. Ci salutammo e lui mi fece notare che avevo i capelli troppo lunghi e che li avrei dovuto tagliare. Lì ho capito che sarei andato alla Juve! Mi sono ambientato senza problemi, perché stavo facendo il militare a Roma e, praticamente, ero a Torino solamente pochi giorni. In questo modo, non ho sentito la nostalgia di casa e mi sono abituato alla città piemontese per gradi.
  • Era un calcio diverso, io dovevo seguire il mio avversario in ogni zona del campo. Mi ricordo un episodio curioso: giocavamo al Comunale, era inverno e faceva un freddo cane. Il campo era metà al sole e metà all'ombra. A un certo punto il mio avversario (non ricordo chi era) mi dice. "Senti Luciano, io vado a giocare al sole che qui all'ombra fa freddo. Tu mi segui?" Io gli risposi: "Certo". "Bene, allora andiamo", disse lui. E così facemmo.

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