Antonio Delfini: differenze tra le versioni

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==''Il ricordo della Basca''==
 
===[[Incipit]]===
 
Se avessi avuto altri [[amicizia|amici]], o non li avessi avuti affatto, sarei diventato un grande narratore, prima della caduta del [[fascismo]]; e dopo lo sarei rimasto. Ma è più probabile che che se non avessi avuto gli amici che ho avuto, io non avrei mai scritto un racconto o un quasi racconto. Molto più bello, più intelligente, più ricco e più aristocratico degli amici che ho avuto, mi sono trovato davanti alla barriera terribile e armata dei loro difetti, vizi e capricci: gelosia, narcisismo e sfrenata (ma sorda) ambizione. Né geloso, né ambizioso, e tanto meno narciso, fortunato negli attributi fisici, morali ed economici, mi sono scoperto (ma troppo tardi) un difetto (che i miei più intimi dicevano una virtù scambiandola per bontà): una mitezza eccessiva nata dal desiderio di non soffrire mai o il meno possibile, si è convertita nel tempo in pigra contemplazione e in una sorda velleitaria rivalsa che non è mai sfociata in una conclusiva spiccata vendetta.
 
===Citazioni===
 
*(Fra parentesi dichiaro il mio odio per tutti coloro che per [[Roma]] o da Roma hanno voluto, contro di me e contro molti altri italiani, gettare il seme dell'avvilimento sul mio – sul nostro – sentimento orgoglioso di non essere nati a Roma, di non vivere a Roma, e sulla mia – nostra – impressione che a Roma, e soltanto a Roma, si trovi quella data forma di vita che gli avvilitori di questo secolo chiamano ''provincia'' e ''provincialismo''). (Da ''Introduzione'', pp. 71-92)
*Poi ricordando che la ballerina viennese mi aveva detto che dopo Modena, sarebbe andata a Bologna, e quindi a [[Ferrara]], risolsi una sera di andare in questa città. Presi la strada di Finale (una strada allora pessima). All'altezza di Medolla la mia [[automobile|macchina]] venne presa a sassate da un gruppo di giovani [[fascista|fascisti]]. Erano quelli i tempi delle sanzioni economiche, e i fasci di campagna avevano incaricato avanguardisti, e forse anche balilla, di dimostrare contro le automobili che si fossero azzardate a circolare comunque. Queste automobili, secondo la propaganda, sprecavano la benzina necessaria alla conquista dell'Impero. Dichiaro che anch'io avevo (per altre ragioni sentimentali) antipatia per le automobili, così che quelle sassate mi rallegrarono, e anzi mi ispirarono un po' di invidia verso quei ragazzi: avrei voluto essere uno di loro. Anche oggi tirerei volentieri sassate contro le macchine. (Da ''Introduzione'', pp. 79-80)