Radiofreccia
film del 1998 diretto da Luciano Ligabue
Radiofreccia
Titolo originale |
Radiofreccia |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 1998 |
Genere | drammatico |
Regia | Luciano Ligabue |
Sceneggiatura | Antonio Leotti, Luciano Ligabue |
Produttore | Domenico Procacci |
Interpreti e personaggi | |
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Note | |
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Radiofreccia, film del 1998 con Stefano Accorsi, regia di Luciano Ligabue.
Frasi
modifica- [Parlando alla radio]
Buonanotte... qui è Radio Raptus... e io sono Benassi... Ivan. Forse lì c'è qualcuno che non dorme, be' comunque che ci siate oppure no, io c'ho una cosa da dire. Oggi ho avuto una discussione con un mio amico; lui... lui è uno di quelli bravi, bravi a credere a quello in cui gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose non crede in niente. Be' non è vero... anch'io credo...
Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards.
Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che vuole l'affitto ogni primo del mese.
Credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi.
Credo che un'Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa.
Credo che non sia tutto qua, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche Dio.
Credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecento mila al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose.
Credo che c'ho un buco grosso dentro, ma anche che il rock n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono.
Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx.
Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri. Credo che per credere, certi momenti ti serve molta energia. Ecco, allora vedete un po' di ricaricare le vostre scorte con questo... [parte Rebel Rebel di David Bowie] (Freccia) - Te sta' dentro che qua fuori è un brutto mondo. (Freccia) [ad una persona affacciata alla finestra, mentre rubavano lana di roccia]
- Mi scaldi una birra? (Bruno) [al barista Adolfo]
- Rimorso! (vari personaggi)
- Ascolta: ma ci riesci, per un giorno, non dico a non essere stronzo ma almeno a stare nella media? (Tito) [a Boris]
- Oh, non ve lo ripeto più, eh: la vita non è perfetta; le vite nei film sono perfette! Belle o brutte, ma perfette. Nei film non ci sono tempi morti, mai! E voi ne sapete qualcosa di tempi morti, eh? (Bonanza) [all'inizio del film]
- Invece le canzoni non ti tradiscono. Anche chi le fa può tradirti, ma le canzoni, le tue canzoni, quelle che per te hanno voluto dire qualcosa, le trovi sempre lì, quando tu vuoi trovarle. Intatte. Non importa se cambierà chi le ha cantate. Se volete sapere la mia delle canzoni, delle vostre canzoni vi potete fidare. (Bruno) [parlando alla radio]
- Per la prima volta Freccia perse la testa per una. Si prese una botta grossa per una che anche se era di Carpi, abitava anni luce da lui, una gnocca da 9/9.5, come si dice, una di quelle gatte che si fanno vive solo quando vogliono loro. Forse fu anche questo il motivo della botta, e comunque fu una botta così grossa che per la seconda volta lo perdemmo di vista per un po'. Come si fa a raccontare di una storia d'amore con dentro Freccia? Lui non me lo perdonerebbe mai, e poi è difficile immaginarselo! Comunque la storia era vera, si dice che non c'è niente di peggio che perdere la testa per chi non la perde per te, si dice che fu una fiammata brevissima ma potente, così potente che Freccia e solo lui ci costruì sopra chissà che cosa. Si dice che non aveva capito che non si può avere l'esclusiva su una come lei. Si dice, hanno detto, se ne dicono... Lui non ci disse mai niente. (Bruno)
- [Parlando dell'incontro con l'eroina] Be'... Probabilmente quella volta più che chiedermi perché mi sono chiesto perché no? (Freccia)
- Giochino? Guarda che quando ti infili le cuffie e alzi il fade del microfono e senti la tua voce, che è sempre la tua voce però è più... è più precisa. Senti che puoi dire quello che vuoi, però sai anche che quello che dici dev'essere il massimo... e ti accorgi che ogni volta cresci un po'...e quando non ce la fai più con le parole allora tà: Usi la musica... quella che TU hai scelto, quella che continua a parlare di te. Secondo me ci vorrebbe una radio così in ogni casa... ognuno a dire al resto del mondo la sua cosa... (Bruno)
- Si dice che non c'è niente di peggio che perdere la testa per chi non la perde per te. (Bruno)
- [Mentre passava Sweet Home Alabama alla radio] Muti e religioso silenzio! (Freccia)
- Quelli come me, quelli come te li mandano affanculo! (Bruno)
- Canna sfigata per Boris, canna da sfigato per Bruno, canna porta sfiga per te Freccia, canna da professionista pour moi, canna neutra per Iena. (Tito)
Dialoghi
modifica- Tito: Allora Freccia? Come va?
Freccia: Male... sono morto!
