Roger Cohen (1955 – vivente), giornalista e scrittore britannico.

Roger Cohen nel 2015

Citazioni di Roger Cohen modifica

  • [Sulla questione israeliana] Ci vuole coraggio a guardare oltre il rancore, il dolore e la storia.[1]
  • Gli italiani oziano nella convinzione che la vita sia circolare e gli obiettivi una distrazione illusoria dal piacere.[2]
  • [Sulla guerra nei Balcani] Non c'è nulla di inevitabile in quello che sta accadendo nei Balcani.[3]

Da Che noia criticare di continuo Twitter

New York Times, 23 gennaio 2014; traduzione di Anna Bissanti per Repubblica.it.

  • Ci si deve nascondere sotto il tavolo o quanto meno mordersi le labbra mentre monta l'ennesima geremiade sulle depravazioni dei social media. Sui monitor che hanno preso il sopravvento. Sui flirt che non sono più come una volta. Sulle esperienze vere ormai scomparse. È come se i baby boomer fossero tutti caduti vittime di un'amnesia collettiva sul fatto che i nostri genitori, nello stesso modo, non capivano proprio nulla di come comunicavamo noi, come interagivamo, che relazioni avevamo e come ci accoppiavamo. Non ne avevano alcuna idea. E così pure accade a noi adesso.
  • La peculiarità di Twitter è la sua istantaneità, la sua densità. È solipsismo, una forma di narcisismo, certo, ma a uno stesso tempo è il non plus ultra che consente di raggiungere chiunque. La sua essenza è il link e tramite i link i tweet diventano in realtà molto lunghi, così lunghi che Twitter è un modo fantastico per perdere tempo. In verità, a stento ricordo come perdessi tempo prima di Twitter. È anche una maniera molto sommaria per imbattersi in cose impreviste o che arricchiscono.
  • Ricordate, baby-boomer nati grosso modo a metà degli anni Cinquanta, che siete stati particolarmente fortunati a nascere a metà strada tra la bomba atomica e l'uscita del disco Rubber Soul dei Beatles, all'inizio di un boom postbellico che sarebbe durato decenni, sul versante libero della Cortina di Ferro, in un'Europa che stava per avventurarsi in una "unione più stretta che mai" che pose fine all'autodistruzione della prima metà del XX secolo, al riparo dalle fabbriche naziste della morte, troppo tardi per le trincee, non troppo in ritardo per i Figli dei Fiori, in tempo per i viaggi hippie a Kabul, e pronti per scoprire i punti erotici tra l'arrivo della pillola e l'inizio dell'Aids. Come scrisse Philip Larkin, "il rapporto sessuale cominciò nel 1963". Una simile fortuna non può che dar vita a forme di amnesia. Ma come, le cose non sono andate sempre così bene? L'amore non è stato sempre così libero? La distanza tra la generazione dei nostri genitori che ha conosciuto la guerra e la nostra combriccola spensierata non è stata facile da colmare. Non dovremmo cadere vittime di nuove forme di amnesia ora che tocca alla generazione Facebook.

Note modifica

  1. Da La signora di Israele, Internazionale, n. 708, 31 agosto 2007, p. 37.
  2. Da Un americano all'aeroporto di Firenze, Internazionale, n. 842, 16 aprile 2010, p. 27.
  3. Da Non chiamateli Balcani, Internazionale, n. 254, 16 ottobre 1998, p. 22.

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