Marcello Dudovich

pubblicitario e pittore italiano (1878-1962)

Marcello Dudovich (1878 – 1962), cartellonista pubblicitario, pittore e illustratore italiano.

Marcello Dudovich con la moglie Elisa Bucci, Venezia, 1910.

Citazioni su Marcello Dudovich

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  • Il cartellone di Dudovich per la Weinhagen ci invita, invece, ad un'osservazione sui tempi narrativi della pubblicità esterna. Infatti, la rappresentazione del gesto galante di Lui che scopre le spalle di Lei al confortevole e complice calore della stufa, ha i tempi dello spot televisivo; la velocizzzazione e frantumazione del racconto è già tutta implicita in questa immagine solo apparentemente «istantanea». (Alberto Abruzzese)
  • Ma si cominciano anche a diversificare gli stili a seconda del prodotto, favorendo, là dove necessario, un disegno più immediato e approssimativo, più domestico, più educatamente triviale. Come dimostra il manifesto di Dudovich per l'Impresa generale affissioni e pubblicità del 1921, l'apparato della comunicazione esterna copre il territorio nazionale in un vasto circuito di gestione municipale. I muri delle strade erano i palinsesti di oggi. Pubblico e merci crescono. Cresce la consapevolezza del mezzo. (Alberto Abruzzese)
  • Ma un tale ambito sa produrre una figura di grande rilievo, perfettamente concorrenziale rispetto ad ogni altro artista «maggiore» dell'epoca. Si tratta del triestino Marcello Dudovich, nato a Trieste nel 1878 (e dunque appena quattro anni prima di Boccioni), ma di carriera per gran parte milanese, svolta presso la casa Ricordi, raccogliendo, anche lui, il testimone di una staffetta ideale dai già menzionati Hohenstein e Metlicovitz.
  • Si veda per esempio, di Dudovich, il manifesto per la Stock del 1904: la figura femminile esibisce uno strascico che sembrerebbe conformarsi ai gonfiori del Liberty; ma nel suo caso le forme assumono anche densità e plasticità, esattamente come in Boccioni, quando sembra riprendere i contorcimenti di Previati.
  • Si vedano alcune delle creazioni che Dudovich esegue per la Rinascente: le carni si rassodano, si rapprendono, consistenti, forti come macchine, debitamente chiaroscurate a blocchi essenziali, precise e calibrate come strumenti di alta precisione. Si ha insomma una perfetta coesistenza tra gli aspetti del costume e i «valori» metafisici di un rilievo quattrocentesco, masaccesco, che è poi il fine ambizioso del miglior Novecento.

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