Tito: Non far l'asino, dico davvero.
Freccia: Anch'io dico davvero... Te come va?
Tito: Come va... Va come quello che ha quasi ammazzato suo padre. Non riesco a far l'amore, ho paura di far del male. - Freccia: A proposito, tutto bene a casa?
Tito: Sì, perché?
Freccia: Ma, girano delle voci. Saran le solite voci idiote.
Tito: Di' mo. Che voci girano?
Freccia: Ma niente, te l'ho detto. Stronzate.
Tito: No, te adesso mi dici che voci girano.
Freccia: Che sei diventato finocchio...
Tito: Tsk. Mo va a cagher va, Freccia. Semo. - Tito: Oh Freccia...
Freccia: Ohi. [Senza guardarlo. Continuando a giocare a Space Invaders]
Tito: Ho ammazzato mio padre.
Freccia: Fatto bene. [Sempre senza guardarlo, continuando a giocare] - Freccia: Mo' manca solo che ci fai pagare per andare al cesso. Ma si può ancora far qualcosa gratis qua dentro?
Adolfo: Prendere l'uscio, per esempio. - Freccia: Buono il tuo caffè, sa di fosso.
Adolfo: Allora gli stronzi come te non dovrebbero berlo, dovrebbero galleggiarci in cima. - Boris: Ciccio, la radio è un hobby. Potevi essere maniaco di francobolli, di pesci gatto o di che cazzo ne so. Dai, avrai comunque le tue trecentomila al mese. Cambierai la 127 ogni tre anni, ti sposerai Ilaria, perché quelli come te sposano sempre quella che hanno conosciuto alle medie.
Bruno: Cosa vuol dire quelli come me?
Boris: Vuol dire quelli come te. I figli: un maschio e una femmina, se ti va male due e due. A cinquant'anni la casetta tua con tutte le grate alle finestre perché abbiamo paura degli zingari, è chiaro. Guzzerai Ilaria una volta al mese e solo quando sarete ciucchi. E poi le paste la domenica mattina, i tortelli alla vigilia, qualche petardino a capodanno. Le barzellette al bar in dialetto e l'italiano davanti al capo. Novantesimo minuto vita natural durante, la 127 lavata il sabato per portare la famiglia fuori la domenica, una vita di straordinari per comprarti lo Zodiac per le gite sul Po, e tre o quattrocento hobby nuovi perché il tempo libero ti ammazza. Gran sballo. Quelli come te sono anche capaci di fare volontariato alla croce rossa.
Bruno: Quelli come me quelli come te li mandano affanculo. [Bruno si alza dalla sedia e se ne va]
Tito: Anche quelli come me!
Boris: Quelli come voi sono i prossimi Kingo, Virus, Bonanza...
Tito: Tutta gente che ha deciso come stare al mondo. Quelli come te l'unica cosa che fanno al mondo è dire agli altri come dovrebbero starci. [Tito se ne va. Freccia ride tra sé e sé]
Boris [a Freccia]: Cazzo ridi te? Credi di stare meglio?
Freccia: No, io non credo niente. Credo solo che sei un po' stronzo.
Boris: Hai ragione a non credere a niente. Non hai mai creduto in niente. Niente Dio. Politica, per carità: PCI, DC, bombe, non bombe, è lo stesso. E il bello è che non te ne frega davvero niente. Te ne stai qui, a fare lo sborone con queste due o tre cosine. Ma è facile cocco, così è molto facile.
Freccia: Amen. [Se ne va] - Bruno: È sabato notte e in questo momento molti di voi avranno di meglio da fare che stare ad ascoltare noi alla radio, molti avranno di peggio da fare, molti se la stanno spassando, sono sicuro, ma sono convinto che tanti di voi, che guardacaso avranno 18-20 anni, sono lì che non si lasciano stare neanche a quest'ora di sabato. Io non so com'era avere 18-20 anni negli anni 50 o 60... So cosa vuol dire per me e per tanti altri averli adesso. Questo 1977 è un gran casino; c'è un gran movimento in giro, non so dire se è bello o brutto; però è veloce. Ci sono le bombe, c'è il movimento studentesco, ci sono le radio libere, ci sono i genitori che sempre di più sono come tu giuri che non sarai mai, ci sono le utopie, le religioni, e ci sono appunto quelli che non si lasciano stare.
Freccia: Vuoi dire che tocca a me?
Bruno: Secondo me sì... Ci sono i buchi e in mezzo a tutto questo c'è il nostro bisogno di saperne di più! Stiamo viaggiando senza cartina o con una cartina illeggibile... Be' secondo me è arrivato il momento che questa cartina ce la facciamo noi! E una volta fatta la facciamo circolare!
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