Agguato di via Fani

attentato terroristico compiuto a Roma nel 1978

Citazioni sull'agguato o strage di via Fani, attacco terroristico compiuto dalle Brigate Rosse il 16 marzo 1978 in via Mario Fani a Roma, per uccidere i componenti della scorta di Aldo Moro e sequestrare quest'ultimo.

  • [Nel 2016] A via Fani erano in nove, come dice Morucci, di cui 4 sparatori, affrontarono una scorta che non credo fosse incapace di difendere Moro. Allora ci si domanda come hanno fatto? I compagni mi dissero "l'abbiamo fatta noi, addestrandoci nel cortile di casa". (Alberto Franceschini)
  • [Nel 2023, «il 16 marzo 1978 lei passò in via Fani poco prima dell'agguato ad Aldo Moro e alla sua scorta»] Dovevo prendere l'autobus per l'università, il motorino era rotto. Mi sono fermato in edicola a prendere il Messaggero. Stavo leggendo in prima pagina la notizia della Juve che era riuscita a passare contro l'Ajax grazie a Zoff, quando sono partite le raffiche. Sono scappato sul lato opposto della strada e con una vicina ci siamo nascosti in una viuzza laterale. Non è durato tanto. Quando sono ritornato indietro c'erano le vittime a terra, i bossoli, il sangue. Sembrava un film. Ma ho realizzato la gravità della cosa a casa: in tivù non si parlava d'altro. (Francesco Pannofino)
  • [Nel 2000] Il mio parere è rimasto quello che espressi sul mio Giornale l'indomani del fattaccio. «Se lo Stato, piegandosi al ricatto, tratta con la violenza che ha già lasciato sul selciato i cinque cadaveri della scorta, in tal modo riconoscendo il crimine come suo legittimo interlocutore, non ha più ragione, come Stato, di esistere». Questa fu la posizione che prendemmo sin dal primo giorno e che per fortuna trovò in Parlamento due patroni risoluti (il Pci di Berlinguer e il Pri di La Malfa) e uno riluttante fra lacrime e singhiozzi (la Dc del moroteo Zaccagnini). Fu questa la «trama» che condusse al tentennante «no» dello Stato, alla conseguente morte di Moro, ma poco dopo anche alla resa delle Brigate rosse. Delle chiacchiere e sospetti che vi sono stati ricamati intorno, e che ogni tanto tuttora affiorano, non è stato mai portato uno straccio di prova, e sono soltanto il frutto del mammismo piagnone di questo popolo imbelle, incapace perfino di concepire che uno Stato possa reagire, a chi ne offende la legge, da Stato. (Indro Montanelli)
  • [Discorso pronunciato il 16 marzo 1978, in occasione dello sciopero generale all'indomani dell'agguato] Ma in questo giorno che è un giorno di lutto, un momento drammatico nella vita del paese, in questo giorno il tumulto delle emozioni non deve dominarci, dobbiamo opporre alla violenza disumana la forma della ragione, la determinata volontà di non piegarci al ricatto degli assassini, dei nemici della democrazia e della libertà del nostro paese. Si parla di guerra civile. Noi ne abbiamo conosciute, ma in questo caso non siano di fronte alla lotta di una parte pur piccola di un popolo contro un’altra parte. Non è così. Siamo di fronte ad un pugno di professionisti del terrorismo che si accanisce contro le istituzioni e le libertà nostre, siamo di fronte ad un piccolo gruppo di assassini che attenta alle istituzioni della democrazia italiana; è vero però, è vero e dobbiamo approfittare di questa circostanza per riflettere su questa realtà , che attorno a questa minuscola banda feroce di criminali sta un certo strato di acquiescenti, di passivi, di persone che se non altro moralmente si disimpegnano o addirittura solidarizzano con i criminali, con i terroristi o che stanno a guardare. Non è questo tempo di stare a guardare, amici di Roma. Non si può essere in questo momento, in questa prova, non si può assistere passivamente di fronte allo strazio che si tenta di fare delle istituzioni, della democrazia, della libertà del nostro Paese, dei valori fondamentali della convivenza civile che abbiamo conquistato con la nostra lotta. (Luciano Lama)
  • Maggio si era abbattuto su Roma con tutta la violenza della sua inandescente primavera. Ma era uno strano maggio. Triste. In una città sospesa in un'angoscia insonorizzata, come sotto una nevicata di polistirolo. In una città finita sotto una di quelle teche di vetro dove i vecchi tengono l'immagine della Madonna. O di un Cristo con il cuore sanguinante e la faccia di Aldo Moro. Scialoja sognava Aldo Moro. Milioni di italiani sognavano Aldo Moro. I colleghi sognavano Aldo Moro. Sognavano di fare la stessa fine dei cinque martiri di via Fani. (Giancarlo De Cataldo)
  • [Nel 1990, «l'operazione di via Fani scattò quel giorno anche per interferire sul voto delle Camere o no?»] No, la coincidenza del varo del governo fu del tutto casuale. Non fu casuale il fatto che quella operazione fosse all'interno di una proposta assolutamente alternativa a quanti credevano che lo sviluppo, in Italia, fosse legato a un mutamento politico, chiamato "Solidarietà Nazionale". Questo sì, questo non fu casuale perché il progetto in quel momento veniva varato, in quelle settimane, in quei mesi. Sicuramente un progetto che avrebbe portato grossi guai al nostro Paese. (Mario Moretti)
Via Mario Fani all'angolo di via Stresa, luogo dell'agguato del 16 marzo 1978; qui nel 2018

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