Benito Jacovitti
fumettista italiano (1923-1997)
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Benito Franco Giuseppe Jacovitti (1923 – 1997), fumettista italiano.
Citazioni di Benito Jacovitti
modifica- Siamo nella seconda metà del secolo scorso e le vicende del nostro si svolgono nel leggendario far west. Arizona? Texas? Colorado? Fate voi, ragazzi. L'essenziale è che sia far west! (dall'incipit di Cocco Bill fa sette più)
- Qualcuno brontolò perché, per esempio nelle storie western, c'era qualche ammazzamento. Ma sarà violenza quella in cui il morto fa un paio di capriole, entra nella cassa e cammina per il cimitero con mani e piedi che gli escono dai legni?[1]
Dall'intervista di Carlo Galeotti, Eja, Eja, baccala!, Roma, 2 febbraio 1995
- Io sono un clown, un pagliaccio. Sono orgoglioso di essere un pagliaccio. Sono un matto.
- Ero caduto in un braciere e mi ero bruciato le braccia. Ebbene fui curato da alcune donne, delle specie di fattucchiere, con la piscia mista a terra messa sulle scottature. E... guarii!
- A Termoli c'era poi il problema dell'acqua. Arrivava col treno. Un barilotto per lavarsi costava 20 centesimi. Molti bambini morivano perché si utilizzava quest'acqua che doveva servire per lavarsi e costava di meno.
- È un vero peccato i pennini e l'inchiostro di china non sono più buoni come quelli di una volta. L'inchiostro è più chiaro. [rammaricato, indicando le boccette che ha sul tavolo] Anche la carta non è quella di una volta. Fa schizzare l'inchiostro.
- Mio padre era fascista ma non aderì alla repubblica di Salò. E poi va ricordato un episodio: nel periodo delle persecuzioni razziali, avvertì alcune famiglie ebree e che scapparono e si salvarono. Per quanto mi riguarda, nel periodo in cui vissi nascosto a Firenze feci due strisce satiriche proprio sul fascismo.
- A sette anni avevo disegnato il trasvolatore Italo Balbo, un vero eroe di quei tempi, con al posto dei fasci, nelle mostrine della divisa, due falci e martello. Mio padre, che non s'era accorto del pasticcio, portò alla casa del fascio il disegno. Certamente non fu ben accolto. Ma quella volta non ci furono conseguenze.
- Per non rimanere indietro col lavoro ho saltato qualche adunata del sabato fascista. Insieme ad altri, i fascisti ci portarono in una stanza e ci picchiarono di santa ragione.
- Mi arrivarono, questa volta, perfino delle telefonate minatorie. Sfottevo il movimento studentesco: "Raglia, raglia giovane itaglia", era una delle battute che fece imbestialire più di un lettore.
- Non amo la satira che fa sghignazzare. Amo l'umorismo che fa ridere, e deve far ridere tutti. Non mi piacciono le vignette fatte di scarabocchi che basano tutto sulla battuta.
- Ho inventato anche delle espressioni similonomatopeiche diverse da quelle delle strisce americane: gulp, sob, sdeng. Per uno schiaffone io metto: Schiaffffon. Oppure: Cazzotttton.
- Tocca a tutti. Mi fa sorridere il fatto che debbano morire anche quelli che hanno molti miliardi.
- A sei anni gli scrissi una lettera. "Caro duce io mi chiamo come te. Quando tu morirai – gli dissi – io prenderò il tuo posto". Mi rispose: "Stai tranquillo, io vivrò a lungo".
Dall'intervista di Vincenzo Mollica, Jacovitti, Rai.it
- La signora Carlo Magno, una super woman creata nel '41 che mi ricorda mia nonna, buonanima, che era una vecchia terribile. Girava con una stampella e un giorno l'ha rotta sulla schiena di un malintenzionato, con forza. Questa vecchia nonna, molto dura anche con noi, che ne avevamo paura, mi ha ispirato[...] per fare una caricatura al Superman che c'era già in quegli anni.
