Mark Galeotti
Mark Galeotti (1965 – vivente), storico britannico.
Citazioni di Mark Galeotti
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Intervista di Seth Ferranti, vice.com, 14 giugno 2018.
[Sui ladri nella legge]
- Una malavita c'era già anche prima [dell'era staliniana], era il cosiddetto Vorovskoy Mir, il "mondo dei ladri". Avevano i tatuaggi e uno slang tutto loro, ma è stata l'esperienza di essere catapultati in questo orrore che erano i gulag, i campi di lavoro a innescare la miccia.
- Nel 1953 morì Stalin e furono aperti i gulag. Tutti i criminali erano ora a piede libero — compresi questi collaborazionisti — e si infiltrarono nella malavita sovietica. Era un concetto tutto nuovo di vorovskoy mir, e il loro codice più o meno era: "Siamo gangster, siamo uomini duri, abbiamo la nostra cultura, il nostro codice e le nostre cose. Ma lo Stato è potente e vale la pena collaborare — quando è nel nostro interesse."
- I vory furono tra i principali fautori del nuovo sistema politico ed economico negli anni Novanta. Diciamolo: la Russia è amministrata da gente che ruba a sinistra, a destra e al centro. È una "cleptocrazia". Solo che non lo fanno nella maniera tradizionale a cui siamo abituati noi, minacciando le persone agli angoli della strada. Lo fanno attraverso appalti statali e accordi corrotti. È qui che si verifica la principale sovrapposizione tra come operano i gangster e come opera l'élite. I confini tra i due sono davvero labili.
- Sappiamo che il capitalismo per funzionare si basa su istituzioni, stato di diritto, diritti di proprietà e fiducia nel sistema. Ma i russi non la vedevano così. A loro interessavano i soldi, e quando ti interessano solo quelli, ci sono tantissimi metodi criminali che possono risultare interessanti. C'è una diffusione sorprendente di metodi come ricatto ed estorsione come strategie di business in Russia.
- I vory erano tra i principali stakeholder—i padri fondatori della Nuova Russia. Non dovrebbe sorprendere, quindi, che i loro valori siano oggi così radicati.
- La cleptocrazia russa e il legame stretto tra il Cremlino, le aziende e la criminalità organizzata significa che la Russia può influenzare gli altri paesi diffondendo queste pratiche scorrette. Putin, di fatto, sta cercando di utilizzare la criminalità organizzata russa contro l'Occidente.
- Le organizzazioni criminali russe sono già state utilizzate per uccidere i suoi nemici, raccogliere dati d'intelligence, portare spie oltre il confine e finanziare Putin, offrendo supporto a determinati canali d'informazione vicini al presidente, e noti per la disinformazione che praticano regolarmente.
Intervista di Gabriele Carrer, formiche.net, marzo 2021.
- L'Italia si era schierata con il Regno Unito dopo l'avvelenamento di Sergej Skripal, quindi c'è un elemento di reciprocità [...]. Più in generale, Londra sembra capire che questo tipo di solidarietà è cruciale per scoraggiare l'attività russa.
- [...] penso che finché Vladimir Putin è al potere, non possiamo aspettarci alcun miglioramento sostanziale. Ma nessuno ha interesse in un grave peggioramento delle cose.
- In un certo senso, penso che tutto lo spionaggio – che in gran parte è noioso, routinario e ha uno scarso impatto reale sul mondo – sia sopravvalutato.
Intervista di Pietro Guastamacchia, ilfoglio.it, 20 luglio 2022.
- Mosca si trova ad affrontare un dilemma: sospendere le elezioni accettando di fatto che in Russia non c'è più neanche la parvenza di una democrazia, o cercare di portarle a termine comunque ma in maniera molto pilotata.
