Antonio Delfini: differenze tra le versioni

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*Per me poi, ogni incontro di donna è come trovarmi improvvisamente davanti a un abisso, e con gli occhi bendati. (da ''Il ricordo della Basca'', Nistri-Lischi, 1956²)
*Sono stato promosso ''servo della gleba'' (questo è il progresso). (da ''Diari, 1927-1961'')
 
==''Il ricordo della Basca''==
 
===Citazioni===
*(Fra parentesi dichiaro il mio odio per tutti coloro che per [[Roma]] o da Roma hanno voluto, contro di me e contro molti altri italiani, gettare il seme dell'avvilimento sul mio – sul nostro – sentimento orgoglioso di non essere nati a Roma, di non vivere a Roma, e sulla mia – nostra – impressione che a Roma, e soltanto a Roma, si trovi quella data forma di vita che gli avvilitori di questo secolo chiamano ''provincia'' e ''provincialismo''). (Da ''Introduzione'', pp. 71-92)
*Poi ricordando che la ballerina viennese mi aveva detto che dopo Modena, sarebbe andata a Bologna, e quindi a [[Ferrara]], risolsi una sera di andare in questa città. Presi la strada di Finale (una strada allora pessima). All'altezza di Medolla la mia [[automobile|macchina]] venne presa a sassate da un gruppo di giovani [[fascista|fascisti]]. Erano quelli i tempi delle sanzioni economiche, e i fasci di campagna avevano incaricato avanguardisti, e forse anche [[balilla]], di dimostrare contro le automobili che si fossero azzardate a circolare comunque. Queste automobili, secondo la propaganda, sprecavano la benzina necessaria alla conquista dell'Impero. Dichiaro che anch'io avevo (per altre ragioni sentimentali) antipatia per le automobili, così che quelle sassate mi rallegrarono, e anzi mi ispirarono un po' di invidia verso quei ragazzi: avrei voluto essere uno di loro. Anche oggi tirerei volentieri sassate contro le macchine. (Da ''Introduzione'', pp. 79-80)
*Andavo a Bologna sulla traccia di giornate [[Stendhal|stendhaleiane]] e mi perdevo, col cuore stretto come una nocciola sensibile nel suo guscio, negli itinerari di [[Dino Campana]]. Se fossi stato un poeta invece di essere un borghese sulla via della delusione, sarebbe stato quello il momento di scrivere delle poesie. Partivo da Firenze circa mezzogiorno e un'ora dopo ero a Bologna. Giravo tutte le strade e quando non ne potevo più dalla stanchezza, andavo alla stazione e prendevo il primo treno per Firenze: ciò accadeva anche alle due, alle tre del mattino. La stranezza era questa: che stando a [[Firenze]], ignorai Firenze e conobbi [[Bologna]]. (Da ''Introduzione'', pp. 93-94)
 
==''Piccolo libro denso''==