Utpaladeva
filosofo indiano (900–950)
Utpaladeva (900 ca. – 950 ca.), filosofo indiano.
Īśvarapratyabhijñākārikā
modifica- È la consapevolezza riflessa (vimarśa) che è l'essenza della luce (prakāśa); la luce, altrimenti, 'pur colorata' dai riflessi dell'oggetto, sarebbe simile a un inseziente cristallo. (I.5.11)[1]
- La natura essenziale della Coscienza è la consapevolezza riflessa (pratyavimarśa); è la Parola Suprema (parā vāc) eternamente e spontaneamente levata. (I.5.13)[1]
- E dunque la Coscienza si manifesta in forma di oggetto conoscibile; ma il conoscibile non ha una realtà autonoma. (I, 5, 11)[2]
- Così la volontà del Signore che vuole apparire come vaso o stoffa, eccetera, che costituiscono il mondo come manifestazioni della coscienza, è la causa, l'agente e l'azione. (2, 4, 21)[3]
- Colui che si identifica con il Sé universale e sa 'che tutto questo è la mia gloria', rimane nella 'śivaità' anche di fronte alle determinazioni prevalenti [la dualità]. (4.1.12)[4]
Śivastotrāvalī
modifica- Abitando nel mare della suprema ambrosia, la mia mente immersa soltanto nel culto di Te, possa io attendere a tutte le comuni operazioni dell'uomo, assaporando in ogni cosa l'ineffabile.
Possa il mio desiderio per gli oggetti dei sensi essere intenso, o Beato, come quello di tutti gli altri uomini, ma possa io vederli come se costituissero il mio proprio corpo, con ogni pensiero di differenziazione dissolto.[5] - O sapore infinitamente, dolce di siffatto nettare! Questo desiderio ardente di servire Śiva lo sterminatore: forse che in lui, nell'attimo di tempo, non si rinnovi sempre quel sapore?
Se Tu entrassi nel mio cuore, non fosse che per il tempo di un battito di ciglia, o Śambhu, sparita ogni imperfezione, che cosa Tu non potresti darmi?
Entri in un cuore poiché questo è puro, o piuttosto è la Tua presenza che lo purifica? Tra questi dubbi l'uomo rimane sospeso... Ma su questo non v'è dubbio alcuno: è la Tua sola presenza che purifica il cuore, o Signore, essa è perfezione, essa è dignità suprema![6]
Note
modifica- ↑ a b Citato nell'introduzione a Vasugupta, Gli aforismi di Śiva, con il commento di Kṣemarāja, a cura e traduzione di Raffaele Torella, Mimesis, 1999, p. 28.
- ↑ Citato in Kṣemarāja, Śivasūtravimarśinī; in Vasugupta, Gli aforismi di Śiva, con il commento di Kṣemarāja, a cura e traduzione di Raffaele Torella, Mimesis, 1999, p. 128.
- ↑ Citato in Mark Dyczkowski 2013, p. 126.
- ↑ Citato in Mishra 2012, p. 344.
- ↑ Citato in Padoux 2011, p. XIX.
- ↑ Citato Padoux 2011, p. 179.
Bibliografia
modifica- Mark Dyczkowski, La dottrina della vibrazione nello śivaismo tantrico del Kashmir, traduzione di Davide Bertarello, Adelphi, 2013.
- Kamalakar Mishra, Tantra. Lo Śivaismo del Kaśmīr, traduzione di P. Zanoni, Lakṣmī, Savona 2012.
- André Padoux, Tantra, traduzione di Carmela Mastrangelo, a cura di Raffaele Torella, Einaudi, 2011.
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