- [Sulle sanzioni internazionali durante il conflitto russo-ucraino] Le fabbriche di auto russe non hanno più le componenti per montare sulle macchine una serie di funzioni basilari quali l'airbag o l'elettronica di base a causa delle sanzioni. Per ovviare a questo problema hanno lanciato la serie "special edition", una macchina che vista da fuori sembra la solita macchina ma che è del tutto priva di una serie di sistemi di sicurezza. Con le sanzioni e l'isolamento Putin ha lanciato una Russia "special edition", una paese che come una vecchia Lada se si gira la chiave si mette in moto e parte ma che ha perso completamente i sistemi di sicurezza politica e sociale di uno stato moderno e che non si ha idea di come possa reagire a un dosso o figuriamoci a un incidente.
- Se devo essere provocatorio quello che farà l'Europa non è che conti così tanto, le sanzioni che fanno male davvero sono quelle americane soprattutto le sanzioni secondarie. [...] l'importante è mettere la Russia nel paradosso del cittadino sovietico degli anni '80 che aveva le tasche piene di rubli ma non poteva comprarci nulla.
- [Ricordo] un estenuante discussione con un accademico romano che mi spiegava che il suo apprezzamento nei confronti di Putin veniva dalla sua diffidenza nei confronti del mondo capitalista. A nulla sono servite le mie spiegazioni sul fatto che la Russia di Putin sia l'economia più ferocemente neoliberista che si possa immaginare.
- Noi dobbiamo pensare ai russi come ostaggi di Putin, con una vastissima diffusione della sindrome di Stoccolma, ma pur sempre ostaggi.
- [...] come nel caso britannico o francese, dobbiamo imparare a discernere tra le colpe delle autorità e quelle dei popoli.
- In molti pensano che la Russia debba passare attraverso una sconfitta per essere costretta a elaborare una nuova identità e visione di se stessa. Certo però serve una figura capace di traghettare la Russia in questa fase, qualcuno che sappia spiegare ai russi che l'impero è finito.
- [...] persiste [in Russia] una visione autocratica del potere e una retorica della "grande Russia" ma francamente non vedo nessuno tra i possibili candidati a guidare un giorno il paese qualcuno che covi la stessa rabbia e astio contro l'occidente, come se fosse colpevole di tutti i mali che affliggono la Russia. Una rabbia violenta che fa pensare che getti le sue radici dentro un profondo trauma del sentirsi tradito.
- Ricordo che una volta si diceva che i russi da bambini vengono avvolti in coperte e arrotolati con tale forza che i bebè non riescono a mai muoversi e così imparano la sottomissione a un potere più grande. Le chiavi magiche non servono, per capire la Russia, per quanto possibile serve studiare di più.
Intervista di Antonello Guerrera, repubblica.it, 26 marzo 2022.
- [...] c'è un cerchio magico intorno a Putin ancora molto solido, estremamente dipendente da lui e con cui condivide la stessa visione paranoica, estrema e complottista del mondo. I "tecnocrati" del governo, invece, sono molto più irritati. Ma hanno poco potere. Esporsi contro Putin è ancora decisamente pericoloso. Molti a Mosca vogliono liberarsene, ma sperano che lo faccia qualcun altro.
- [...] la disoccupazione in Russia è già alta e l'esercito sta perdendo la sua integrità funzionale. Molti soldati sono furiosi, sono stati mandati al fronte senza addestramento, né approvvigionamenti, ci sono voci di ammutinamento a Kiev. Sarà molto interessante vedere che cosa accadrà in aprile quando ci sarà la nuova chiamata di leva obbligatoria in Russia: sono possibili molte diserzioni. Perciò, non vedo come le cose non possano andare sempre peggio per Putin.
- [Su Sergej Šojgu] In realtà il ministro della Difesa è sì un patriota e nazionalista, ma è anche più giovane e meno fanatico del resto della nomenklatura putiniana. Shoigu non pensa che l'Occidente odi visceralmente la Russia. Si dice che, al di là delle tante voci, non si sia fatto vedere negli ultimi giorni perché "punito" da Putin per il pessimo andamento della guerra in Ucraina. In realtà potrebbe essere che sia stato lui a scomparire. [...] Magari non vuole esporsi per un conflitto così catastrofico. O non vuole sporcare la sua immagine per motivi che non conosciamo.
