Varvàra Dolgorouki: differenze tra le versioni

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*In un angolo della sala era appesa in alto, come in uso in Russia, un'icona, e proprio sotto di essa c'era il pianoforte. [[Aleksandr Sergeevič Dolgorukov|Mio padre]] suonava a lungo, dimentico di tutto, ma di tanto in tanto lo si vedeva alzare gli occhi all'icona con grande venerazione se non addirittura in preghiera. (p. 76)
*Durante l'inverno del 1905, il 4 di febbraio, a Mosca, il granduca Sergio Alexàndrovich fu ucciso da una bomba nella sua carrozza. Fu assassinato da un rivoluzionario di nome Koliàeff. La sua vedova, la granduchessa [[Elisabetta d'Assia-Darmstadt|Elisabetta Fiòdorovna]] (sorella maggiore dell'imperatrice [[Aleksandra Fëdorovna Romanova|Alexandra Fiòdorovna]]) Alexandra Fiòdorovna) accettò il suo dolore con spirito profondamente cristiano. Andò a trovare Koliàeff in prigione; vi andò per perdonarlo e per donargli una copia del Nuovo Testamento. Poco dopo fondò l'Ordine delle suore di Marta e Maria, con annesso ospedale, e dedicò tutta la sua vita all'assistenza dei malati e dei poveri. Le suore vestivano di grigio, un'innovazione, questa, perché le religiose russe ortodosse indossano, per tradizione, sempre il nero. (p. 83)
*È triste ricordare lo stato di effervescenza che dall'inizio del 1915 si diffuse nell'animo del popolo come si diffonde un contagio. Tutto appariva sbagliato, tutto era criticato. È vero che la [[intelligencija|''intellighentsia'']] russa era stata educata nell'idea di dover combattere per qualcosa, specialmente, per il "popolo". Poco prima c'era stata la moda, per le ragazze, di mettersi occhiali scuri, tagliarsi i capelli e andare in campagna, tra i contadini, insinuando idee di rivolta nelle loro semplici menti. Anche tra le classi dirigenti correva uno spirito critico, non costruttivo, che accresceva soltanto lo sconforto generale. (p. 87)
*{{NDR|Sulla granduchessa [[Elisabetta d'Assia-Darmstadt|Elisabetta Fiòdorovna]]}} La mia sorella maggiore Trubetzkòy, mentre accompagnava il marito, diretto al fronte, fino a Mosca, vi si fermò: desiderava esprimere la sua partecipazione al lutto della [[Elisabetta d'Assia-Darmstadt|granduchessa]] lasciando la propria firma al palazzo. Inaspettatamente fu invitata a entrare e rimase grandemente colpita dalla straordinaria serenità, umiltà e devozione della granduchessa. Una volta, molto più tardi, ebbi l'occasione di vederla anch'io, già madre superiora. Fu al matrimonio della nipote di suo marito, la granduchessa Maria Pàvlovna junior, con un principe svedese. Ella entrò in chiesa per la cerimonia: in un abito monastico bianco-crema, pareva una bellissima santa. Mi spiace dover dire che quel matrimonio, celebrato con gran pompa a Tsàrskoie Selò, non durò a lungo. (pp. 83-84)
*Viaggiando all'estero, spesso [[Aleksandr Sergeevič Dolgorukov|mio padre]] prendeva un letto per mia madre, ma noi si viaggiava in seconda, proprio per la nostra educazione. Ricordo anche che, per la stessa ragione, a Parigi, scesi al raffinato Hôtel Vendôme, mio padre mi portava apposta in ristoranti a buon mercato, che appena allora cominciavano a sorgere. Dovevo imparare e comprendere che la vita può esser vissuta molto dimessamente. Contrariamente ad affermazioni inesatte stampate sui miei genitori, devo dichiarare che nella loro casa mai vi fu eccesso di pompa, come cosacchi in alta o altra qualsiasi uniforme; né altri lussi assolutamente fantastici. (p. 89)