Maurizio Cucchi

critico letterario, traduttore e pubblicista italiano

Maurizio Cucchi (1945 – vivente), poeta, critico letterario, traduttore e giornalista italiano.

Maurizio Cucchi, primo da sinistra, con Menotti Lerro, Giuliana Nuvoli e Amos Mattio alla Casa della Poesia di Milano.

Citazioni di Maurizio Cucchi

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  • [Su Lillo Gullo] La concisione è una virtù naturale della poesia: diciamo pure che senza concisione, senza economia del dire, difficilmente si arriva a trasformare la parola in poesia. Eppure esistono poemi epici e poemi fluviali, testi in cui l'essenzialità della parola può coincidere anche con un fiato ampio, con un dire narrativo. Non è questo, sicuramente, il caso di Lillo Gullo, che predilige le forme brevissime, e che le pratica con sicurezza e abilità: Quando ci chiederanno / di salvare gli oggetti / secondo il suono / che li designa, / sappiate che il mio voto / andrà all'imbuto. Nell'introduzione a questi Pensieri di legno, Paolo Ruffilli, uno dei poeti d'oggi più validi e attenti alle altrui esperienze, ci parla di una dimensione aforistica, e dunque di una tendenza alla definizione, che costituirebbe l'aspetto più chiaro e vivo della poesia di Gullo. In effetti è impossibile dargli torto. Se non ché, per paradosso, il tipo di definizione che pratica Gullo è quello di una definizione aperta, e dunque capace di ulteriori significati oltre quelli che pure enuncia senza timore. E infatti, oltre all'aforisma, quanto meno inteso secondo un'accezione occidentale del termine, risalta nelle poesie di Gullo una vicinanza spontanea con certi ben noti generi tradizionali di una poesia orientale, giapponese soprattutto, come l'haiku e il tanka. Eccone un esempio, delicato e semplice nella sua realizzazione, che tutti ci può coinvolgere o ritrarre di sorpresa: Senza i portoni, | il commiato | degli innamorati | sarebbe ugualmente | prodigo di baci?. O, su un piano più alto: Risuona nel ramo fiorito | l'urlo primordiale dell'universo: | il big bang di grazia e spavento | che moltiplica gli atomi | e incista vita dove c'era vento. Lillo Gullo, giornalista siciliano che vive nel Trentino, non è un esordiente in poesia. Ricordo che nel '99 fu tra i vincitori del premio Montale e che la sua raccolta Il disertore è stata pubblicata da Crocetti nell'antologia 7 Poeti del Premio Montale. In ogni caso questo di Gullo è un raffinatissimo, piccolo libro di versi in cui molto, per immagine o per definizione, si può trovare della vita di ognuno, nei suoi movimenti di passaggio o di improvvisa, magica sospensione, e ha anche il pregio di essere felicemente leggibile. Oltre che di colpire l'occhio per merito delle xilografie che lo accompagnano, opera di un validissimo artista come Remo Wolf.[1]

La Stampa, 9 giugno 2014

  • Jack London è stato un grande scrittore amato dagli uomini di cultura ma anche, e molto, dal popolo. Un tempo i suoi libri erano ben presenti nelle stesse case degli operai, per la sua capacità di mettere insieme realismo e avventura, osservazione del mondo e vivacità inventiva.
  • [Su Il popolo dell'abisso] Ma in questa perlustrazione fitta e appassionata di una realtà sociale sprofondata nell'abisso della miseria disperata – oltre le illusioni di un mondo nuovo e realmente nuovo, l'America – ci incanta la voce dello scrittore, la sua capacità di oltrepassare i confini del semplice reportage, per darci l'emozione di entrare insieme con lui nell'inferno di una condizione umana che ha spazzato via innumerevoli esseri senza neppure dare loro il privilegio della parola, della testimonianza di un lamento.

Poesia della fonte

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Sono ridotto a una cornice
eppure mi attraversano
sentimenti bellissimi.
L'uomo che giace e si oppone
non è l'uomo indigente, l'escluso.
Dicono i proverbi:
messaggero fedele porta salute.

Citazioni

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  • Nel sonno del mattino | sfuma il rimorso e l'abbandono | genera quasi dei prodigi. || Ma la notte è ancora combattuta | e all'alba s'impregna di sporcizia. || Poi si ricuce | nel primo oziare della luce, | e tra la gente della vie qui intorno, | come una specie di allegria. (Sonno del mattino, p. 23)
  • Perché c'è un arco chiaro, un'ala enorme | che ci tocca dentro, e io divento | quest'abulia sospesa e questo guscio | pieno di fessure. (da Balcone, p. 29)
  • Forse ho imparato che nulla | può spingermi fuori da questi confini. | Occorre dunque aderire al disegno, | obbedire con fierezza, | essere eroicamente parte che non si afferma. Come tutti questi volti goffi | che ti stanno attorno, dappertutto, | e che non hanno un destino diverso. | Nella necessità, anonimi, | un attimo di gioia li ravviva, li fa brillare senza volto, senza distinzione, | oltre l'angoscia di sé, | del proprio quotidiano sfarsi e perdersi. (da La luce del distacco, p. 56)
  • Qui parlo per me | senza schermo o figura | e mi basto com'ero: | questa sola radice ricoperta di terra. (da Poesia della fonte, p. 73)
  • Forse la fonte è una frase, | una domanda spaccata, una figura | che copre un'altra figura | e un'altra ancora. | Ma non all'infinito.(da Poesia della fonte, p. 74)
  • Infine venga al sole sgominando | tra due attimi altissimi. | I miei volti abolisca, | luce nella luce. (da Poesia della fonte, p. 75)

La casa dei lavandai
offre con calma il suo trapasso,
scivola e gronda nella Martesana,
vicino agli orti luridi,
alle strutture afone e a un bambino
che si incammina nella melma.

Il viaggiatore torna curioso sui suoi passi,
tra i padiglioni che fluttuano ingabbiati,
obliqui, semissommersi dalle alghe.
Pensa a una tinozza di piume e di calore,
tira su il bavero e riflette
su queste transizioni.

  1. Da Lillo Gullo, la concisione trasforma la parola in poesia, La Stampa, 27 dicembre 2002.

Bibliografia

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