- In teoria il primo ministro Mikhail Mishustin [potrebbe rimpiazzare Putin], ma non ha né il carisma né la caratura.
- Chubais è molto legato agli oligarchi ma non alla classe media, presso cui è screditato perché associato proprio con le privatizzazioni feroci degli anni Novanta.
- Ora i russi dicono di volersi concentrare sull'Est, ma soltanto perché la tattica di aggressione totale su più fronti in Ucraina si è dimostrata terribilmente sbagliata. Tuttavia, Putin non si accontenterà di certo. Lui forza sempre i limiti. Lo ha sempre fatto.
Intervista di Rosalba Castelletti, repubblica.it, 24 agosto 2022.
[Sulla morte di Dar'ja Dugina]
- Stando all'Fsb, Vovk avrebbe operato indisturbata per un mese, avrebbe guidato la sua Mini per 750 km e poi superato il confine estone. Il tutto in un Paese che non solo ha una vasta sorveglianza di Stato, ma che proprio a Mosca impiega un sofisticato sistema di riconoscimento facciale che monitora chiunque.
- In passato abbiamo già assistito più volte ai goffi tentativi di narrazione russa. Basti pensare ai due agenti dietro al tentato assassinio di Serghej Skripal che sostenevano di trovarsi a Salisbury per ammirare le "guglie della cattedrale". Le prove contro Vovk sono state messe insieme frettolosamente: la presunta carta d'identità di Vovk per dimostrare che lavorasse per l'esercito ucraino è un evidente lavoro con Photoshop. È una ricostruzione improvvisata. Fa pensare che non si tratti di una operazione "false flag" attentamente pianificata, ma che l'Fsb abbia dovuto inventarsi una risposta in fretta e furia.
- Se prendiamo per buona la versione ufficiale russa, le autorità ucraine avrebbero investito le loro risorse in un omicidio alla periferia di Mosca solo per colpire una commentatrice di secondo grado ancorché tifosa dell'operazione contro Kiev. Ancora una volta, questa narrazione non regge.
- [...] non escludo che alcuni ucraini vedano in Dugin un istigatore del conflitto. In questo caso, però, mi aspetterei una dichiarazione: "Ecco cosa accadrà a tutti coloro che sostengono la violenza contro gli ucraini". Ma non ce n'è stata nessuna.
- [«A chi potrebbe giovare?»] La risposta cinica? Agli editori di Dugin.
- Per concludere, a breve termine, Dugin è prezioso per il Cremlino perché sposa la necessità di questa "operazione", il fatto che sia una "guerra giusta". Ma sul lungo termine tiene sotto scacco il Cremlino perché, a un certo punto, potrebbe essere necessaria una soluzione pragmatica. Dugin parla di una vittoria a dir poco completa e totale. E non ci sono prove che i russi siano in grado di raggiungerla.
- Il Cremlino non lascia mai che una crisi vada sprecata. Userà l'attentato come scusa per reprimere la presunta quinta colonna pro-Ucraina o altro. I falchi del "partito della guerra" in qualche modo intensificheranno la propria propaganda.
- C'è molta rabbia. Non solo tra gente come Girkin, ma anche tra uomini della Guardia Nazionale o dell'esercito. Sono proprio queste le persone da cui in fin dei conti Vladimir Putin dipende per restare al potere. E questo ci dice che l'intero sistema sta diventando un po' più fragile. Sì, sopravviverà. Ma non appena ci sarà un "cigno nero", un evento inatteso, uno shock sistemico, scopriremo che il sistema è molto meno forte di quanto pensiamo
Intervista di Gabriele Carrer, huffingtonpost.it, 9 dicembre 2022.
- Nonostante gli sforzi delle autorità russe per imporre un controllo pervasivo dell'ambito informativo, il conflitto è diventato sempre più tangibile per molti russi dopo la mobilitazione parziale del settembre 2022.
