Nazionale di calcio dell'Uruguay

rappresentativa nazionale maschile di calcio dell'Uruguay

Citazioni sulla nazionale di calcio dell'Uruguay e in generale sul calcio in Uruguay.

Nazionale uruguagia nel 1950

Citazioni

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  • Antoine è francese. Per quanto dica di sentirsi per metà uruguaiano, non sa davvero cosa significhi. Non conosce la dedizione e lo sforzo necessari per giocare a calcio a così alti livelli con così pochi abitanti. Avrà le nostre abitudini, il nostro modo di parlare, ma non il nostro sentimento. (Luis Suárez)
  • L'Uruguay è uno di quei paesi dove dovrebbero mettere delle porte di calcio alle frontiere. Al visitatore sarebbe chiaro che quel paese altro non è che un gran campo di football con l'aggiunta di alcune presenze accidentali: alberi, mucche, strade, edifici... (Jorge Valdano)
  • La garra charrúa! L'ultima parola agli uruguagi, sempre loro! L'ultima parola nel calcio è la loro: hanno un cuore differente, lo capisci o no? L'artiglio che graffia, che lascia il segno nella storia dell'Inter: questa è la storia che si ripete! [...] Io te l'avevo detto, la riprende [Matías Vecino]! [...] Il graffio che aveva portato l'Inter in Champions serve per rimarcare il territorio: questo è l'Uruguay quando va in campo con tutto se stesso...ecco chi è Vecino: stanco, si, ma lascia in campo Vecino che parla alla fine, lascialo in campo, che la dice lui l'ultima cosa nel calcio! Stanno a insegnare cos'è il calcio agli uruguagi, ma vedi un po' te.[1] (Daniele Adani)
  • Dagli uruguagi, lo sapessimo o no, abbiamo imparato quasi tutto dopo gli anni Venti (dominati invece dai danubiani e dai mister britannici). Quello che so io è che mi hanno insegnato più di tutti, a partire dai quattro bolognesi agli interisti Mascheroni e Scarone, al grandissimo indimenticabile Pepe Schiaffino (per tacere di Faccio, degno erede di Monti, e dell'elegante Abbadie). L'Uruguay non ha la popolazione di Roma e manda per il mondo 200 pedatori di ventura.
  • Gli uruguagi hanno insegnato che Uruguay es el padre e Inglaterra la madre del futbol. Giusto l'orgoglio uruguagio, ma un tantino esagerato. In effetti, il pallone è arrivato sul Rio de la Plata con i macellai inglesi dei frigorificos. La storia è dalla loro parte e gli inglesi lo sanno bene, anche se questo ha molto influito sul loro destino. Il calcio da loro giocato è sempre mazzolato con grossolana pervicacia: rarissimamente vedi un dribbling, un'intuizione fuori cliché, una qualsiasi trovata.
  • Nel '24 ha felicemente scoperto un collega di laggiù che l'Uruguay era entrato in geografia. Non aveva tre milioni di abitanti e giocava calcolando ogni mossa con la virtù sparagnina di chi sa di non poter sprecare mai (come invece capitava agli argentini, ai brasiliani). Poi, curiosamente, gli uruguagi si sono eretti a colonizzatori nei nostri confronti. Grandi campioni cresciuti fra loro figurano nella storia del nostro calcio in virtù del duplice passaporto. Il massimo della tecnica e della bravura è stato espresso in questo dopoguerra dal fervore un po' nevrotico di Schiaffino. Se dunque ci vogliamo porre con un minimo di obiettività di fronte alla storia, dobbiamo riconoscere che l'Uruguay, padre del fùtbol (y fue madre Inglaterra!), ci è stato sovente maestro. Poi, come è legge nell'evolversi dei popoli, è toccato all'Italia di conseguire traguardi superiori a quelli del piccolo e lontano Paese rioplatense. La Svizzera sudamericana è decaduta a povera contrada, ancora civile ma inquieta per troppe e inconsuete lacune di indole economica: e gli uruguagi di buon calibro pedatorio sono andati numerosi per il mondo a cercare fortuna.
  • Senza atteggiarmi a sacerdote deluso, e peraltro lieto di venire smentito, lasciate che io chiuda con un Timeo uruguagios, et male ludentes. (Temo gli uruguagi, anche se giocano male).
  1. Commentando il gol decisivo del calciatore uruguagio Matías Vecino al termine della partita di Champions-League, Inter-Tottenham del 18 settembre 2018.

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