Gaetano Donizetti

compositore italiano
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Domenico Gaetano Maria Donizetti (1797 – 1848), compositore italiano.

Ritratto di Gaetano Donizetti (G. Rillosi)

Citazioni di Gaetano Donizetti

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  • Voglio amore, che senza questo i soggetti sono freddi, e amor violento.[1]

Il campanello

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  • [...] ha il mal della podagra | che unito alla chiragra | penare assai la fa. (Enrleo, p. 24)

Citazioni su Gaetano Donizetti

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  • A Donizetti genio non mancò: ma della sua maniera basta dire, che la fame, questa potenza ben superiore all'amore dell'arte, gli faceva scrivere le opere nello spazio di un mese o di quindici giorni, cosicché morendo nell'età di cinquanta anni o a dir meglio di quarantotto[2], ci lasciò la bellezza di un centinaio di opere divisibili in tante schiere capitanate da cinque (cosidetti) capolavori. (Filippo Clementi)
  • Donizetti fu detto l'Ovidio della musica, per la sua fecondità e per la sua vena creatrice veramente straordinaria. (Giovanni Masutto)
  • In barba a tutti quei messeri, onde si compongono le Accademie, i Licei, i Conservatorii ed altri Tribunali presuntuosi ed inappellabili della scienza musicale, in barba a tutti quei messeri e ai loro decreti, non è punto vero che il Rossini sia stato tanto di sopra del Donizetti, non è vero: questi fu più eclettico, più comprensivo, più universale di quello e, per conseguenza, se non più grande di lui, almeno grande quanto lui. (Raffaello Giovagnoli)
  • In tutti gli spartiti di Donizetti c'è qualche melodia d'una potenza così espressiva, di così grande bellezza che solo è paragonabile al canto eterno in cui gli uomini riconoscono nel dolore e nella speranza la voce delle loro anime. Tali sono le melodie: «Spirto gentil», «Regnava nel silenzio», «Una furtiva lagrima», «Convien partir», «A consolarmi affrettati», «Verranno a te sull'aure», «Tu che a Dio spiegasti l'ali», dove è veramente contenuta la trepida esultanza dell'amore o espresso il singhiozzo d'un cuore dolorante. Nelle musiche di vita o di morte, egli ha trovato gli accenti che rivelavano l'umanità a se stessa.
  • Per l'immaginazione volgare egli non fu che un libertino perpetuamente attaccato alle donne, un gaudente che ebbe la vita seminata di rose. Per i critici un artista incosciente, che componeva senza criterio e senza filosofia, le cui opere sono piene di mende e di scorrettezze. E invece la sua vita fu incessantemente operosa, dominata da una passione divorante per l'arte, e la sua musica è, ne' suoi capolavori, d'una eleganza raffinata, elaborata con il gusto di un classico, e d'una rara potenza emotiva.
  • Quando il povero Bellini morì, Donizetti sentì come pochi la tristezza di quel destino spezzato a cui la buona ventura, ben meritata da tanto genio, era stata ineguale compenso a un'esistenza troppo breve, e pianse l'amico. Compose poi un lamento, una sinfonia funebre e sempre onorò la memoria di colui del quale aveva sentito la grandezza. Giustamente poteva dire: «Io sono quello che ha scritto di più per quel povero amico».
  • Egli aveva da natura sortito in altissimo grado il dono dell'improvviso. Una penna, un brano di carta qualunque, e scriveva .... e quanto scriveva, suonava all'istante o cantava, fosse in campo aperto, al piè d'un monte, in piacevole brigata, fra l'assordante schiamazzo dei brindisi, dovunque facesse sosta, ovunque gliene saltasse il ticchio.
  • La Lucia[3] è sulle labbra e nel cuore di chiunque senta la vita, di chiunque sappia che cosa sieno amore e passione; è la prediletta delle donne, facili al riso come al pianto, al dolore come alla gioia; è la delizia, il pascolo delle anime innamorate; Donizetti poteva qui dire con Dante... Vedi, son un che piange. Poche opere fruiscono della popolarità della Lucia. Gli è un plettro, un liuto che manda suoni troppo soavi, perché non c’invada i sensi un’ebbrezza celeste. A Parigi Donizetti adattolla alle scene francesi e dopo i capi-lavori del cigno di Pesaro[4] non echeggiarono mai sulla Senna applausi sì fervorosi ed iterati.
  • Sempre nuovo ed immaginoso, ora gaio ed or triste, quando severo e sublime, quando tutta eleganza e tutto fiori, ci fa provare il vero incanto della musica, e una non avvi delle Opere sue, dalle più belle alle più leggere, dalle meno alle più fortunate, che non racchiuda un pezzo da potersi propriamente chiamare maraviglioso.
  1. Da Guido Zavadini, Donizetti. Vita, Musiche, Epistolario, Bergamo, 1948, n. 12, 26 marzo 1822, p. 233; citato in William Ashbrook, Gaetano Donizetti, traduzione di Fulvio Lo Presti, EDT srl, 1986, p. 90. ISBN 8870630412
  2. Nei due ultimi di sua vita, poveretto, fu demente o imbecille. [N.d.A.]
  3. L'opera lirica Lucia di Lammermoor.
  4. Gioachino Rossini.

Bibliografia

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Opere teatrali

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Altri progetti

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