- Poiché è improbabile che la Russia ottenga importanti successi sul campo di battaglia nei prossimi mesi, è verosimile che per il Cremlino sia sempre più difficile mantenere anche solo una tacita approvazione della guerra tra la popolazione.
- Inizialmente c'è stato un notevole sostegno per quella che è stata venduta come un'operazione ridotta, condotta con precisione chirurgica per evitare vittime civili, per impedire che un governo fascista si dotasse di armi nucleari e conducesse pogrom contro l'etnia russa e russofona. Non appena si è capito quanto questo fosse lontano dalla realtà, i problemi si sono insinuati e la mobilitazione li ha esacerbati, in quanto ha rotto un contratto sociale implicito tra Putin e il suo popolo: lasciatemi fare la mia guerra e farò in modo che le vostre vite non vengano realmente colpite [...]. Dobbiamo essere chiari sul fatto che, almeno per il momento, il risultato è la disillusione, non la resistenza: i russi temono lo Stato (a ragione) e quindi spengono i notiziari televisivi e fanno del loro meglio per non pensare alla guerra.
- Penso che il vecchio modello di putinismo sia morto, ma Putin stesso potrebbe sopravvivere alla guerra. Ma molto dipende da ciò che accadrà: Putin sta scommettendo su una lunga guerra, ora, per superare la volontà dell'Ucraina di combattere e quella dell'Occidente di continuare a sostenerla. Non credo che questa strategia funzionerà, ma se dovesse funzionare, potrebbe ancora tirare fuori da questa catastrofe una sorta di accordo di pace per salvare la faccia.
Intervista di Antonello Guerrera, repubblica.it, 3 aprile 2023.
- Prigozhin non è mai stato un vero membro del cerchio magico di Putin. Semplicemente, è stato spesso molto utile al presidente, vedi l'anno scorso quando le milizie Wagner erano fondamentali nelle prime fasi della guerra. Poi però, con la mobilitazione generale, oggi Prigozhin ha perso molto peso.
- Tatarsky era molto vicino a Prigozhin e secondo me è stato scelto anche perché era un personaggio decisamente pubblico, con una cassa di risonanza maggiore. È complicato ricondurre l'esplosione ai nazionalisti rivali, o agli ucraini o l'Fsb. Ma una cosa è certa: in Russia c'è un crescente numero di attentati o azioni violente singole. Anche passate in sordina, come contro importanti figure militari.
- Nelle chat private sempre più turbo-nazionalisti sono irritati, a maggior ragione dopo l'omicidio di Tatarsky. Credono che il regime a Mosca sia sempre più incompetente e debole. E c'è chi inizia a pensare che in fin dei conti sia patriottico essere anti Putin...
- Patrushev sarà più estremista, ma senza Putin non esiste. Se ci sarà una minaccia per il presidente, non verrà dai 70enni all'interno del cerchio magico. Ma da questi giovani ultra-nazionalisti all'esterno.
Intervista di Euronews, euronews.com, 18 aprile 2023.
- Prigozhin è un personaggio profondamente disdicevole [...]. Si tratta di un uomo che si è garantito l'ascesa facendo tutto ciò che Putin e il Cremlino vogliono. E ovviamente curando molto bene i propri interessi.
- Non vedo segni di ambizioni politiche [...]. Tutte queste chiacchiere sul fatto che potrebbe essere il prossimo presidente o il ministro della Difesa sono un'assoluta sciocchezza, prive di alcun fondamento. [...] Anche se gli venisse concesso un potere maggiore, si tratterebbe di uno strumento del Cremlino, non dotato di reale autonomia.
- Si tratta di un uomo con una forte vena di cattiveria, sono tentato di dire che le vendette sono il suo hobby principale.
- [Sul gruppo Wagner] C'è un fascino orribile per questa forza mercenaria che sembra in grado di ignorare totalmente le norme di base del comportamento civile. Queste persone fanno sembrare i normali militari russi dei boy scout.
