Errico Malatesta

anarco-comunista e scrittore italiano
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Errico Malatesta (1853 – 1932), teorico e attivista anarchico italiano.

Errico Malatesta

Citazioni di Errico Malatesta

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  • Fare il comunismo prima dell'anarchia, cioè prima di avere conquistata la completa libertà politica ed economica, significherebbe (come è significato in Russia) stabilire la più esosa tirannia, tale da far rimpiangere il regime borghese, e ritornare poi (come purtroppo si ritornerà in Russia) al regime capitalistico.[1]
  • Il pericolo più grande che minaccia il movimento operaio è la tendenza dei leader a considerare la propaganda e l'organizzazione come un mestiere.[2]
  • La libertà che vogliamo noi non è il diritto astratto di fare il proprio volere, ma il potere di farlo.[3]
  • Sulla questione che tanto ti preoccupa, quella di dittatura del proletariato, mi pare che siamo fondamentalmente d'accordo.
    A me sembra che su questa questione l'opinione degli anarchici non potrebbe essere dubbia, ed infatti prima della rivoluzione bolscevista non era dubbia per nessuno. Anarchia significa non governo e quindi a maggior ragione non dittatura, che è governo assoluto senza controllo e senza limiti costituzionali.[4]

L'Anarchia

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Anarchia è parola che viene dal greco, e significa propriamente senza governo: stato di un popolo che si regge senza autorità costituite, senza governo.
Prima che tale organamento incominciasse ad essere considerato come possibile e desiderabile da tutta una categoria di pensatori, e fosse preso a scopo da un partito, che è ormai diventato uno dei più importanti fattori delle moderne lotte sociali, la parola anarchia era presa universalmente nel senso di disordine, confusione; ed è ancor oggi adoperata in tal senso dalle masse ignare e dagli avversari interessati a svisare la verità.

Citazioni

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  • Dal libero concorso di tutti, mediante l'aggrupparsi spontaneo degli uomini secondo i loro bisogni e le loro simpatie, dal basso all'alto, dal semplice al composto, partendo dagli interessi più immediati per arrivare a quelli più lontani e più generali, sorgerebbe un'organizzazione sociale, che avrebbe per scopo il maggior benessere e la maggiore libertà di tutti, abbraccerebbe tutta l'umanità in fraterna comunanza e si modificherebbe e migliorerebbe a seconda del modificarsi delle circostanze e degli insegnamenti dell'esperienza.
  • La rivoluzione, abolendo il governo e la proprietà individuale, non creerà forze che non esistono; ma lascerà libero campo all'esplicazione di tutte le forze, di tutte le capacità esistenti, distruggerà ogni classe interessata a mantenere le masse nell'abbrutimento, e farà in modo che ognuno potrà agire ed influire in proporzione della sua capacità, e conformemente alle sue passioni ed ai suoi interessi.
  • 1. Abolizione della proprietà privata della terra, delle materie prime e degli strumenti di lavoro, perché nessuno abbia il mezzo di vivere sfruttando il lavoro altrui, e tutti, avendo garantiti i mezzi per produrre e vivere, siano veramente indipendenti e possano associarsi agli altri liberamente; per l'interesse comune e conformemente alle proprie simpatie.
    2. Abolizione dei Governo e di ogni potere che faccia la legge e la imponga agli altri: quindi abolizione di monarchie, repubbliche, parlamenti, eserciti, polizie, magistratura, ed ogni qualsiasi istituzione dotata di mezzi coercitivi.
    3. Organizzazione della vita sociale per opera di libere associazioni e federazioni di produttori e consumatori, fatte e modificate secondo la volontà dei componenti, guidati dalla scienza e dall'esperienza e liberi da ogni imposizione che non derivi dalle necessità naturali, a cui ognuno, vinto dal sentimento stesso della necessità ineluttabile, volontariamente si sottomette.
    4. Garantiti i mezzi di vita, di sviluppo, di benessere ai fanciulli ed a tutti coloro che sono impotenti a provvedere a loro stessi.
    5. Guerra alle religioni ed a tutte le menzogne, anche se si nascondono sotto il manto della scienza. Istruzione scientifica per tutti e fino ai suoi gradi più elevati.
    6. Guerra alle rivalità ed ai pregiudizi patriottici. Abolizione delle frontiere: fratellanza fra tutti i popoli.
    7. Ricostruzione della famiglia in quel modo che risulterà dalla pratica dell'amore, libero da ogni vincolo legale, da ogni oppressione economica o fisica, da ogni pregiudizio religioso.
  • Noi vogliamo dunque abolire radicalmente la dominazione e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo; noi vogliamo che gli uomini, affratellati da una solidarietà cosciente e voluta, cooperino tutti volontariamente al benessere di tutti; noi vogliamo che la società sia costituita allo scopo di fornire a tutti gli esseri umani i mezzi per raggiungere il medesimo benessere possibile, il massimo possibile sviluppo morale e materiale; noi vogliamo per tutti pane, libertà, amore, scienza.

