La lingua del santo

film del 2000 diretto da Carlo Mazzacurati

La lingua del santo

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Titolo originale

La lingua del santo

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 2000
Genere commedia
Regia Carlo Mazzacurati
Sceneggiatura Franco Bernini, Umberto Contarello, Carlo Mazzacurati, Marco Pettenello
Interpreti e personaggi

La lingua del santo, film italiano del 2000 con Antonio Albanese e Fabrizio Bentivoglio, regia di Carlo Mazzacurati.

  Citazioni in ordine temporale.

  • Eh, la mia città è uno dei posti più ricchi del mondo, fattura come l'intero Portogallo, ma se non hai i soldi non c'è mica pietà. (Willy)
  • Soltanto l'acqua della laguna mi calmava. Lì c'era la quiete, tutto immobile. Prima ci venivamo insieme io e Patrizia, tutte le volte che potevamo. Poi ho cominciato a venirci da solo. Stavo lì come una bestia, nuotavo, dormivo. Mi piaceva svegliarmi di notte vicino all'acqua e vedere la marea, come si muoveva: sei ore saliva, sei ore scendeva, sei ore saliva, sei ore scendeva. Come una ninna nanna. (Willy)
  • Improvvisamente la testa mi si aprì come una finestra. Era stato lui, sant'Antonio, a lasciarsi rubare la lingua. Per aiutarci, ce l'aveva data lui. Era il santo degli umili, e più umili di noi chi c'era? (Willy)
  • Io avevo capito che ognuno è fatto come è fatto, ma non ci si deve mai lamentare, bisogna accettarsi. Le cose cambiano sempre, anche noi, ma dentro si rimane se stessi. (Willy)
  • È così bello vivere e posare gli occhi su due occhi di donna. (Willy)

Citazioni su La lingua del santo

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  • Con La lingua del santo Mazzacurati ci dimostra come si possa fare cinema in Italia a partire dalla tradizione ma guardando in avanti. La commedia? C'è: sia nel ritratto della provincia veneta, che nei volti dei due protagonisti, Willy/Fabrizio Bentivoglio e Antonio/Antonio Albanese. La comicità amara di tanto cinema italiano passato? C'è pure quella: in Italia non siamo mai riusciti a riderci addosso senza (anche) piangerci addosso. Il tutto si fonde bene perché ci sono due nuovi elementi, sempre più presenti nel (futuro del) cinema italiano d'oggi: il gusto del grottesco e la voglia di comunicare sentimenti autentici, senza più nascondersi dietro le maschere di tanti passati cliché. Ed allora il road-car&bike-movie che i due protagonisti effettuano a partire dalla città di Padova, per poi finire nella collina veneta, ed infine nella laguna veneziana ci racconta sia il contesto fuori che quello dentro. Che è condensato nei volti di due simpatici falliti che, fra un furtarello e l'altro, un giorno si trovano quasi per caso a rubare un'importante reliquia, la lingua del santo. (il Farinotti)
  • In questo film ho cercato di mettere a confronto due mondi contrapposti. Da una parte due figure patetiche e inadeguate che rappresentano quelli che non ce l'hanno fatta, che non hanno avuto successo e possono solo fantasticare; dall'altra c'è l'oggi, il nostro presente (soprattutto nell'angolatura del nord-est), qualcosa di inatteso e sgradevole, popolato di uomini che sembrano apparsi dal nulla, senza storia, senza memoria e senza vere passioni. Forse ho voluto inviare un gesto d'affetto ad amici cui nessuno avrebbe mai dedicato un film. (Carlo Mazzacurati)
  • Scritto con Franco Bernini e Umberto Contarello, il 7° film di Mazzacurati è più intelligente che riuscito, ma rimane un paradosso: la più originale commedia italiana della stagione 2000-2001 non ha trovato pubblico forse perché raffinata nella scrittura registica (la dolcezza dei paesaggi veneti nelle luci dell'ottimo A. Pesci), troppo agra e ironica nel tratteggiare il triste benessere e l'arroganza aggressiva del Nordest opulento, troppo intenta nell'esprimere empatia o nel concedere simpatia ai suoi due dropout (che poi sono due mona per il loro pessimo rapporto col denaro), ma anche alla vitalità cialtrona del "rom" di Bertorelli. Insomma: troppo colto e anomalo per avere successo. Recitato bene da tutti, benissimo da Bentivoglio. (il Morandini)

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