Tu ridi (film)
film del 1998 diretto da Paolo e Vittorio Taviani
Tu ridi
Il Bacio di Giuda di Giotto
Titolo originale |
Tu ridi |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 1998 |
Genere | commedia, drammatico |
Regia | Paolo e Vittorio Taviani |
Soggetto | Luigi Pirandello (raccolta Novelle per un anno) |
Sceneggiatura | Paolo e Vittorio Taviani |
Produttore | Grazia Volpi |
Episodi | |
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Interpreti e personaggi | |
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Note | |
Musiche: Nicola Piovani |
Tu ridi, film del 1998, diviso in due episodi, Tu ridi e Due sequestri, regia dei fratelli Taviani.
Tu ridi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- [Felice che ride] Lui si chiama Felice. Felice di nome e infelice di fatto. Infelice da quando, giovane baritono dalle grandi promesse, una toccatina al cuore gli fece dire addio per sempre al palcoscenico. Al teatro è rimasto, ma come contabile. E infelice è lei, Marika, L'ha ammirato al teatro di Sofia. L'ha seguito, l'ha sposato. Si è ritrovata senza un baritono come marito sotto un cielo che non è il suo. (voce fuori campo)
- Marika: Tu ridi.
Felice: Anche stanotte?
Marika: Anche stanotte. - Felice: Io non sogno. Non ho mai sognato.
Marika: Vorrei spaccarti la clavaca per vederci dentro.
Felice:Cosa vuoi che ci abbia in questa testa? in questa clavaca come la chiami tu. - Tu non sei gelosa, tu mi odi. (Felice)
- Direttore d'Orchestra: Mozart a volte mi è chiaro, e a volte mi è incomprensibile. È bianco e poi, se leggi qui tra le note, è nero! È verde!
Baritono: Se ancora devi capirlo, io torno domani.
Direttore d'Orchestra: Io sto cercando la verità e tu mi devi aiutare a trovarla! - Nella vita uno vorrebbe fare una cosa e si ritrova a farne un'altra. Lei ne sa qualcosa eh, Felice? (Dottore)
- Sono il più scalognato dei baritoni, il più infelice dei mariti, il più misero dei contabili, invece la notte rido. (Felice)
- La natura provvidenzialmente nel sonno, l'aiuta. Ecco, nel sogno la libera dallo spettacolo delle sue miserie, delle sue angosce e la conduce leggero, leggero, come una piuma, nei freschi viali dei sogni più gradevoli e buoni. (Dottore)
- Che fregatura: essere lieti almeno nei sogni e non poterlo sapere. (Felice)
- [Guarda al cielo] Se tu ci fossi, saresti buono con i buoni. (Felice)
- [Si rivolge a Tobia morto] Tu almeno hai avuto il coraggio di dire basta. Anche Marika se ne è andata. E io sono rimasto solo. Tobia, che faccio ora? (Felice)
- [Scrive una lettera] È l'ultima volta che torno qui in ufficio. Parto anch'io per un viaggio più lungo del tuo. Cara Marika, vedi? Non ti inseguo, anzi, voglio laggiù dove sei tu torni a vivere magari accanto ad un uomo che ti faccia sorridere. Di giorno Marika, perché le risate di notte fanno paura anche a me. Mi nasce in questo momento una gran voglia di vedere il mare. Domattina farò un bagno lungo, molto lungo. Tobia, qui davanti a me, mi fa cenno che è una buona idea. (Felice)
- Che imbecille! Prima di morire doveva togliersi delle soddisfazioni. Ha sbagliato anche nel morire. È morto proprio da imbecille! (Gino)
- Con la gente come te o si è trucidi o si è imbecilli. (Felice)
- Consolati al pensiero che io vado a fare una cosa un tantino più difficile della tua. (Felice)
- Allegri! La vita è bella e non dobbiamo affliggerla con la nostra vista. Allegri! (Felice)
Due sequestri
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Lo sai come si chiama quel monte? Ballarò! E lo sai chi è Ballarò? Un sequestrato come te! Il nome gliela dato lui, perché lui su quel monte ci è rimasto! Lui a casa non ci è tornato mai più! (Felice)
- Ecco, se riuscirete ad appuntirla [la matita], io scrivo. Ma sarà inutile. Perché mia moglie e quei sue due nipoti, non vi risponderanno e faranno finta di non aver ricevuto niente. E allora, addio! Li faccio comodo morto io a quelli. Ammazzarono? Non mi avrebbero mai ammazzato. Questo miracolo se l'aspettavano da Dio. Gratis e senza rimorso, un giorno e l'altro. Ecco ora questo miracolo glielo avete fatto voi! Rimandatemi a casa. È l'unica soluzione. (Ballarò)
- Ma quali stelle vedi tu, bestione? Bestie, siete! Bestie! Non sai niente del mondo e vuoi sapere delle stelle?! Quali stelle vedi tu? Quali? Se tu le guardi credi che ci siano? E magari quelle sono scomparse da milioni di anni. Morte, Fillico, morte! E allora se non sai niente delle cose che vedi, con quale diritto mi tieni qui! (Ballarò)
- Ti terranno qui finché Dio vorrà. Ci rimettiamo a lui: presto o tardi, a seconda che Egli vorrà fare più o meno lunga la penitenza per lo sbaglio che hanno commesso. Perché grande sacrificio aspetta te e aspetta loro. (Padre dei rapitori)
- I tuoi occhi, i miei, sono come un vetro attraverso cui vediamo... Cambiagli il colore e cambieranno anche le cose. Pensaci! Le cose non sono soltanto come ti hanno abituato a vederle, ma come tu le vuoi vedere. (Ballarò)
- Sei proprio creta, figlio mio. Cretaccia di quella vile su cui Dio non ha ancora soffiato sopra. (Ballarò)