Gustave Flaubert: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*Accorsero; era un leone infisso ad una croce per le quattro estremità, come un delinquente. [...] Cento passi più avanti ne videro altri due, e improvvisamente apparve una lunga fila di croci cariche di leoni: alcuni eran morti già da lungo tempo, sì che il legno non sopportava più che i resti degli altri scheletri; altri, mezzo ròsi, torcevano il muso in un'orrenda smorfia; ve n'eran di così enormi, da far piegare sotto di loro il fusto della croce, e oscillavano al vento, mentre sopra le loro teste stormi di corvi roteavano senza mai fermarsi. Quell'era la vendetta dei contadini cartaginesi allorché catturavano bestie feroci; speravano di atterrire con l'esempio le altre. I Barbari, cessando il riso, furon presi da profondo stupore: – Che popolo questo – pensavano – che si diverte a crocifigger leoni!(1962, pp. 60-61)
*– Qual che un tempo valeva un siclo d'argento, oggi vale tre šekel d'oro, e le colture abbandonate durante la guerra non fruttano nulla! [...] La [[Sicilia]] che ci dava tanti schiavi, ora è chiusa per noi! Proprio ieri, per un bagnino e quattro servi da cucina, ho dovuto sborsare più denaro di quel che un tempo mi sarebbe bastato per un paio d'elefanti! (1962, p. 71)
*Laggiù gli Anziani deponevano i loro bastoni di corno di narvalo (poiché una legge, sempre rispettata, puniva con la morte chiunque entrasse alla seduta con un'arma qualsiasi). Molti all'orlo inferiore della veste, avevano lasciato uno strappo, fermandolo con un gallone di porpora, per mostrare chiaramente che piangendo la morte dei loro parenti non avevan risparmiato gli abiti; e quel segno di [[lutto|cordoglio]] impediva alla fenditura di allargarsi. Altri portavano la [[barba]] racchiusa in un sacchetto di pelle viola, appeso con due cordoncini alle orecchie. (1962, p. 160)
*Sorse la [[luna]]: cetra e flauto si misero a un tempo a suonare.<br>Salambò si tolse i ciondoli degli orecchi, la collana, i braccialetti, il lungo camice bianco; sciolse la benda che tratteneva i capelli e li agitò qualche minuto sulle spalle, dolcemente, per rinfrescarsene sparpagliandoli. Fuori la [[musica]] seguitava: erano tre note, sempre le stesse, concitate, frenetiche; le corde stridevano, il flauto rendeva un suono sordo; Taanach segnava la cadenza schioccando le mani; Salambò, con un ondeggiamento di tutto il corpo, salmodiava [[preghiera|preghiere]] ed i vestiti uno ad uno le si afflosciavano intorno. (p. 214)
*La bianca [[luce]] pareva circonfonderla d'una nebbia d'[[argento]]; l'[[ombra]] umida dei passi brillava sulle lastre; [[stella|stelle]] palpitavano in fondo all'acqua. il serpente la stringeva contro di lei le nere spire tigrate di placche d'[[oro]]. Sotto quel peso eccessivo Salambò ansimava, le reni le si piegavano, si sentiva mancare, mentre lui con l'estremità della coda le batteva piano piano la coscia. Poi, al cessare della musica, ricadde giù. (p. 215)