Il Vittorioso

rivista settimanale italiana di fumetti

Citazioni su Il Vittorioso, rivista italiana a fumetti del passato.

  • Anche se leggevo e rileggevo i "classici" comics americani che G.L. Bonelli aveva religiosamente raccolto (da "Mandrake" a "Topolino", da "Flash Gordon" a "L'Uomo Mascherato" e "Cino e Franco"), io facevo il tifo per "Il Vittorioso", un settimanale tutto italiano, pubblicato a Roma dalla società editrice A.V.E. sin dal 1937. Si trattava di una rivista di poche pagine (come si usava a quei tempi), ma di grande formato, che, pur non facendo segreto dei suoi intenti pedagogici, affrontava tutti i temi dell'Avventura. (Sergio Bonelli)
  • I primi cinquanta numeri della pubblicazione (fatta eccezione per le presenze di Franco Caprioli e del simpatico "Zoo parlante" di Sebastiano Craveri), erano poco più che dilettanteschi; nell'anno seguente, però, l'arrivo – lasciatemelo dire – di G.L. Bonelli aggiunse un evidente tocco professionale: grazie ai suoi soggetti e ai disegni della sua "squadra", che comprendeva Antonio Canale, Raffaele Paparella, Walter Molino, Franco Chiletto e molti altri ancora il livello medio qualitativo della testata si alzò sensibilmente. Insomma, la mia spasmodica, settimanale attesa del nuovo numero de "Il Vittorioso", sulle cui pagine (con mio enorme orgoglio) campeggiava la firma e anche lo spirito avventuroso del mio illustre genitore, era ricompensata da irresistibili vicende ambientate nel West americano, nel cuore dell'Africa, sui mari dei Caraibi, nelle giungle indiane... (Sergio Bonelli)
  • L'Azione Cattolica, preoccupata dal successo presso i ragazzi riscosso negli anni Trenta da varie testate di fumetti giudicati troppo "laici", fondò nel 1937 – tramite la sua Anonima Veritas Editrice, la romana A.V.E. – un proprio giornale, intitolato "Il Vittorioso", che avrebbe proposto nelle sue storie i valori, per l'appunto, cattolici. Il settimanale ebbe un indubbio successo (non ingiustificato, ma questa è un'altra storia) e fra i suoi lettori veniva disinvoltamente definito "il Vitt", per cui anche in via ufficiale tutto ciò che era collegato con esso veniva ricondotto a tale espressione. Sicché, quando "Il Vittorioso" decise di varare quel suo ausilio parascolastico, venne del tutto naturale chiamarlo linearmente null'altro che "Diario Vitt". (Gianni Brunoro)

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