Leonetta Bentivoglio

giornalista e scrittrice italiana

Leonetta Bentivoglio (1952 – vivente), giornalista e scrittrice italiana.

Citazioni di Leonetta Bentivoglio

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  • [Su Pina Bausch] Aveva una sorta di umiltà quasi sacrale. Una genuina curiosità per l'umano. Una donna eccezionale. A livello personale a me manca moltissimo; è difficile abituarsi allˈidea che non cˈè più. Mi manca il suo sguardo. Aveva quel modo di guardare che sostenere il suo sguardo era una gara anche con te stesso. È lo sguardo delle creature che sembrano iniziate, che conoscono i segreti della vita. Fellini aveva ragione, quando la definì "una monaca sui pattini a rotelle, un volto da regina in esilio... da giudice di un tribunale metafisico che allˈimprovviso ti strizza lˈocchio".[1]
  • È una danza, quella cambogiana, di bellezza fastosa.
    Prevalentemente femminile, della femminilità ha la suadenza, la sinuosità, la rotondità del segno. Solenne e fatta di sguardi fissi, diversa dalla più rapida e scattosa danza indiana, per certi versi simile alla tailandese, ha una sua grazia infinita, alimentata da una musica e da un canto (femminile anch'esso) cullanti come lusinghe ipnotiche. Sontuosa nell'apparato dei costumi e accessori, stoffe intessute d'oro, copricapo dorati che svettano a torre, è apparentemente morbida, lontana dalle tensioni plateali e dalle sfide antigravitazionali del balletto occidentale. Cerca invece il suolo: tanto nei battiti lievi dei piedi nudi a terra quanto nel senso di attrazione verso il basso ispirato dal modo di tenere le gambe, con le ginocchia sempre un po' piegate. Forse più di ogni altra danza al mondo, la cambogiana esalta il movimento delle mani, mobilissime, parlanti. Mani come creature a parte, come fiori, pesci, uccelli.[2]
  • [Su Genesi: La creazione e il diluvio] Fuori da sofisticazioni e spettacolarità pirotecniche, il più sospinto dalla religiosità tra i registi di cinema vuole puntare all'essenza: nei costumi ruvidi approntati da Enrico Sabbatini per berberi ingaggiati come attori d'occasione, nell'Arca costruita dallo scenografo Paolo Biagetti e vista come una stalla povera e odorosa, nell'atmosfera che attinge alla memoria visiva "del Giotto della Cappella degli Scrovegni", come segnala Olmi.[3]
  1. Citato in Miriam Larocca, Pina e io: Leonetta Bentivoglio racconta Pina Bausch e la sua "genuina curiosità per lˈumano", recensito.net, 21 settembre 2015.
  2. Da Il fascino misterioso delle danze khmer, repubblica.it, 12 luglio 1997.
  3. Da Da Adamo al vecchio Noè la Genesi secondo Olmi, repubblica.it, 1º settembre 1994.

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