Andrea Sarubbi

giornalista e politico italiano

Andrea Sarubbi (1971 – vivente), giornalista, politico e blogger italiano.

Andrea Sarubbi (2011)

Citazioni di Andrea Sarubbi

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  Citazioni in ordine temporale.

  • Per me l'emergenza non è il confronto tra laici e cattolici, ma i problemi veri delle persone [...][1]
  • [...] gran parte delle cose politicamente rilevanti avvengono fuori dall'aula [di Montecitorio], magari in Transatlantico o a mensa, nei colloqui informali e ristretti.[2]
  • La radio mi è stata utilissima per vivere al meglio la tv: innanzitutto, da un punto di vista tecnico, perché mi ha insegnato il controllo dei tempi; poi, umanamente, perché solo chi è abituato a lavorare per anni nel nascondimento della radio non si esalta quando la gente comincia a riconoscerlo per strada dopo due minuti di tv.[3]
  • [...] nonostante siamo formalmente tutti uguali, ci sono alcuni parlamentari più uguali degli altri: non significa che passerò 5 anni a schiacciare bottoni, ma è innegabile che — da esordiente totale — per ora posso solo dare fiducia a quello che si decide nei caminetti del partito.[2]
  • Se prima un parlamentare doveva curare il rapporto con gli elettori, oggi gli conviene stringere i rapporti con un leader che lo metta in lista.[4]
  • Se il Salvini politico non ha mai lasciato il segno, sul Salvini razzista si può dire che ha fatto scuola.[5]
  • Avevo 22 anni, e dopo aver finito gli esami all'Università cominciai il servizio civile al Centro Astalli di Roma: vi svolgevo già volontariato da 5 anni, quindi fu una gioia enorme quando accettarono la mia richiesta. Per un anno potevo servire il prossimo, a tempo pieno: la tesi di laurea era ormai pronta, non avevo nessun altro impegno, quindi vissi quell'esperienza come un'immersione totale nella carità. Ancora oggi — che pure sono sposato, padre di due figli, ed ho il grande privilegio di servire lo Stato nel Parlamento — ricordo quell'anno come uno dei più belli della mia vita. L'uomo politico che sono oggi — ma anche il giornalista che sono stato prima — si è formato respirando quell'aria, stando a contatto con le storie dei rifugiati e dei richiedenti asilo, vivendo in mezzo a volontari di ogni età la passione civile per il nostro Paese e il sogno di un mondo più giusto.[6]
  • Che siano i forconi della Lega o le catene dei Cinquestelle, comunque, conta poco. Ciò che conta è la trasformazione, in peggio, dell'esperienza parlamentare, che paga un tributo fortissimo alla notiziabilità degli eventi. Un dibattito in sé non fa mai notizia, in una società che raramente discute di contenuti; e siccome la caccia al voto passa per la presenza mediatica, ogni telecamera accesa diventa un'istigazione allo show, per rubare la scena.[7]
  • In un momento in cui la politica è innanzitutto mediatica, nell'epoca della disintermediazione, una figura come quella di Mattarella viene facilmente bollata come grigia. È grigio davvero? Se il grigio è il colore dell'eleganza, certamente sì. Se invece è un modo per definire chi non è carne né pesce, certamente no. Perché Mattarella non è un peluche, e anche nel mare magnum del pentapartito ha sempre avuto chiaro da che parte stare: non è un caso che, se c'è un ostacolo alla sua elezione [a presidente della Repubblica], è il fatto che Berlusconi si sia legato al dito le sue dimissioni da ministro della Pubblica Istruzione nel 1990, per protestare contro la legge Mammì.[8]
  • La visione della Chiesa di Francesco è, per così dire, "federale", con un capo in cima che però non è il sommo padrone. Molti temi fondamentali che in passato sono stati accentrati in Vaticano, con Francesco sono stati prima discussi con le conferenze episcopali locali. La sua visione collegiale è stata molto evidente in quest'ultimo concistoro, perché — ancora una volta — il Papa ha scelto i nuovi cardinali con un criterio geograficamente molto ampio, per coinvolgere nel governo della Chiesa anche le diocesi più lontane da Roma. [...] vuole che i posti di responsabilità siano il più possibile diffusi geograficamente e che, lo ha sempre detto, "ogni pastore abbia l'odore delle pecore".[9]
  • [...] negli Stati Uniti la religione ha un peso molto maggiore nella vita privata e politica rispetto all'Italia. Là i credenti partecipano attivamente alla vita della loro comunità. Anche perché da loro, in mezzo a tante etnie e religioni diverse, la scelta di abbracciare una certa fede non è tanto un'eredità di tradizione, come lo è tendenzialmente da noi, ma una decisione consapevole e quindi più sentita. Inoltre, la religione entra anche nel discorso pubblico. Si pensi alla cerimonia di insediamento del presidente, che consiste in un giuramento sulla Bibbia. [...] Se l'avesse fatto un presidente italiano, si sarebbe scatenata una battaglia sulla laicità dello Stato.[9]
  • [Sul ruolo della Juventus nel calcio italiano] Siamo tipo il meridiano di Greenwich. Pure i punti in classifica si contano a partire dallo JCS (Juventus Current Score). [...] Se finisci il campionato a +1JCS hai comunque vinto.[10]
  • Quando speri che sia Lercio, e invece no.[11]
  • Temo un grosso equivoco nell'uso del concetto di sovranità alimentare da parte del governo Meloni. Lo usano come sinonimo del made in Italy (ma non c'è già un ministero?), mentre sovranità alimentare vuol dire un'altra cosa (la terra e l'alimentazione prima del profitto).[12]
  • Da piccolo il mio nome lo odiavo, perché sentivi Andrea per strada e ci giravamo in 30. Poi ci ho fatto pace. Anche grazie al nostro santo, quello che ha fatto da tramite perché altri potessero incontrare il senso. Bello aiutare qualcuno a trovare il senso, no? Viva Sant'Andrea.[13]

