José Tolentino de Mendonça

cardinale, arcivescovo cattolico, scrittore, poeta e teologo portoghese

José Tolentino Calaça de Mendonça, noto anche come José Tolentino de Mendonça (1965 – vivente), cardinale, arcivescovo cattolico, poeta e teologo portoghese.

José Tolentino de Mendonça

Citazioni di José Tolentino de Mendonça modifica

  • [Haiku] Adorare | è sorprendere Dio | nella più piccola briciola[1]
  • [Haiku] Azzurra la luna | si alza sopra i tetti | e la città con lei[1]
  • Dacci, Signore, il coraggio dei nuovi inizi. Non lasciare che ci adattiamo a conoscere ciò che è stato: dacci larghezza di cuore per abbracciare quello che è. Allontanaci da ciò che è sempre ripetuto, dai giudizi meccanici che banalizzano la storia privandola di sorpresa e di speranza. Insegnaci che la sorpresa è la tua firma nel tempo. [...] Dacci la forza di insinuare negli autunni il ramo verde, il fiore inatteso, l'irreprimibile invito che ci fai a rinascere.[2]
  • I classici sono coloro che non riusciamo a considerare morti, con cui cerchiamo incessantemente il dialogo, interrogandoli prima che su di loro su noi stessi e sul nostro cammino, e soprattutto lasciandoci interrogare da loro [...].[3]
  • Il poeta reinventa la lingua perché reinventa lo sguardo, dandogli la profondità insondabile del senso, che è dono di Dio all’uomo, evento di bellezza, giustizia e verità. Questa passione poetica della parola come specchio profetico del mistero dell'uomo io la trovo in Dante inestinguibilmente accesa. Ogni lettore di poesia ha, presto o tardi, un incontro destinato da sempre con Dante.[3]
  • Insegnami, Signore, a pregare la mia sete, | a chiederti di non togliermela | o spegnerla troppo in fretta, | ma di accrescermela ancora | in quella misura che io non conosco | e che solamente so essere la tua! | Insegnami, Signore, a bere dalla stessa sete di te, | come chi si alimenta, anche al buio, | della freschezza della sorgente. | Che la mia sete mi faccia mille volte mendicante, | mi renda innamorato e mi converta in pellegrino. | Che mi obblighi a preferire la strada alla locanda | e lo spazio aperto della fiducia al calcolo pianificato. | Che questa sete si faccia mappa e viaggio, | parola accesa e gesto che prepara | la tavola su cui dividere il dono. | E quando darò da bere ai tuoi figli | sia non perché possederò l'acqua, | ma perché come loro io so cos'è la sete.[4]
  • Nella opera di Maria Lai io identifico una sorta di mistica del quotidiano, delle piccole cose, perché Maria Lai ci offre la capacità di vedere nei semplici elementi della vita, nel pane, nel libro, nella parola, nel filo, nel silenzio, una sorta di lessico spirituale; vuol dire: la piccola vita materiale di ogni giorno, quello che noi portiamo giorno dopo giorno, alla fine ha una potenzialità spirituale, contemplativa straordinaria e questo per me nel lavoro di Maria Lai è una delle cose più profonde e una delle sue lezioni più attuali.[5]
  • Oggi, nel fare teologia, assistiamo sempre più, e con grande vantaggio, all'utilizzo della letteratura, ormai considerata uno strumento importante di analisi degli itinerari religiosi. La letteratura è in effetti uno strumento sapienziale. Probabilmente adesso stiamo comprendendo meglio che gli scrittori e i poeti sono maestri spirituali pertinenti e le opere letterarie possono essere di enorme utilità nel nostro cammino di maturazione interiore. [...] La vita spirituale non è prefabbricata: è coinvolta nella radicale singolarità di ogni soggetto. Per darle carne, devono esserci un volto e un nome. Per questo è naturale che lungo il nostro cammino andiamo cercando il contributo della letteratura.[6]
  • Pasolini e la sua critica della modernità mi hanno fatto riflettere su un progresso che alla fine diventa regresso, perché elimina ogni diversità sia linguistica che nel modo di vivere. Questo scrittore italiano diceva una frase che io amo molto. Il più moderno è sempre il popolo. È vero. E comprenderlo costituisce una sfida importante per tutti noi.[7]
  • [I principi cui si ispirerà il suo cardinalato] Pessoa diceva che il Portogallo è il luogo in cui la terra finisce e il mare comincia. E infatti da sempre l'incontro con l'altro è stato una caratteristica della nostra storia e di una cultura profondamente radicata nel cristianesimo. Prenderò ispirazione proprio da questo, cioè dal Portogallo come luogo di incontro di culture molto diverse: America Latina, Africa, Lontano Oriente, naturalmente l'Europa. L'esperienza del nostro piccolo Paese può essere un ritratto di quello che è l'esperienza cristiana normale.[7]

Note modifica

  1. a b Da Il papavero e il monaco, prefazione di Lina Bolzoni, traduzione di Teresa Bartolomei, Qiqajon, Comunità di Bose, Magnano, 2022. ISBN 978-88-8227-608-9. Citato in Alberto Fraccacreta, Tolentino Mendonça, la vita in un haiku, avvenire.it, 2 novembre 2022.
  2. Da La grazia di ricominciare, avvenire.it, 13 ottobre 2020.
  3. a b Da Abbracciare Dante: annotazioni in margine al Canto II del Purgatorio, in La Rivista del Clero Italiano, n. 10, 2020; riportato in vitaepensiero.it.
  4. La preghiera della Sete, in Elogio della Sete, Vita e pensiero, Milano, 2018. ISBN 8834335600. Citato in Monastero invisibile, anno III, agosto 2019, giovani.diocesidicomo.it, 19 febbraio 2020.
  5. Dall'intervista di Paolo Ondarza, Oltre la parola, i libri di Maria Lai alla Biblioteca Vaticana, vaticannews.va, 27 maggio 2022, minn. 2:44-3:43.
  6. Dall'intervista di Daniela Verlicchi, Intervista al Cardinal Josè Tolentino de Mendonca "Dante una via oltre la paura", avvenire.it, 12 Settembre 2020.
  7. a b Dall'intervista di Mimmo Muolo, Tolentino Mendonça: la mia porpora? Una chiamata all'incontro e al dialogo, avvenire.it, 5 ottobre 2019.

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