Peter Fröberg Idling
scrittore svedese
Peter Fröberg Idling (1972 – vivente), scrittore svedese.
Il sorriso di Pol Pot
modifica- Pare che Saloth Sar fosse un bravo calciatore. Non ancora Pol Pot, per un lungo periodo di tempo. Solo Saloth Sar. Era bravo con la palla, ma aveva anche un debole per la poesia romantica francese. Paul Verlaine, Victor Hugo. E gli piaceva suonare il violino. Però in questo non era altrettanto bravo, dicono quelli che ricordano. (p. 18)
- [Su Khieu Samphan] Un po' un Che Guevara cambogiano, del tutto diverso dai simpatizzanti di sinistra del mondo occidentale, eppure simile. Un uomo che vive secondo i propri principi. Nelle fotografie sorride all'obiettivo, mentre sullo sfondo si scorge la giungla che da quasi dieci anni è la sua casa e quella della guerriglia. (p. 23)
- Koh Santepep, l'Isola della pace, chiamava Sihanouk il suo piccolo regno cambogiano. Un'eccezione verdeggiante nel mare delle guerre. A est il Vietnam combatteva contro i francesi. Poi contro gli americani. A ovest la Thailandia diventava sempre più instabile. A nord il Laos veniva attirato nelle turbolenze vietnamite. In Indonesia, in concomitanza con un violento golpe militare, venivano uccise centinaia di migliaia di comunisti.
Tutti i conflitti erano attraversati dalle gelide trincee della guerra fredda. La minaccia ultima incombeva perennemente: che l'equilibrio venisse meno a favore di una delle due parti e che l'altra premesse il pulsante delle armi nucleari.
Ma la Cambogia era l'isola della pace. Nelle calde serate in riva al Mekong l'inverno nucleare era lontano. (p. 44) - Il principe Sihanouk era stato piazzato sul trono cambogiano dalla Francia colonialista nel 1941, ennesimo rappresentante della lunga serie di discendenti dei leggendari re di Angkor. All'epoca era un sognatore dicianovenne appassionato di cinema. Nelle sue memorie racconta del primo incontro con la moglie del governatore francese. "Qu'il est mignon, ce petit!" aveva esclamato la signora.
E quella era l'idea. Il suo ruolo era quello del grazioso reuccio, il cui principale merito era che lo si riteneva facile da infinocchiare.
Difficilmente i francesi avrebbero potuto sbagliarsi di più. Il generale francese de Langlade ebbe in seguito modo di constatare che effettivamente Sihanouk era sì un pazzo, ma un pazzo geniale. (p. 45) - Nel novembre del 1953 i francesi furono costretti a rinunciare alla Cambogia. Il paese non aveva più padroni. E Sihanouk si attribuì tutti gli onori.
Fu la prima, geniale mossa politica del folle. L'indipendenza aveva il sostegno del popolo. Era stata anche la base della crescente popolarità dei comunisti. Con la sua tardiva crociata, Sihanouk riuscì a conquistarsi l'ammirazione della popolazione e contemporaneamente a scalzare i comunisti. Sarebbero passati quasi vent'anni prima che tornassero a essere una forza da tenere in considerazione.
La costituzione limitava però lo spazio di manovra politica del re, e la cosa mal si adattava alle ambizioni di Sihanouk. Perciò, la sua seconda mossa geniale fu l'abdicazione.
Exit: un re.
Enter: un principe.
Riassunto il titolo di principe, ebbe di novo le mani libere. Sul trono piazzò il padre, del tutto disinteressato alla politica. Sihanouk teneva però a definirsi "il principe che è stato re", in modo che nessuno dubitasse del suo vero status. Non che qualcuno lo facesse, peraltro. Continuò ad abitare a palazzo e mantenne il potere su esercito e polizia. Rimase il semidio a cui i sudditi osavano avvicinarsi solo strisciando. (pp. 45-46) - I sedici anni di potere praticamente illimitato di Sihanouk hanno generato proprio l'alone mitico che lui desiderava.
Un'isola di pace e benessere nelle tenebre della storia.
Una luce in contrasto con l'epoca che seguirà. (p. 49) - Il suo regno veniva spacciato per una democrazia, ma somigliava di più alla messinscena di una farsa politica sempre più innaturale. Sihanouk era immensamente popolare, ma preferiva non correre rischi. Le elezioni che si tenevano non erano né particolarmente libere né giuste. (p. 52)
- Sihanouk si definiva un uomo di sinistra. A livello internazionale, gli stati con cui andava più d'accordo erano quelli a orientamento socialista, ma nel suo paese mal sopportava l'opposizione della sinistra. (p. 57)
- Nel 1968 il generale Lon Nol venne nominato Primo ministro, e con questo sia il potere civile che quello militare erano stati fuori dal controllo di Sihanouk. (pp. 58-59)
- Lon Nol era soprannominato "il Nero" di Sihanouk. Veniva dalla campagna e aveva la pelle bruciata dal sole. I cittadini tenevano molto alla propria carnagione chiara.
Lon Nol era religiosissimo e reazionario, dedito alla superstizione e alla magia. Inoltre era un nazionalista appassionato.
Come stratega militare non valeva invece molto, e le sue doti politiche erano decisamente scarse.
In altre parole, si trattava di una figura che nessuno, nella cerchia mondana intorno a Sihanouk, prendeva effettivamente sul serio. Era fedele e leale al principe, e questo bastava. La sua stella prese a salire, lentamente ma inesorabilmente.
Le definizioni politiche vengono esportate in maniera spesso errata, nel mondo, e per lo più confondono le idee invece di chiarirle. Ma considerando il mantra di Lon Nol sulla "pulizia della razza, della cultura e della religione" viene piuttosto spontaneo definirlo un classico fascista. (p. 59) - Lon Nol era nel complesso, un Primo ministro improbabile. Per lo più se ne stava dalla mattina alla sera nella sua villa. Raramente toccava il telefono, e delle notizie date da radio, televisione e giornali non si curava affatto. Gli unici ad avere accesso illimitato alla sua persona erano i monaci che affermavano si saper predire il futuro. La sua visione del mondo si fondava per la massima parte sulle loro premonizioni.
Governava il paese grazie all'"ispirazione soprannaturale". La magia e il buddismo cambogiano erano l'arma vincente contro gli atei vietnamiti. (p. 67) - [Su Ieng Sary] Uno dei cosiddetti intellettuali. Personalità dominante e abile parlatore. (p. 73)
- [Su Nuon Chea] Uno dei veterani. Dogmatico e privo di qualsiasi carisma. (p. 73)
Bibliografia
modifica- Peter Fröberg Idling, Il sorriso di Pol Pot: un viaggio svedese nella Cambogia dei khmer rossi, traduzione di Laura Cangemi, Iperborea, Milano, 2010. ISBN 978-88-7091-181-7
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