Né democratici né dittatoriali: anarchici

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  • Se vi sono classi e individui privi dei mezzi di produzione e quindi dipendenti da chi quei mezzi ha monopolizzati, il cosiddetto regime democratico non può essere che una menzogna atta a ingannare e render docile la massa dei governati con una larva di supposta sovranità, e così salvare e consolidare il dominio della classe privilegiata e dominante. E tale è, ed è sempre stata, la democrazia in regime capitalistico qualunque sia la forma ch'essa prende, dal governo costituzionale monarchico al preteso governo diretto.
  • Di democrazia, di governo di popolo non ve ne potrebbe essere che in regime socialistico, quando, essendo socializzati i mezzi di produzione e di vita, il diritto di tutti a intervenire nel reggimento della cosa pubblica avesse a base e garanzia l'indipendenza economica di ciascuno.
  • Governo significa diritto di fare la legge e d'imporla a tutti colla forza: senza gendarmi non v'è governo.
  • Noi siamo per l'abolizione del gendarme. Noi siamo per la libertà per tutti, e per il libero accordo, che non può mancare quando nessuno ha i mezzi per forzare gli altri, e tutti sono interessati al buon andamento della società. Noi siamo per l'anarchia.

Organizzatori e antiorganizzatori

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  • La necessità dell'organizzazione nella vita sociale, e quasi direi la sinonimia tra organizzazione e società, è cosa tanto evidente che si stenta a credere come si sia potuta negare.
  • Anarchia significa società organizzata senza autorità, intendendosi per autorità la facoltà di imporre la propria volontà e non già il fatto inevitabile e benefico che chi meglio intende e sa fare una cosa riesce più facilmente a far accettare la sua opinione, e serve di guida, in quella data cosa, ai meno capaci di lui.
  • Secondo noi l'autorità non solo non è necessaria all'organizzazione sociale, ma, lungi dal giovarle, vive su di essa da parassita, ne inceppa l'evoluzione, e volge i suoi vantaggi a profitto speciale di una data classe che sfrutta ed opprime le altre. Fino a che in una collettività vi e armonia d'interessi, fino a che nessuno ha voglia o modo di sfruttare gli altri; non v'è traccia d'autorità: quando viene la lotta intestina e la collettività si divide in vincitori e vinti, allora sorge l'autorità, la quale naturalmente è devoluta ai più forti e serve a confermare, perpetuare ed ingrandire la loro vittoria.

Incipit di alcune opere

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Anarchismo e democrazia

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Londra, 2 febbraio 1897

Signor Direttore del Messaggero,
Sono informato che i socialisti parlamentari d'Italia van dicendo che io, d'accordo col Merlino ritengo utile che i socialisti-anarchici partecipino alle lotte elettorali votando per il candidato più avanzato.
Poiché mi fan l'onore di occuparsi della mia opinione, non sarò stimato presuntuoso se mi affretto a far conoscere ad essi ed al pubblico quel che veramente io penso della questione.

Fra contadini

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Beppe. — Toh, guarda chi si vede! giusto, è un pezzo che ti avrei voluto parlare e son contento d'incontrarti... Giorgio, Giorgio, che mi fai sentire! Quando stavi al paese eri un buon figliuolo, il modello dei giovani della tua età. Oh! se fosse vivo tuo padre.
Giorgio. — Beppe, perchè mi parlate così? Che cosa ho io fatto per meritare i vostri rimproveri? e perchè il mio povero padre dovrebbe essere scontento di me?

Rivoluzione e lotta quotidiana

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Quando Bakunin venne in Italia, una profonda crisi travagliava il paese, e specialmente quella parte eletta del paese che partecipava alla vita politica non per basso egoismo di avventurieri ed arrivisti, ma per ragioni ideali ed amore sincero di bene generale.
Il nuovo regno dei Savoia, cui aveva messo capo la lotta per l'indipendenza d'Italia, non rispondeva punto alle aspirazioni di coloro che prima e meglio di tutti avevano promosso e sostenuto il movimento.

  1. Da Scritti, Risveglio, 1934, vol. I.
  2. 1913; citato in L'espresso, 3 agosto 2006, p. 118.
  3. Da Individuo, società, anarchia: la scelta del volontarismo etico, a cura di Nico Berti, e/o, 1998.
  4. Da una lettera a Luigi Fabbri, Londra, 30 luglio 1919; citata in Luigi Fabbri, Dittatura e rivoluzione, a cura di Chiara Calza, Progetto esigere, 2017, p. 5.

Bibliografia

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Altri progetti

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