Riccardo Petrella

economista, accademico e politologo italiano

Riccardo Petrella (1941 – vivente), economista, accademico e politologo italiano.

Riccardo Petrella

Citazioni di Riccardo Petrella

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  • Dichiariamo la povertà illegale così come la schiavitù nel XIX secolo.[1]

Il manifesto dell'acqua

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  • Nessun settore pubblico, nessun servizio pubblico, nessun bene pubblico, è sfuggito, del tutto o in parte, al fenomeno: le poste, le telecomunicazioni, il gas, l'elettricità, i trasporti urbani, i treni, gli aerei, la sanità, l'educazione, la formazione, i servizi di sicurezza sociale, persino gli uffici di statistica sono stati interamente o parzialmente privatizzati con modalità differenti nei vari Paesi. [...] A partire dagli anni Sessanta, le forze legate al capitalismo finanziario, industriale o commerciale sono riuscite a impadronirsi -a livello "locale" e mondiale- dei poteri di decisione, direzione e controllo, sui sistemi di allocazione delle risorse disponibili e di redistribuzione della ricchezza prodotta. [...] I principi di privatizzazione, deregolamentazione, liberalizzazione, formano una specie di "santa trinità" del capitalismo di mercato mondiale. In numerosi paesi, il politico ha rinunciato ad essere il soggetto principale della regolazione collettiva, lasciando questo ruolo alle imprese mondiali private e ai mercati finanziari. [...] L'acqua non è sfuggita a tali processi[2]
  • Dopo la decolonizzazione (più o meno compiuta verso la fine degli anni Sessanta) l'atteggiamento dei paesi sviluppati nei confronti delle loro ex colonie è stato piuttosto ambiguo, di tipo paternalista o neocolonialista. È raro che i paesi dell'Europa occidentale e gli Stati Uniti abbiamo adottato una politica chiara e sincera di solidarietà e cooperazione. I Paesi Scandinavi e il Canda sono stati più "generosi" e più "democratici" degli altri, ma sempre entro certi limiti. Eccezion fatta per alcuni principi e aspetti positivi che hanno ispirato la definizione e l'applicazione delle Convenzioni di Yaoundè e di Lomè fino a qualche anno fa, si deve riconoscere che la proclamazione nel 974 (dopo la prima "crisi del petrolio") del Nuovo Ordine Economico Internazionale (NOEI) e del Decennio per lo sviluppo mondiale (1977-1987), nel quadro del quale fu proclamato, nel 1981, il Decennio dell'Acqua e del Risanamento (1981-90), non hanno dato i risultati sperati, anzi. L'aiuto è rimasto un aiuto "condizionato", nell'interesse dei paesi detti donatori, I rapporti di scambio sono diventati sempre più vantaggiosi per i paesi industrializzati. Al termine del Decennio, i paesi del Terzo Mondo si sono trovati indebitati fino al collo.[p. 73]
  • [Negli anni '90] si è assistito alla marginalizzazione dei programmi d'azione delle istituzioni politiche intergovernamentali che, bene o male, avevano promosso e portato avanti alcune forme di cooperazione e di solidarietà internazionale. L'Unesco, la FAO, l'OIT e l'OMS non orientano e non gestiscono più la risoluzioni ai problemi mondiali, diventata appannaggio della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. Ora, secondo il suo statuto (art. 1), la funzione istituzionale della Banca Mondiale è di promuovere gli investimenti privati all'estero.+
  • Uno dei testi di riferimento politico e pratico di base al quale s'ispira l'azione della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale ne settore dell'acqua è l'opera di Gabriel Roth, pubblicata nel 1987[3]. [...] Le sue proposte auspicano una separazione fra lo stato e il settore privato, ancora più netta che nel caso francese: lo stato con l'aiuto di organismi internazionali (la BM e il FMI), apporterebbe il finanziamento e il settore privato assicurerebbe il finanziamento al prezzo di mercato. [p. 73]
  • La Banca Mondiale riconosce che la privatizzazione dei servizi locali dell'acqua non apporterà una migliore redistribuzione nei diversi settori di consumo e un miglioramento della qualità, almeno in un futuro prevedibile[p. 75].
  • [La Banca Mondiale teorizza che] I poteri pubblici devono dunque assumere in ultima istanza[4] la responsabilità della ridistribuzione e della conservazione dell'acqua. Per far ciò occorrono una politica di investimenti e di sussidi (gestione dell'offerta) e misure di regolazione diretta, di innovazione tecnica, di stimolo finanziario e di richiamo all'autocontrollo (gestione della domanda)[5]. Secondo la Banca Mondiale, allo Stato tocca il ruolo di fissare le regole del gioco (incluso il prezzo dell'acqua, sulla base del principio del recupero del costo totale) e di promuovere il libero funzionamento dei meccanismi del libero mercato. Non deve più occuparsi della gestione dei servizi d'acqua. Questa deve essere lasciata interamente al settore privato. Lo stato deve inoltre assicurare la certezza del diritto in materia di proprietà dell'acqua e di trasferimento dei diritti, determinare e far rispettare gli standard qualitativi in termini di acqua potabile e di sicurezza. [p. 76]
  1. Citato da Bart Staes nell'Interrogazione parlamentare P-3649/2010 del Parlamento Europeo.
  2. Riccardo Petrella, Il manifesto dell'acqua. Il diritto alla vita per tutti, Gruppo Abele edizioni (traduzione di Giuliana Solari), 2001, ISBN 88-7670-384-5, p. 72
  3. G. Roth, The Private Provision of Public Services in Developing Countries, World Bank, Oxford University Press, 1987
  4. Ndr.: evidenziazione dell'autore (R. Petrella)
  5. Cfr. Banca Mondiale, Le secteur de l'eau du Maroc, rapporto nr 12649-MOR, Washington 1995, p. 95, citato da C. Jampaglia, L'acqua e le città. Politiche e logiche di sviluppo in Marocco a partire dai progetti di sviluppo della Banca Mondiale, Tesi di laurea, Università degli Studi di Milano, aa. 1996-1997, p. 272

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