Il ladro (film 1956)
film del 1956 diretto da Alfred Hitchcock
Il ladro
Titolo originale |
The Wrong Man |
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Lingua originale | inglese |
Paese | Stati Uniti d'America |
Anno | 1956 |
Genere | drammatico |
Regia | Alfred Hitchcock |
Soggetto | Maxwell Anderson |
Sceneggiatura | Maxwell Anderson, Angus MacPhail |
Produttore | Alfred Hitchcock |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Il ladro, film statunitense del 1956 con Henry Fonda e Vera Miles, regia di Alfred Hitchcock.
Dialoghi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Rose: Fai le parole crociate?
Manny: No, è un giochetto che mi diverte. Scelgo i vincitori delle corse in programma e scrivo a fianco le scommesse che farei. Il giorno dopo calcolo quanto avrei perso o vinto.
Rose: Non sapevo che ti piacessero i cavalli.
Manny: È l'aritmetica che mi piace, cara. Ho lo spirito del musicista e come tutti i musicisti sono affascinato dalla matematica. Non siamo ricchi ma facciamo pronostici.
Rose: Sarebbe bello se riuscissi a vincere trecento dollari.
Manny: So per esperienza che debbo pagare ciò che mi serve. Non vincerò quella somma, la prenderò in prestito. - Bob: Dici che suonavo bene?
Manny: Certamente. Ma per nessuna ragione devi perdere il ritmo. È stupido sgobbare per poi rinunciare. - Manny: Io sono assolutamente innocente.
Bowers: Non possiamo credervi così sulla parola, vedete, dobbiamo indagare su di voi prima di rimandarvi a casa.
Manny: Indagare cosa?
Bowers: Sono delle semplici formalità. Ma voglio dirvi una cosa: se uno è innocente non ha di che preoccuparsi, solo chi ha commesso cattive azioni deve aver paura.
Citazioni su Il ladro
modifica- Dietro lo sguardo probo di Henry Fonda si agitano i fantasmi della sua micidiale esperienza, una specie di incubo a occhi aperti che ha polverizzato in poche battute tutti i dogmi dei diritti civili. (Jacques Lourcelles)
- È un film insolito per Hitchcock, austero nello stile e malinconico nel tono, con un finale lieto solo formalmente [...]. Grazie anche alla splendida interpretazione di Fonda e di Vera Miles (la moglie che crolla sotto i colpi del destino), Il ladro si trasforma in un apologo quasi bressoniano sulla paura inconscia di vivere, segnata dal peccato e dalla predestinazione alla colpa. (Il Mereghetti)
- Hitchcock ha reso impossibile l'identificazione dello spettatore con il protagonista del dramma, relegandoci al ruolo di testimoni. Siamo accanto a Fonda, steso nella sua cella, assieme a lui, in automobile e per le strade, ma non siamo mai al suo posto e questo, nel cinema di Hitchcock, è un'innovazione, perché la suspense dei suoi film precedenti era fondata appunto sull'identificazione. Hitchcock ha voluto in questa occasione far provare al pubblico uno choc di tipo diverso e più raro del famoso brivido abituale. (François Truffaut)
- Il ladro esemplifica bene il modello del mondo hitchcockiano: un incubo kafkiano fondato sull'errore o sul gioco di identità, nel quale ogni protesta è inutile perché in quel mondo si è ciò che gli altri credono che noi siamo. Il che, in altre, parole, significa che non esiste un sistema personale di vita, un mondo familiare che ci siamo bene o male costruiti attorno con l'intento di avere sempre vicino a noi dei punti di riferimento che ci consentano di non precipitare nell'incertezza. (Franco La Polla)
- Poco amato dagli hitchcockiani "puri" – e dallo stesso regista a causa degli errori di costruzione drammatica, dovuti alla deliberata fedeltà ai fatti; inoltre non ebbe successo di pubblico –, è un cupo, austero apologo sui temi del falso colpevole, del doppio e dell'inconscia paura di vivere. Frutto di una visione cristiana del mondo, fondato sul peccato originale [...]. H. Fonda, così neutro, è perfetto, ma V. Miles non gli è inferiore. (il Morandini)
- Un film kafkiano che partorisce un film cristiano, riassunto commovente e senza dubbio rovesciato della storia spirituale del 20° secolo. (Jacques Lourcelles)