riviste.fse.it, 1º novembre 2014.

  • La legge scout è, consapevolmente o inconsapevolmente, un fondamento nella mia vita. E parto dall'inizio, da quel "meritare fiducia" che per uno scout è questione d'onore. Meritare fiducia, nella formulazione originale, era "to be trusted", e per "essere creduti" bisogna innanzitutto "essere credibili". Vale per un giornalista, per un politico, per un padre di famiglia, per un marito, figlio, per un fratello, per un amico: in ognuno di questi ambiti, io ho sempre posto il mio onore nel meritare fiducia. La fiducia degli altri, per me, è sempre l'onore più grande.
  • La politica in sé è una cosa bella, molto bella. È una sfida a cui siamo chiamati tutti, anche se non tutti siamo portati. [...] Non c'è bisogno di essere eletti in Parlamento per fare politica: basta prendersi cura della polis (del proprio contesto sociale, piccolo o grande che sia), e questa è una chiamata che — come dicevo — riguarda tutti noi. Quando rimane volontariato, servizio, e non sconfina nel trittico fama-potere-denaro, tutto è più facile; poi, quando entrano in gioco le altre variabili, il rischio di inquinamento è altissimo. L'ambiente politico [...] è purtroppo corrotto da questo trittico, senza distinzioni di schieramento: non è questione di partiti, ma di persone, e ci sono — da una parte e dall'altra — quelle capaci di resistere alle tentazioni e quelle più deboli. L'importante è non buttare il bambino con l'acqua sporca.
  • Se in Parlamento i più esperti insegnassero ai nuovi, anziché vederli come concorrenti, si lavorerebbe meglio; se le diverse forze politiche cercassero i punti di incontro, anziché quelli di scontro, si perderebbe meno tempo per la propaganda e magari si porterebbe a casa qualcosa di più.
  • [«Perché ha deciso di entrare in politica [...]?»] [...] hanno pesato gli anni di volontariato e anche quelli di lavoro: nelle mie trasmissioni mi trovavo sempre a raccontare l'Italia buona, la Chiesa vicina all'altro, e questo mi ha portato a impegnarmi direttamente. Era come se raccontassi sempre la parabola del buon samaritano, senza essere mai io il buon samaritano.
  1. Citato in Veltroni candida il personaggio tv (cattolico), tvblog.it, 27 febbraio 2008.
  2. a b Da Intervista: Andrea Sarubbi, Partito Democratico, blogo.it, 2 maggio 2008.
  3. Dall'intervista di Mattia Lattanzi, On. Andrea Sarubbi, festivalvillabasilica.it, 2008.
  4. Da l'Unità; citato in Nino Femiani, Il catapultato Sarubbi e la legge elettorale, fresco.corrieredelmezzogiorno.corriere.it, 30 gennaio 2009.
  5. Citato in Sarubbi: Salvini-razzista ha fatto scuola, corrieredelmezzogiorno.corriere.it, 22 luglio 2009.
  6. Dall'intervista di Gianfranco Mingione, A tu per tu con Andrea Sarubbi: "È importante aprire il servizio civile anche ai nuovi italiani", serviziocivilemagazine.it, 11 novembre 2010.
  7. Da l'Unità; citato in Giornalista del giorno, Andrea Sarubbi, ilblogdellestelle.it, 9 maggio 2014.
  8. Da Quirinale. Sergio Mattarella, dalla legge elettorale alle dimissioni del 1990: la carriera di un garante, iltirreno.gelocal.it, 29 gennaio 2015.
  9. a b Dall'intervista di Francesca Parodi, L'incontro con Trump, la nomina di Bassetti. Analisi delle mosse di papa Francesco, tempi.it, 25 maggio 2017.
  10. Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 17 novembre 2021.
  11. Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 13 ottobre 2022.
  12. Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 24 ottobre 2022.
  13. Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 30 novembre 2022.

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