Vittorio Ghidella

ingegnere e dirigente d'azienda italiano

Vittorio Ghidella (1931 – 2011), ingegnere e dirigente d'azienda italiano.

Citazioni di Vittorio Ghidella modifica

  • È il prodotto a generare finanziamenti e non viceversa.[1]
  • L'auto si guida col culo e non con la lingua. [«scherzava, per dire che le vetture andavano collaudate e rifinite alla perfezione per assicurarsi un successo che con i discorsi non si sarebbe potuto ottenere»][2]
  • [Su Cesare Romiti] Non ci si improvvisa ingegnere dell'auto a sessant'anni.[2]
  • [Rivolto agli ingegneri della Direzione Tecnica Fiat] Quando dovete decidere qualche cosa pensate sempre di essere voi a dover comperare l'automobile e se quella decisione vi spinge all'acquisto, andate avanti, altrimenti fermatevi perché significa che non è la decisione giusta.[1]

Il padre della Uno

Dall'intervista di Brigitte Schwartz per la Radio della Svizzera Italiana, ripubblicata da Quattroruote; citato in quattroruote.it, 9 aprile 2020.

  • [...] la Fiat era entrata in una crisi piuttosto grave. Gli Agnelli, Gianni e Umberto, cercavano qualcuno con esperienza internazionale, meno provinciale di quanto fossero i quadri della Fiat. Fui indicato per quello, e nel 1979 fui messo di fronte a una realtà difficile, imprevista e imprevedibile: fare il responsabile della Fiat Auto. [«Erano anni segnati da continui scioperi e dal terrorismo. C'era il rischio che la Fiat divenisse un mattatoio. Quale fu la reazione della dirigenza?»] L'unica possibile in quel momento di disordine, d'instabilità, di rapporti impossibili con i sindacati, di scioperi, di disordini, di sabotaggi. Non rimaneva altro che dare una spallata e quindi si decise, su mia proposta, di fare qualcosa. Si prese spunto da una manifestazione di facinorosi che, dopo aver fermato la produzione, furono licenziati. Era un fatto inaudito, perché in quegli anni nessuna azienda si permetteva licenziamenti per motivi disciplinari. Cominciò una reazione violentissima del sindacato, che arrivò non solo a protestare, ma anche a bloccare le fabbriche. Tutto ciò andò avanti, di fronte allo sbigottimento generale del Paese. Ma il momento culminante fu la reazione della popolazione di Torino, che decise in maniera spontanea di muoversi in un corteo di protesta contro l'impossibilità di lavorare: di fronte a questo corteo dei 40 mila, passato alla storia come reazione di saturazione alle continue pressioni di natura demagogica e politica, sembrò che il mondo sindacale si svegliasse. Venne raggiunto un accordo nel quale si confermarono i licenziamenti e si dava la possibilità di manovrare nelle fabbriche, mantenendo disciplina e ordine. Fu quello il punto culminante dell'inizio della ristrutturazione. [...] Il rilancio si basava sulla pace sindacale, sulla possibilità di gestire le fabbriche in maniera efficiente, sulla riorganizzazione del settore auto, che negli anni era stato costruito in maniera stratificata. Tante marche, tanti personaggi a gestirle, conflitti interni: c'era da mettere ordine. Una parte fondamentale del lavoro fu la ristrutturazione degli stabilimenti e l'apertura di nuovi impianti, con investimenti enormi. Io ho fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi amministratore. La mossa principale fu partire dall'analisi del mercato, valutare i prodotti della concorrenza e i nostri, rilanciare una gamma di modelli con le tempistiche corrette, reperire i capitali necessari e così via. Attività che sembrano banali, ma che in quelle condizioni erano difficili, perché c'era da ricreare uno spirito vincente in un'azienda che in quel momento era perdente.
  • Nel Piemonte della mia gioventù, la cultura era basata sull'accettazione del proprio ruolo e sull'ubbidienza. E io crebbi in quell'ambiente: ognuno al suo posto a fare il proprio dovere.
  • La Uno era considerata una macchina avanzatissima, perché combinava ingombri esterni compatti con un grande spazio interno. Con quel modello, la Fiat espresse il massimo della propria capacità tecnica, che era imperniata su piccole vetture per la motorizzazione di massa.
  • [«Torniamo agli anni 80: a quel punto, esplose il conflitto con Cesare Romiti, che sposava una visione diversa dalla sua...»] Romiti aveva una percezione del mondo dell'automobile che dimostrava scetticismo sul futuro del settore. Preferiva godere dei vantaggi economici generati dal rilancio della Fiat Auto per favorire la diversificazione in altri campi industriali. Se ci fu un conflitto, fu ideologico, o, comunque, di strategie. [...] La mia uscita fu traumatica perché il gruppo di uomini che credevano, come me, nell'iniziativa si trovò senza un punto di riferimento, privo di una guida tecnicamente evoluta: l'auto bisogna saperla fare, non basta disegnarla sul tecnigrafo, perché ci sono problemi nella gestione delle fabbriche, della vendita, del marketing. La Fiat si trovò sbandata e iniziò un periodo d'incertezza piuttosto lungo, che s'ccompagnò poi a una crisi di mercato importante e a una carenza di quattrini. Nel giro di qualche tempo, il gruppo si ritrovò nelle condizioni in cui era prima del mio arrivo.

Citazioni su Vittorio Ghidella modifica

  • Avevo una grande stima per Ghidella, tant'è che quando mi disse che non poteva convivere con Nicola Tufarelli alla guida dell'Auto, consigliai l'Avvocato perché scegliessimo lui. Stimavo l'uomo e la sua dedizione al lavoro. Mi colpiva quando diceva che alla sera mangiava nel gavettino, come un vecchio meccanico torinese. [«Ma non esitò a sbarazzarsene senza pietà»] L'allontanamento derivò da fatti che non ho mai rivelato né intendo farlo ora. Agnelli nominò due persone di fiducia per giudicare il contenzioso, Franzo Grande Stevens e Vittorio Chiusano. Dopo venti giorni gli inviarono una lettera e l'Avvocato mi disse che Ghidella doveva lasciare la Fiat. (Cesare Romiti)
  • Grazie alla regia di Ghidella, gli uomini della produzione erano tornati così a esercitare un ruolo preminente [in Fiat] e avevano rafforzato le loro credenziali rispetto agli uomini della finanza. (Valerio Castronovo)
  • Guardi, io di Ghidella ho un po' il culto. Secondo me, se non fosse stato costretto a prendere altre strade, forse il futuro della Fiat Auto avrebbe potuto essere diverso. Ghidella, per fare un esempio, avrebbe potuto dare alla Fiat quel contributo personale che alla Volkswagen ha dato Piech, perché era un vero grande appassionato di automobili. (Claudio Lombardi)
  • Uno che non si ferma ai luoghi comuni della sua professionalità, che non si accontenta di un lessico manageriale e che ha il coraggio, se occorre, delle vecchie e spesso irrise verità morali. (Giorgio Bocca)

Note modifica

  1. a b Citato in Vittorio Ghidella - Il manager del rilancio Fiat, Associazione Italiana per la Storia dell'Automobile, monografia 98, marzo 2013, pp. 10-15; disponibile su aisastoryauto.it.
  2. a b Citato in Salvatore Tropea, Ghidella, il manager Fiat che voleva anticipare Marchionne in America, la Repubblica, 19 marzo 2011.

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