Massacro di Samaški
Citazioni sul massacro di Samaški.
- A Samashki otto soldati russi hanno violentato due sorelle, la madre che sentiva le urla si è uccisa nel cortile della casa, le ragazze le hanno ammazzate e bruciate. Rastrellavano, saccheggiavano, kontraktniki, con la benda sulla testa, tiravano bombe a mano nelle cantine dove la gente si era rifugiata. (Adriano Sofri)
- Prima bombardano a tappeto per un giorno e mezzo. Poi entrano e ripuliscono a destra e a sinistra. Impiccano i bambini alla scuola. Gettano granate nelle cantine dove la gente si è rifugiata. Bruciano col lanciafiamme fino a che l'intero edificio è incendiato. Dei soldati che passano dicono alla gente di scappare se possono. Sono drogati, ubriachi. Per tre giorni restano nella città chiusa a sterminare, vietato entrare ai giornalisti. Il quarto giorno fanno entrare solo le donne per cercare i morti, quello che ne avanza, il deputato russo della Duma Shabad, che è piccolo di statura, si traveste ed entra nascosto fra le donne. I morti sono centinaia, bambini, donne, vecchi – gli uomini sono via a combattere. (Adriano Sofri)
Citazioni in ordine temporale.
- Fino a qualche giorno fa Samashki, un piccolo villaggio ceceno vicino a Grozny, non si trovava nemmeno sulle mappe più dettagliate. Ma oggi, dopo un'operazione militare delle truppe russe, Samashki è diventato un nome che passerà alla storia, come My Lai nel Vietnam: 250 morti, 180 dispersi e decine di feriti e di profughi, tutti o quasi tutti civili.
- Il comando russo ha impedito l'accesso al villaggio non solo ai giornalisti e ai deputati della Duma, ma perfino ai medici e alla Croce Rossa. Solo due giorni fa la tv russa è riuscita a trasmettere alcune immagini della strage: case bruciate o ridotte in rovina, cadaveri mutilati, con il cranio spaccato o il ventre squarciato, buttati nel fango accanto ai corpi delle capre e delle mucche dei contadini. Pare che la furia omicida degli attaccanti fosse tale da non aver risparmiato neppure le bestie.
- Il comando russo aveva posto agli anziani del villaggio un ultimatum: consegnare le armi e arrendersi, un'ora e mezzo per riflettere. Ora i sopravvissuti dicono che nel villaggio non c'erano guerriglieri ceceni e nemmeno armi. Ma i comandanti russi non hanno neppure aspettato la scadenza che loro stessi avevano fissato e dopo un'ora Samashki è diventato un inferno di fuoco.
- Ravid, 53 anni, ricoverata ora in ospedale con il corpo e la faccia trafitti da schegge, racconta che i militari aprivano le porte delle cantine, dove gli abitanti si erano rifugiati dalle bombe, e gettavano dentro delle granate. Dopo aver fatto così il giro del villaggio, hanno costretto i superstiti a uscire dai rifugi. «Portavano via gli uomini», racconta Ravid, «oppure li fucilavano sul posto. Mia figlia piangendo ha chiesto di non uccidere suo padre. Ma i soldati hanno riso, l'hanno cosparso di benzina e trasformato in una torcia sotto i nostri occhi».
- Le donne cecene, fuggite dal villaggio che non esiste più, raccontano che i soldati russi erano quasi tutti ubriachi. Ma ci sono testimonianze ancora più inquietanti: i soldati sarebbero stati affiancati da uomini in borghese, mascherati, ancora più spietati dei militari, che avrebbero lasciato nel loro accampamento un'enorme quantità di siringhe usate. Qualcuno parla di mercenari reclutati tra i delinquenti, altri di reduci da un'altra guerra spietata, l'Afghanistan.
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