- Cosare è tutto, oggi: dalle tangenti, alla mafia, alla ndrangheta, la sacra rota… come si chiama quella delle puglie... La volgarità, l'incomprensione, l'inimicizia, l'odio che c'è tra le persone... Tutte le cose che vorrei io: che il mondo fosse più tranquillo. Quindi: vietato cosare.
- Il fumetto è rimasto solo per pochi amatori, ma può sopravvivere se cambia il gusto e la tecnica, perché oggi i fumetti si possono fare in gruppo, uno fa le matite...
- Io ho sempre fatto tutto da solo: testi, disegni... L'unica persona che mi aiuta è un certo Castellari che, da trentasette anni, mi dà i colori, io metto i numerini da uno a venticinque, lui li conosce a memoria [...] per me colorare è una perdita di tempo, e lui è bravo.
- In quegli anni in Italia siamo capitati in piena Svezia senza avere una adeguata educazione sessuale. Oscenità sulle televisioni private, nelle edicole... albetti pornografici su Biancaneve, Cappuccetto Rosso... e io prendevo in giro il sesso facendo per esempio gli uomini col pene a forma di rubinetto, le donne con tre seni...
- Da sinistra ci sono state delle persone che hanno scritto a Linus dandomi del fascista, quelli di estrema destra mi hanno telefonato minacciandomi di morte. A loro ho detto che mi chiamo Benito: "Eia eia alala...".
- A me dà fastidio la folla, non ho mai visto una partita di calcio per non stare in mezzo alla folla, non vado mai in tram perché la gente ti sta addosso. Sono solitario. Gli umoristi sono o tristi, o solitari, o matti. Io sono tutte e tre le cose, un clown [...] Il mio umorismo è basato sull'assurdo, anche se ho dei riferimenti ad un'epoca precisa, gli anni Trenta: i vestiti, i costumi, le automobili di Ridolini, gli aerei tozzi. E poi sembrava che tutto funzionasse meglio, la posta arrivava il giorno dopo... Ma forse perché ero ragazzo e quando si è ragazzi si è più felici.
- Non so raccontare e un vignettista non può ripetersi, io devo fare ogni giorno una battuta nuova. I comici dicono la barzelletta per sei mesi, io non mi ricordo...
- Una battuta ha bisogno del disegno, a volte può essere anche muta.
- Io a sessantanove anni mi vedo sempre uguale allo specchio, come a sedici anni. Sono gli altri che mi vedono con i capelli bianchi...
Citazioni su Benito Jacovitti
modifica- Con Jacovitti qualsiasi ambiente, qualsiasi genere, qualsiasi mondo diventa il suo mondo, assurdo, folle e geniale nel quale tutti i personaggi sono costretti a rispettare delle fantastiche non regole. Al di là dello specchio jacovittesco non c'è un paese delle meraviglie, ma un universo in cui tutto ciò che regola il nostro rapporto con la realtà viene messo in discussione. (Luca Raffaelli)
- I critici d'arte si vergognano di dire che Jacovitti era un genio, che ha operato una grande rivoluzione con il suo modo surreale di disegnare il vero, che questo maestro del fumetto va studiato esattamente come va studiato Picasso. (Vincenzo Mollica)
- Intervistare Benito Jacovitti è come intervistare la nostra adolescenza, o meglio ancora quella parte del nostro cervello dove vivono le risate. (Vincenzo Mollica)
- Per il resto l'oblio assoluto, nella migliore libreria non c'era niente di Jacovitti, neppure i libri più recenti. Eppure tutti conoscono Jacovitti almeno di fama, non solo a Termoli, ma in tutta Italia e in gran parte di Europa e oltre. (Massimo Bonfatti)
Note
modifica- ↑ Dall'intervista di Cesare Medail Bentornato Jacovitti, estremista di centro, Corriere della sera, 22 novembre 1992, p. 8.
Voci correlate
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