Heinrich Harrer: differenze tra le versioni
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*Dovevamo ancora coprire migliaia di chilometri prima di raggiungere la Cina. Ma fino a [[Lhasa]] i nostri soldi sarebbero stati sufficienti. Ecco di nuovo il fascinoso nome della «città proibita». E la possibilità di raggiungere l'oggetto dei nostri sogni era ormai a portata di mano. Un irresistbile desiderio si impadronì di noi, e la nuova meta ci parve meritare ogni sacrificio. (p. 88)
*Già al campo di prigionia avevamo letto tutti i libri su Lhasa che eravamo riusciti a trovare. Non erano molti, e tutti erano stati scritti da inglesi. Apprendemmo che nel 1904 una spedizione punitiva britannica, costituita da un piccolo esercito, aveva raggiunto la capitale, e che negli ultimi vent'anni molti europei l'avevano visitata. Da allora il mondo ha conosciuto solo superficialmente Lhasa, e per gli esploratori nessuna meta è più attraente della casa del [[Dalai Lama]]. (p. 88)
*Stavamo attraversando una regione pittoresca oltre ogni dire. Incontrammo anche uno dei più grandi laghi del mondo, il [[Lago Namtso|Nam]], o Tengri Nor. Per farne il giro sembra che ci
*Di nuovo trovammo i tipici mucchi di pietre, sopra i quali ondeggiavano le più variopinte banderuole sacre che avessi mai visto. (p. 112)
*Quante volte questa strada avrà udito i pellegrini mormorare senza posa la più usuale formula mistica buddhista, «[[Oṃ Maṇi Padme Hūṃ|Om mani padme hum]]», per mezzo della quale essi chiedono protezione dai gas velenosi, come chiamano i tibetani la mancanza di ossigeno. (p. 112)
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