Umberto Contarello

sceneggiatore e scrittore italiano

Umberto Contarello (1958 − vivente), sceneggiatore e scrittore italiano.

Citazioni di Umberto Contarello modifica

  Citazioni in ordine temporale.

Contarello: "Questo caos è un bel film"

Intervista di Gigi Riva, Espresso.repubblica.it, 20 ottobre 2016

  • [Su Casinò] Dopo averlo visto sono uscito con la sensazione che aveva un materiale romanzesco. Il film non era più racconto ma, appunto, romanzo, con digressioni, fili che non si chiudono. E i personaggi erano il traino della narrazione, non viceversa. Il personaggio di Sharon Stone era come una belva in gabbia perché lei era più forte della narrazione.
  • Fargo è l'epifania della creatività che evolve sotto gli occhi. Comincia con la scena di un signore che paga due delinquenti perché rapiscano sua moglie. E quelli invece di parlare di ciò che devono fare discutono sul fatto che l'uomo è arrivato in ritardo all'appuntamento. Un linguaggio dislessico, non portatore di razionalità.
  • [Su Joel ed Ethan Coen] Stanno profondamente dentro la storia del cinema americano, anche nei tratti mainstream, e nello stesso tempo hanno una grande libertà autoriale che è una classica caratteristica europea.
  • I film prima nascevano da scambi di opinioni. Erano come un progetto architettonico, le fondamenta, i muri, la tinteggiatura eccetera. Trovo obbrobriosa l'idea che un film nasce se lo si ha chiaro prima in testa. È un abominio della creatività. Per quanto mi riguarda penso ci debba essere un'idea originaria e passo passo si vede dove porta senza averlo prefigurato prima. Altrimenti il film arriva stremato alla meta, è privo di energia, è il frutto di un lavoro che l'ha dissanguato invece di irrorarlo.
  • Il piacere non nasce più dall'appagamento totale della persona ma può soddisfare gli occhi e l'udito in modo scisso. Un esempio? In molti hanno visto due volte La grande bellezza e credo di sapere perché: una volta l'hanno visto e una seconda l'hanno sentito.
  • Quando qualcuno dice che un film non è credibile sta dicendo un'altra cosa. Sta dicendo: è brutto.

Il talento di non pensare il pallone

Intervista di Cristiano Carriero, Rivistaundici.com, 18 dicembre 2017

  • Cerco di non utilizzare la parola calcio ma di utilizzare la parola pallone perché questa parola contiene, per me, l'origine primordiale dell'amore per questo sport. Perché io, da bambino non giocavo a calcio, come fanno i bambini di otto anni oggi, ma a pallone. La fonte del divertimento, nel senso profondo, è nella relazione fra un essere umano e un pallone. Il calcio è un'altra cosa, meno affascinante.
  • Io per natura cerco di combattere strenuamente ogni forma di nostalgia. Penso fermamente sia un sentimento molto sopravvalutato, soprattutto quando viene condiviso e formalizzato, si trasforma in un racconto o in un film e diventa un sentimento deteriore. Quindi ci rimane il presente e il presente non è di per sé giudicabile. È solamente, direi, impressionabile.
  • Il calcio visto dagli spalti non è uno spettacolo drammatico. L'aspetto drammatico è televisivo, uno spettacolo di primi piani sui volti dei protagonisti. È la differenza tra teatro e cinema. A teatro si è più vicini al corpo dell'attore, come allo stadio. Al cinema al volto, come in televisione.
  • L'Inter è la squadra più retorica d'Italia. Non è necessariamente un aspetto negativo, parliamo anche degli aspetti più sublimi della retorica. Prima di essere una squadra, è un racconto. Una forma di onestà, di dignità senza tempo, di muscolarità senza violenza [...]. L'Inter è intrisa di una malinconia snob, così come lo siamo noi tifosi.

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