- È diventato una specie di mistero. C'è chi crede che sia fondamentalmente un mercenario senza regole che fa quello che vuole. E chi crede che sia semplicemente un esecutore sanguinario di ciò che vuole Putin. Ognuno può immaginare il suo Prigozhin personale
Da "Nessun attentato a Putin, l'attacco sul Cremlino è solo simbolico": parla l'esperto Mark Galeotti
Intervista di Riccardo Amati, fanpage.it, 4 maggio 2023.
- Putin non abita al Cremlino. E comunque, perché cercar di di colpirlo proprio al Cremlino, che è così ben difeso?
- Qualcuno dice che la Russia deve subito lanciare una rappresaglia di scala biblica, per reagire seriamente all'attacco. Altri si lamentano del fatto che da anni il governo sbandiera come i soldi spesi per la sicurezza dello Stato siano stati ben spesi, mentre invece i droni nemici riescono ad arrivare fin sopra il Cremlino.
- È indicativo il fatto che la tivù di Stato abbia dato la notizia spiegando che non ci sono stati danni, e che poi siano subito comparsi su internet video che mostrano come invece qualcosa abbia colpito la cupola del Senato. E un nuovo esempio, per tutti, che le cose non sono così sotto controllo come il Cremlino proclama.
Da Il cremlinologo Mark Galeotti: «Putin è convinto della vittoria. Ma il regime è sempre più fragile»
Intervista di Davide Maria De Luca, editorialedomani.it, 21 febbraio 2024.
- Non abbiamo affrontato la domanda difficilissima su cosa significhi vittoria per noi. [...] Per quanto riguarda l'Ucraina ho l'impressione che ci sia uno scivolamento nel senso che si attribuisce alla vittoria. Il costo della guerra sta diventando sempre più evidente. Ho parlato con diversi esponenti del governo e alcuni non sono più interamente convinti della necessità di riprendere la Crimea. Potrebbe non valerne la pena, dicono. Insomma, c'è un dibattito anche in Ucraina, anche se avviene in gran parte dietro le quinte perché nessuno si può permettere il costo politico di deviare dalla linea ufficiale.
Se parliamo della Russia, dobbiamo ricordare che Putin non è il tipo di persona che ha in mente un unico obiettivo specifico che persegue in modo esclusivo. In generale, ciò che Putin vuole è soggiogare l'Ucraina sotto un governo amico e l'annessione dei territori occupati. Ma d'altro canto, deve tenere conto di una considerevole varietà di altre pressioni. - Per ogni soldato [russo] mobilitato, due o tre persone hanno lasciato il paese.
- [Sulla ribellione del Gruppo Wagner] Di sicuro è stato un episodio particolare, che ha mostrato il fallimento di molte parti diverse del regime, ma in particolare di Putin, che avrebbe dovuto fermare la rivalità tra Prigožin e il ministro della Difesa Shoigu. Ma Putin, o per sufficienza o perché non sapeva cosa fare, ha lasciato che il problema si incancrenisse. La seconda cosa che mi ha colpito, è che si è trattato di un segnale d'allarme preoccupante per il regime.
- [Sulla ribellione del Gruppo Wagner] È stato interessante notare che quando messi di fronte alla necessità di dare un voto di fiducia al regime, in così tanti si siano astenuti. Quello che indica questa storia credo sia una lenta disintegrazione del regime. Putin è ancora forte, non ci sono dubbi. Può arrestare e uccidere chiunque vuole. Ma penso che il regime stia diventando più fragile. La sua capacità di gestire le crisi è ridotta. Nell'amministrazione giorno per giorno va tutto bene. Ma che succede quando arriva l'inaspettato?
- [Sulla morte di Aleksej Naval'nyj] È un altro segnale che il regime è sempre più preoccupato, forse persino spaventato. Lo vediamo nel crescente ricorso alla repressione: dopo l'ammutinamento di Prigozhin il governo ha iniziato a perseguitare persino gli stessi turbo-patrioti che sostengono l'invasione. Non sono del tutto convinto che sia arrivato un ordine specifico di uccidere Navalny, soprattutto perché il tempismo è pessimo per il Cremlino.
