Ugo Buzzolan

giornalista italiano

Ugo Buzzolan (1924 – 1990), giornalista italiano.

Citazioni modifica

  • King Kong era ancora in circolazione quando scoppiò la guerra di Abissinia. La censura l'aveva lasciato praticamente intatto, salvo una scena di lotta del gorilla con un topo gigante perché ritenuta troppo sadica, e, probabilmente, alcuni fotogrammi di Fay Wray, la protagonista, perché giudicati troppo spinti; così la censura italiana non permise la diffusione, o per lo meno la limitò molto, di uno slogan pubblicitario americano che diceva: «Ogni donna aspira in segreto ad essere desiderata da un gorilla come King Kong». Da qualche foglio fascista King Kong fu definito «simbolo di una potentissima virilità allo stato primordiale e incontrollato».[1]
  • Più che un successo, ripeto, fu un trionfo, e mondiale. Era il primo film spettacolare dell'orrore montato con la dovizia dei mezzi propri della grande industria: si basava su una trovata sbalorditiva; sfruttava con insistenza esplicita la classica componente erotica della Bella e della Bestia; e offriva un racconto rapido, emozionante, con un crescendo di effetti che culminava nella indimenticabile sequenza di King Kong sull'Empire State Building, mitragliato dai biplani, sequenza, tra l'altro, superiore a quella del remake con gli elicotteri.[1]
  • [Su I sopravvissuti] Lo spunto di base è terrorizzante. Una misteriosa epidemia colpisce l'umanità sterminandola. Pochi si salvano e devono ricominciare daccapo, quasi fossero uomini primitivi. È uno spunto piuttosto iettatorio che avrà provocato vivaci gesti di scongiuro.[2]
  • [Su Ipotesi sopravvivenza] Un vero e proprio film che richiama l'americano The Day After, ma con intenti di effetti ancora più crudeli e impressionanti.[3]
  • [Su Ipotesi sopravvivenza] Realizzato con grande mestiere dal regista Mick Jackson, il film ha una forza d'urto tremenda; ma è – come dire? – troppo studiamente horror, troppo fiction del terrore, con una ricerca accanita dell'atroce, dell'orribile, dello straziante, tanto da suscitare il sospetto che la questione nucleare sia servita principalmente per una pellicola a sensazione, più o meno assimilabile ad un certo cinema fantascientifico e catastrofico, un po' iettatorio.[3]

Note modifica

  1. a b Da Era bello quel mostro degli Anni 30, La Stampa, 21 aprile 1978
  2. Da Gialli di fantasia e paura d'ogni giorno, La Stampa, 23 marzo 1979
  3. a b Da Crudele day after inglese e l'inverno nucleare di Quark, La Stampa, 9 agosto 1985

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