- [Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022] In generale, considero questa una guerra di Putin, non una guerra della Russia. Per me è chiaro che questo non è un conflitto che ha un sostegno maggioritario e di massa nel paese. Considerando quanto è brutale il regime, penso sia notevole che ci siano ancora russi disposti a protestare, ad aiutare i servizi segreti ucraini, ad attaccare scambi ferroviari o uffici di reclutamento. Insomma, ci sono persone disposte a sabotare il loro stesso paese perché pensano che la guerra sia sbagliata.
- Trovo sorprendente che molte persone ritengano che la Russia abbia una sorta di magico potere di controllo mentale, che chiunque da, Trump e Orban in giù, sia manipolato dal Cremlino. Non è questo il caso. Quello che fanno i russi è sfruttare le opportunità. È un problema reale, ma non significa la Russia sia in grado di decidere le nostre politiche. I russi hanno cercato di influenzare le elezioni in occidente, ma con un'incredibile mancanza di successo.
- I russi prendono le divisioni che esistono già, la presenza di populisti, separatisti o qualsiasi altra, e fanno del loro meglio per esacerbarle, per radicalizzare gli individui. La Russia dà visibilità alla Lega in Italia, incoraggia i separatisti in Catalogna o Scozia, ma in sostanza tutto ciò che può fare è sfruttare le opportunità che noi gli diamo.
Da Perché è da escludere un intervento della NATO in Ucraina: l'analisi dell'esperto di guerra di Putin
Intervista di Riccardo Amati, fanpage.it, 13 marzo 2024.
- In realtà la Russia non ha buone opzioni, che non siano potenzialmente autolesioniste, per controbattere alla presenza di addestratori e assistenti Nato in Ucraina. Far finta di niente è in realtà nell'interesse di tutti. Del Cremlino come della Nato.
- Dal punto di vista strettamente militare, [i russi] non hanno molte opzioni di contrapposizione o rappresaglia [contro la NATO]. Non sono certo in grado di poter invadere territori della Nato, tanto per cominciare. Il 97% delle loro truppe di terra sono attualmente schierate contro le forze ucraine. Quindi, in teoria, potremmo vedere tutt'al più attacchi aerei o missilistici oltre confine, diretti contro i Paesi dell'Alleanza. Ma qualsiasi azione — anche di questo tipo — distrarrebbe risorse dalle operazioni sull'attuale teatro di guerra. Con conseguenze potenzialmente pericolose per le sorti russe.
- Sono sicuro che gli ucraini sarebbero ben contenti se Macron gli mandasse la Legione straniera. Ma ovviamente non lo farà. E il bluff rimane più o meno coperto, nella mano che sta giocando.
- Macron prova a mettere in imbarazzo i tedeschi perché cerca di diventare la figura dominante nella politica europea. Ma anche, cosa probabilmente più importante, il clamore delle sue affermazioni gli permette di puntare un faro sulla Le Pen e sul resto dell'opposizione di estrema destra, in un momento in cui si trova ad affrontare notevoli sfide. In pratica, ha detto alla Le Pen: "Io sono disposto ad affrontare il tema dell'intervento diretto contro la Russia, tu cosa sei disposta a fare? O semplicemente non vuoi parlarne perché resti sempre un amica di Putin"?
- Abbiamo fatto affidamento su due cose. La prima è l'assenza di ogni tipo di minaccia proveniente dall'Est. L'altra è che potevamo sempre contare sullo Zio Sam, perché si prendesse cura di noi. Ora, entrambi i fattori vengono messi in discussione. E quindi, penso che sia assolutamente logico che i Paesi europei siano molto più seri riguardo alla loro difesa. E per difesa non intendo solo il settore strettamente militare. Ma anche il controspionaggio e tutto ciò che oggi si può utilizzare per difendersi dai diversi tipi di attacco.
Intervista di Antonello Guerrera, repubblica.it, 21 marzo 2024.
- [Sulle elezioni presidenziali in Russia del 2024] Sono rimasto stupito da quanto le elezioni siano state pesantemente truccate. Certo, un gran numero di russi sostiene il presidente. Ma i sondaggi prima del voto davano Putin avanti con una forbice del 55-65%, non di quasi il 90%, come poi è stato. L'audience dei talk show politici e dei programmi di informazione in Russia è in netto declino. Ai funerali di Navalny sono arrivate così tante persone che stavolta non hanno potuto arrestarle tutte. Il 40% del budget del Paese dedicato alla Difesa presto inizierà a mordere il welfare e lo stile di vita di molti, nonostante i dati del Pil siano buoni. Il movimento di mogli e madri dei soldati contro la guerra sta crescendo. Insomma, c'è una ampia fetta di popolazione silenziosa che non sostiene il presidente. Le elezioni sono state una enorme lozh', bugia in russo. Un messaggio esplicito di potere, da parte di Putin, che sottolinea come la Russia stia diventando sempre più una nuova Unione Sovietica, destinata a un logoro autoritarismo.
- [...] Navalny è stato punito con la morte proprio perché il suo consenso aveva iniziato ad attecchire al di fuori della classe media moscovita.
- In passato [Putin] ha pensato più volte di dimettersi. Ora non può farlo perché, in un Paese senza rule of law come la Russia, se lasciasse il potere, rischierebbe grosso. Quindi deve rimanere dietro la scrivania, almeno fino a quando non potrà cantare vittoria agli occhi del Paese o imporsi in eventuali negoziati di pace.
- Putin non vuole una guerra contro la Nato. Sa che la perderebbe. I russi non sono nemmeno in grado di condurre una gigantesca offensiva di terra in Ucraina, a parte piccole conquiste non decisive.
- [...] il sogno di Putin ora sarebbe un referendum sull'indipendenza in Scozia, per spaccare il Regno Unito.
- I russi sono terrorizzati da uno come Trump. Perché è molto più imprevedibile di Biden. Ero in Russia quando nel 2017 gli americani bombardarono la Siria con i missili cruise. I russi andarono nel panico e non sapevano come reagire.
Intervista di Martina Piumatti, ilgiornale.it, 5 aprile 2024.
- Con cosa Putin potrebbe attaccare la Nato e perché dovrebbe? Ha già chiarito che considera l'Ucraina orientale legittimamente russa, ma non ha mai fatto seriamente alcuna rivendicazione territoriale, ad esempio, sulla Finlandia o sull'Estonia. Chiunque dica che Putin rappresenta una minaccia imminente per l'Alleanza deve spiegare come e perché. Anche i falchi in Occidente lo considerano come una probabilità solo diversi anni dopo la fine della guerra in Ucraina. E, quindi, come qualcosa di ancora molto lontano.
- [«Quale sarà l'impatto dell'attentato al Crocus sulla leadership di Putin?»] L'ha minata e continuerà a minarla, tanto più che se l'alert sul rischio attentati non è stato ascoltato è perché Putin non si è fidato degli americani. Una volta, Putin traeva legittimità dalla sua capacità di offrire ai russi una qualità di vita in costante miglioramento. Ora, che non è più così, sta puntando sulla sua immagine di uomo forte difensore della madrepatria. Oggi, però, i russi sono preoccupati. La legittimazione come duro non funziona più quando sei un settantenne che non ha risposte reali alle sfide di oggi.
- Putin rappresenta una pericolo esistenziale per un'Ucraina sovrana e indipendente e una sfida politica per l'Occidente, ma gli obiettivi e la strategia della Russia sono razionali, anche se mostruosi. La minaccia terroristica è meno grave e immediata, ma anche imprevedibile.
Intervista di RSI, rsi.ch, 23 giugno 2024.
- [Su Evgenij Prigožin] Penso che la sua eredità sia, prima di tutto, l'immagine di un momento di fragilità del regime di Putin. In quel momento è inciampato, e tutti lo hanno visto inciampare. E anche se da allora ha recuperato parte della sua forza, tuttavia, soprattutto all'interno dell'élite, c'è una sensazione diffusa che Putin non sia più il Putin degli anni passati.
- [Sulla ribellione del Gruppo Wagner] Prigozhin non stava cercando di destituire Putin o cose simili. Quello che stava cercando di fare era convincere Putin, con una dimostrazione di forza, a sostenerlo contro il suo principale rivale, il ministro della Difesa di allora, Sergej Shoigu. E l'impresa è assolutamente fallita.
- Prigozhin è venerato, prima di tutto, come figura che ha osato dire la verità e in una società autoritaria di controllo dell'informazione come la Russia. Questo è davvero importante. Questo è uno dei motivi per cui, quando Wagner ha conquistato la città di Rostov sul Don, c'era gente che usciva e si scattava dei selfie con lui e i suoi mercenari. Come se ci fosse la sensazione che finalmente qualcuno fosse disposto a dire le cose come stanno realmente.
- [«Che fine ha fatto il suo impero commerciale-finanziario? Le fabbriche di Troll, gli immobili, le milizie in giro per il mondo, le miniere africane di sua proprietà...»] Beh, questo è interessante perché è un classico esempio di ciò che accade in Russia, dove la vera moneta che conta non è il rublo, ma il favore politico. Parte del suo impero commerciale è rimasto nelle mani della sua famiglia. Le attività immobiliari, di marketing e comunicazione. Invece le attività più importanti dal punto di vista strategico, ora le controlla lo Stato russo o alcuni rivali predatori che si sono mossi per accaparrarsele. Infatti i combattenti di Wagner in Russia e Bielorussia, sono stati in gran parte rilevati dall'esercito regolare. Le sue attività in Africa sono state rilevate da un'organizzazione nota come Afrika Corps, che è essenzialmente gestita dal Cremlino, molto più direttamente attraverso l'intelligence militare. La maggior parte delle fabbriche di troll - che inondano di propaganda i media sociali - sono state chiuse. Ma i troll stessi sono stati rapidamente assunti, in alcuni casi dalle agenzie di intelligence, in altri da altre figure mediatiche affiliate al Cremlino. Quindi quello che abbiamo visto è che persone legate al Cremlino hanno raccolto gli elementi veramente importanti, politicamente rilevanti, dell'impero commerciale di Prigozhin.
Intervista di Roberto Vivadelli, Insideover.com, 22 luglio 2024.
- [Su Evgenij Prigožin] Era chiaramente un imprenditore molto abile, un vero e proprio affarista, ma aveva anche una particolare comprensione dell'ambiente commerciale della Russia post-sovietica, in cui la violenza rimane una tattica commerciale e, soprattutto, le connessioni politiche sono vitali
- L'intento originario [del gruppo Wagner] era quello di utilizzare una compagnia militare privata sponsorizzata dallo Stato come strumento di negazione all'estero, per molti versi proprio come Wagner finì poi per fare in Africa. Tuttavia, l'idea è stata superata dagli eventi e la prima missione per la quale è stata utilizzata è stata in Ucraina, non tanto per combattere le forze di Kiev, ma come arma segreta da usare contro quei comandanti ribelli che non erano disposti ad accettare l'autorità di Mosca.
- [«Veniamo alla morte di Prigozhin. Cosa non torna nella versione ufficiale russa?»] Quasi tutto! A parte il fatto che non abbiamo ancora visto la dettagliata perizia che ci era stata promessa, l'ipotesi di Putin è che Prigozhin e i suoi fossero ubriachi, forse drogati, e giocassero con le bombe a mano. Si tratta di un'ipotesi ridicola, anche perché Prigozhin notoriamente insisteva sul fatto che non ci fossero alcolici sui suoi voli, in quanto li considerava un'occasione di lavoro. Come spesso accade per il Cremlino, si tratta di un resoconto deliberatamente inverosimile, un modo per dire "siamo stati noi" senza doverlo dichiarare.
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